Un singolo post su X sta facendo crollare il mercato: scoppia il caos online

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Un singolo post su X sta facendo crollare il mercato: scoppia il caos online - player.ir

Viviamo in un’era per cui l’effetto farfalla si sente nel giro di pochi secondi: la dimostrazione questo post su X che ha distrutto i mercati in una manciata di minuti.

Il mercato globale è sempre sul chi vive. Il motivo è estremamente semplice: qualunque cosa succeda ormai in qualunque angolo del pianeta Terra può avere effetti globali più o meno evidenti. E anche quello che sembra un’inezia può invece dimostrarsi un elemento dirompente inaspettato.

È quello che è successo una manciata di ore fa con un messaggio affidato al social che una volta era dell’uccellino azzurro e che ha provocato un’altalena sui mercati che ha molto probabilmente aggravato la situazione già volatile e instabile dovuta all’annuncio dei dazi che Trump vuole usare come grimaldello con il resto del mondo. Cerchiamo di ricostruire quello che è successo.

Questo messaggio sui social è stato un terremoto

Quello che il presidente degli Stati Uniti sta cercando di fare è convincere, o costringere, le altre economie mondiali a creare canali privilegiati con gli Stati Uniti per stimolare la produzione locale.

primo piano di trump nello studio ovale
Questo messaggio sui social è stato un terremoto – player.it

Al di là di quelle che possono essere tutte le considerazioni umane, geopolitiche ed economiche che si possono fare su questa enorme operazione di pressione globale, è chiaro che parte dell’agitazione è dovuta proprio al fatto che le informazioni viaggiano in tempo reale e che quindi i mercati salgono e scendono ascoltando i più flebili tremolii.

Questo è quello che è successo. A quanto pare, da una serie di domande e risposte durante Fox News, si sarebbe originata l’idea che l’amministrazione americana stava accarezzando una pausa di 90 giorni per i dazi che invece erano appena partiti.

Questo è bastato a far schizzare alle stelle diversi indici. Il messaggio ha quindi provocato una reazione a catena.

Nel momento però in cui gli stessi alti rappresentanti del governo americano hanno invece smentito che il presidente Trump avesse mai anche solo pensato a una pausa per i dazi, che invece sta cercando di distribuire ovunque nel mondo anche su isole abitate da pinguini anziché da esseri umani, i mercati hanno reagito nell’unico modo in cui conoscono. Il tonfo internazionale è stato clamoroso.

Le tariffe, i dazi quindi, sono lì al posto loro. Contornati tra l’altro da una serie di dichiarazioni che ci danno bene l’idea di quello che è il pensiero che sostiene l’idea che i dazi possano funzionare. A quanto pare infatti il presidente Trump sarebbe per esempio sicuro che un colosso americano come Apple potrebbe tranquillamente costruire i prossimi iPhone in America anziché affidarsi all’estero.

Qualcosa che sarebbe possibile se non si tenesse in considerazione il fatto che un conto è l’assemblaggio dei pezzi e un conto è la loro produzione.

Gli stabilimenti che possono essere rintracciati, costruiti o riconvertiti negli Stati Uniti impiegherebbero infatti anni per essere trasformati in impianti di produzione. Sempre ammesso che gli americani, pur di comprare americano, fossero disposti a pagare il loro cellulare tre volte il prezzo che già pagano.