Molte volte durante gli ultimi anni abbiamo sentito parlare di problemi riguardanti la riedizione di vecchi titoli, spesso legati all’assenza del codice sorgente degli stessi a causa di problemi niterni alle software house dell’epoca. Chiariamoci, durante gli anni ottanta/novanta era complicato guardare così tanto nel futuro da comprendere la necessità di conservare qualsiasi cosa per monetizzare il tutto attraverso riedizioni specifiche, motivo per cui non troviamo particolarmente strana una simile pratica e una simile serie di problematiche.
Grazie alla poca lungimiranza dell’epoca, in sostanza, al giorno oggi abbiamo problemi come un Final Fantasy VIII Remaster che ci ha messo anni e anni per uscire, non abbiamo mai visto una versione moderna di Parasite Eve, abbiamo visto dei port GBA scandalosi di Sonic The Hedgehog o R-Type mentre sappiamo di aver perso per sempre il codice sorgente di un capolavoro supremo come Bubble Bobble.
Quello che però dovrebbe farci tornare il sorriso è che, con un pizzico di fortuna e tantissimo lavoro, è possibile salvare capra e cavoli con risultate alle volte molto superiori a quelli originariamente previsti. Questa è la storia di come videogiochi come il primo leggendario Diablo è stato salvato dall’oblio e trasformato in un progetto Open Source, tutto grazie al lavoro di un programmatore tanto fortunato quando abile con il suo lavoro.
Da Final Fantasy VIII a Diablo Open Source
Il video, realizzato da Modern Vintage Gamer parte da un’assunto: durante l’ultimo E3 il publisher giapponese Square Enix ha dichiarato di star lavorando a stretto contatto con DotEmu per portare una versione realmente rimasterizzata di Final Fantasy VIII, l’unico capitolo che mancava all’appello tra quelli realizzati in tre dimensioni per un eventuale versione con grafica migliorata. Perché ci hanno messo così tanto, considerando i tempi di rilascio di Final Fantasy VII e Final Fantasy IX?
La risposta è presto data: come raccontato in uno splendido articolo di VG247 sembra che Square Enix avesse qualche problema con il mantenere al sicuro le versioni gold dei propri videogiochi. Il codice sorgente di Final Fantasy VII e Final Fantasy IX, nonostante disponibile in forme parziali, è stato ritrovato e restaurato per la versioni al momento disponibili su console mentre molto molto meno è disponibile per l’ottavo capitolo della fantasia finale.
Cosa si fà in questi casi?
Si applicano tutti i crismi del reverse engineering e si decostruisce un gioco al fine di ottenerne il codice sorgente, ovvero il flusso di esecuzione del programma che andrà poi a girare sulle varie piattaforme del caso. Sembra che DotEmu, per riuscire in questa impresa, si sia alleata con i realizzatori di progetti come Open VIII, ovvero versioni open source del titolo Squaresoft al fine di riuscire nell’impresa e che, con moltissima pazienza, abbia portato a termine il suo compito.
Ci sono casi in cui i lavori necessari sono stati molto minori: Modern Vintage Gamer fà l’esempio di Diablo 1, disponibile in versione open source grazie alla presenza del codice sorgente all’interno di alcune copie della versione Playstation 1 del titolo. Tale codice sorgente è stato estrapolato da una lunga serie di file e ricomposto dal lavoro di una singola persona: così è nato, definito dallo youtuber come il metodo più semplice per potersi approcciare al titolo Blizzard sulle macchine moderne senza dover passare attraverso complicati sistemi di compatbiilità Freeablo.
Queste, e molte, moltissime altre informazioni sono contenute all’interno del video in calce che abbiamo selezionato per voi; buona visione e fateci sapere che ne pensate di simli progetti (o se ne conoscete di simili) nei commenti!