Nel 1987 Hollywood sconvolgeva il mondo proponendo l’immagine di un poliziotto androide con una corazza in titanio e kevlar chiamato RoboCop.
L’agente robotico descritto dal film diretto dal regista cult Paul Verhoeven era un prototipo di un organismo cibernetico dai riflessi sintetici infallibili ed equipaggiato con armi mortali. Un eroe e una vittima e, al contempo, uno spaventoso e implacabile giustiziere. RoboCop, giudicato a posteriori, non era solo un’allucinazione distopica o un filmaccio di azione: l’universo raccontato dalla pellicola ha saputo anticipare il cupo presente dominato dalle intelligenze artificiali e dei robot.
L’essere umano può davvero delegare a delle macchine funzioni delicate come la sorveglianza e la repressione del crimine? L’idea di dotare le forze di polizia di robot umanoidi è stata più volte presa in considerazione nel mondo. Tempo fa, per esempio, anche la polizia di New York aveva presentato un agente robot, presto dismesso per prestazioni insoddisfacenti. Lo stesso è accaduto a Los Angeles.
Tutti questi fallimenti non scoraggiano nuovi esperimenti. Il 16 aprile scorso, per esempio, la polizia reale thailandese ha presentato al mondo l’AI Police Cyborg 1.0, un robot umanoide da impiegare in strada come supporto agli agenti umani. Con un post su Facebook, la polizia del Paese del Sud-est asiatico ha raccontato che il robot è già stato usato su Tonson Road, nel distretto di Muang. Nel post, una fotografia con il cyborg in uniforme da poliziotto, circondato da altri agenti in carne e ossa.
L’AI Police Cyborg 1.0 è stato sviluppato dal settimo comando della Polizia Provinciale, dalla Polizia Provinciale di Nakhon Pathom e dal Comune di Nakhon Nakhon Pathon. Si tratta di un prototipo dotato di una varie di funzionalità avanzate: accesso a telecamere a circuito chiuso nelle vicinanze, droni e telecamere AI a 360° dotate di riconoscimento facciale, analisi comportamentale, rilevamento di armi e avvisi di blacklist.
Sembra che la sua capacità di analisi video sia così avanzata da riuscire a riconoscere comportamenti violenti e a distinguere pistole vere da pistole giocattolo. Il robot sarà usato durante grandi eventi. Ma la paura è che possa essere sfruttato anche in azioni repressive. I thailandesi non ne sembrano entusiasti. Avere a che fare con un agente che mantiene una vigilanza costante e riesce a porsi al di sopra di tutti i vincoli connessi alla privacy e alla gestione degli errori.
Il rischio principale è quello relativo al bias nei dati utilizzati per il suo addestramento. Il Governo thailandese potrebbe averlo programmato per reprimere e spaventare?
This post was published on 27 Aprile 2025 19:53
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