Ancora problemi per Google: ci sono due cause che potrebbero smontare, un pezzo dopo l’altro, ecosistema del robottino verde.
Non c’è pace per Google. Accanto alle critiche che ancora continuano per il modo in cui i risultati delle ricerche online sono diventati una giungla di disinformazione, con l’arrivo dell’intelligenza artificiale e con la spinta data ai risultati di reddit, si uniscono ora nuove accuse di monopolio e le richieste sono anche andate ben oltre la semplice multa.
Qualcuno è infatti intenzionato a chiedere che la società della grande G abbandoni la proprietà del suo browser ma non solo. Che cosa può succedere nei fatti? E da dove scaturiscono le accuse?
Ha fatto il giro del mondo la richiesta che il Dipartimento di giustizia americano ha ufficialmente fatto al colosso della grande G. Tutto deriva da una causa antitrust portata proprio avanti dal Dipartimento.
Tra le molte richieste che dovrebbero servire a riequilibrare la situazione in cui Google, questa è la tesi dell’accusa, si muove ora come unico attore, quella di vendere la divisione che si occupa di Chrome, il browser, e la trasformazione, un po’ in linea con quello che è già successo per Apple, in opzionali e non obbligatorie delle app che invece di solito troviamo sempre preinstallate ogni volta che si acquista un device su cui è montato Android.
Gli sviluppatori dei sistemi operativi potrebbero quindi avere la libertà di scegliere quali servizi offrire ai propri utenti e quali no. Una situazione che potrebbe migliorare per esempio il panorama di tutte quelle società che creano il proprio sistema operativo a partire da Android ma i cui utenti si trovano poi con doppioni di tutte le principali app, dall’orologio alla gestione dei file.
A questo attacco sul nativo suolo americano, si aggiunge ora la class action che si sta muovendo nel Regno Unito. Anche in questo caso l’accusa riguarda il monopolio de facto. E anche in questo caso le accuse vanno a sottolineare come i produttori di smartphone con sistema operativo Android sarebbero stati costretti a integrare le app proprietarie di Google all’interno dei propri sistemi operativi.
Lo scopo della class ation, come dell’attività del Dipartimento di giustizia americano, dovrebbe essere quello di aprire il mercato e di promuovere una concorrenza più sana. Google, che respinge al mittente le accuse di monopolio e per bocca dei suoi rappresentanti britannici ricorda che le persone scelgono il suo sistema operativo e i suoi prodotti perché sono validi non perché non ci siano alternative, rischia di dover pagare più di 8 miliardi di euro di multa se dovesse risultare che effettivamente le sue attività e il modo in cui propone i suoi prodotti e servizi ledono l’apertura e la concorrenza.
This post was published on 28 Novembre 2024 14:56
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