Un avvenimento assai strano e per certi versi scabroso ha coinvolto Google e la sua intelligenza artificiale: partono le indagini.
Le intelligenze artificiali rappresentano sicuramente la tecnologia che più di tutte negli anni recenti ha cambiato il modo di svolgere diversi lavori online: i principali colossi del mondo tech, non a caso, hanno subito adottato le IA per invogliare gli utenti a utilizzare i loro servizi principali introducendo nuove feature in grado di automatizzare una serie di processi proprio grazie all’intelligenza artificiale.
Il fatto che le IA abbiano migliorato e di gran lunga la qualità della vita in diversi settori del lavoro e che continuerà a farlo è indubbio, ma sta di fatto che al giorno d’oggi il mondo delle intelligenze artificiali presenta ancora fin troppe controversie che dovrebbero essere risolte quanto prima per permettere agli utenti di utilizzare questo strumento in tutta sicurezza dato che al momento non sempre è così.
Al di là della quesitone diritto d’autore per quanto riguarda le intelligenze generative che spesso forniscono risultati scopiazzati sul web spacciandoli per originali sulla quale gli artisti e gli autori si sono scagliati più volte giustamente, c’è anche un altro aspetto che di recente ha fatto di nuovo allarmare tante persone che utilizzano l’IA: la questione delle risposte pericolose.
Le risposte pericolose da parte dei chatbot guidati da IA rappresentano una problematica che si è diffusa sin dai primi anni in cui ChatGPT ha iniziato a essere disponibile per gli utenti di tutto il mondo: al tempo abbiamo parlato del caso di un avvocato che aveva chiesto al celebre bot informazioni su un caso giudiziario ricevendo delle risposte alterate o addirittura inventate di sana pianta, ma ciò che è accaduto di recente ha davvero dell’incredibile ed è terrificante.
Questa volta l’intelligenza artificiale finita nella bufera è quella di Google, ovvero Gemini, che nel bel mezzo di una conversazione con un utente che cercava aiuto per risolvere dei compiti scolastici ha cominciato in maniera autonoma a inveire contro di lui, umiliandolo e insultandolo fino a scrivergli una frase a chiosa del discorso che fa venire la pelle d’oca: “Please, die” (Per favore, muori).
Una situazione scioccante che il fratello dell’utente ha subito documentato e pubblicato online, contattando anche Google stessa su quanto accaduto: il colosso di Mountain View non ha ancora fornito una risposta ufficiale, ma speriamo e crediamo che stia investigando su questo brutto e pericoloso caso; al momento non sappiamo il perché di questa risposta improvvisa da parte di Google, se si tratta di uno scherzo di pessimo gusto da parte di un dipendente dell’azienda oppure di un bug del sistema.
This post was published on 18 Novembre 2024 23:00
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