Luce e gas di nuovo alle stelle con l’impennata del costo all’ingrosso dell’energia. Colpite soprattutto le famiglie che hanno alcuni operatori.
Bisogna guardare al PUN e al PSV. Si tratta dei due indicatori chiave per il prezzo di luce e gas. Il PUN è il prezzo unico nazionale e il PSV il punto di scambio virtuale: i riferimenti per comprendere il costo dell’elettricità e del gas all’ingrosso per l’Italia. E le percentuali sono in costante aumentano. Quando sale il prezzo all’ingrosso sale anche, ma non sempre in modo proporzionale, il costo delle bollette delle famiglie e delle imprese.
Il PUN è per esempio aumentato del 72% rispetto a febbraio 2024. Invece il PSV segna addirittura un + 91%. La causa? La crescita dei costi delle materie prime e le confuse dinamiche geopolitiche. E come diretta conseguenza, per una famiglia tipo con un consumo annuo medio di 2.700 kWh e 3 kW di potenza, la spesa per l’elettricità è aumentata del 24% rispetto al 2024. Parlando dl gas l’aumento è quasi del 30%.
Già si stima che nel 2025 le famiglie italiane spenderanno in media poco meno di 3.000 euro all’anno per luce e gas. Quindi un +13-14% rispetto al 2024. A soffrire maggiormente degli aumenti saranno coloro che hanno scelto tariffe indicizzate.
Per tariffe indicizzate si intendono quelle applicate dagli operatori che offrono fornitura con prezzo legato direttamente all’andamento dei prezzi sui mercati all’ingrosso. Di conseguenza, le tariffe possono variare mensilmente o trimestralmente, in base all’oscillazione degli indicatori di riferimento.
Questi specifici aumenti dipendono dal fatto che i prezzi all’ingrosso sono aumentati, come è successo a febbraio 2025. E quando ciò avviene, salgono subito anche le tariffe per tutti gli utenti indicizzati. Il problema reale, in questi casi, è che non esiste un tetto massimo garantito per il costo. Perciò le famiglie non possono nemmeno capire quanto potranno spendere in media nei prossimi mesi.
Conoscere l’andamento degli indici PUN e PSV conta poi relativamente, dato che l’aumento di questi valori non corrisponde fedelmente all’incremento della spesa in bolletta. Nelle fatture agli utenti sono infatti previste altre voci (la gestione del contatore, gli oneri di sistema, eccetera). Di conseguenza, il prezzo finale varia da operatore a operatore. Di certo, gli utenti che hanno scelto la tariffa fissa saranno agevolati.
Chi ha scelto le bollette indicizzate lo ha fatto sperando che dopo la pandemia i prezzi del mercato all’ingrosso sarebbero scesi. Il perdurare della guerra in Ucraina, l’ascesa di Trump e l’inflazione in area UE hanno tuttavia reso le tariffe variabili ancora meno convenienti rispetto alle tariffe a prezzo fisso.
This post was published on 2 Aprile 2025 6:57
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