Jurassic Park potrebbe finalmente divenire realtà, ma la situazione è più complicata di quella che vediamo nei film.
L’amore e l’interesse che molte persone hanno al giorno d’oggi nei confronti dei dinosauri è dovuto sicuramente anche a Jurassic Park che alla fine degli anni ’90 ha rappresentato il primo vero prodotto d’intrattenimento su scala internazionale a mostrare una replica dei dinosauri in carne e ossa, le cui fattezze sono entrate a far parte dell’immaginario comune fino ai giorni nostri, anche se ricerche scientifiche successive hanno dimostrato come i dinosauri reali avessero un aspetto diverso rispetto a quelli rappresentati da Spielberg nel suo colossal.
Nonostante il calo d’interesse verso la saga di Jurassic Park, la quale è andata avanti ma con risultati nettamente inferiori rispetto ai primi film, non è invece calato l’interesse verso i dinosauri e, più in generale, verso il mondo degli animali estinti che ha sempre appassionato non solo gli amanti della biologia e della scienza, ma un po’ tutti quelli che desiderano saperne di più sul mondo naturale che c’era un tempo e che ora non c’è più.
Una delle tante domande che molte persone si fanno al giorno d’oggi in merito agli animali estinti, sulla base anche di ciò che si può vedere all’interno del primo film di Jurassic Park, riguarda il riportare in vita animali che purtroppo non vivono più sulla nostra Terra: anche se ciò che si vede nella pellicola di Spielberg è stata trattata per anni come pseudoscienza, in realtà gli scienziati del mondo reale stanno davvero studiando una tecnica per riportare in vita animali estinti, la cosiddetta de-estinzione.
Jurassic Park ci mostra come alcuni scienziati e ricercatori siano riusciti a riportare in vita i dinosauri estraendo il loro DNA dalle zanzare incastonate nell’ambra fossile: una tecnica pseudoscientifica che chiaramente non è replicabile nella realtà, ma nonostante questo la comunità scientifica sta davvero lavorando a una tecnica per riportare in vita animali estinti, anche se in questo caso non si parla di dinosauri bensì di altre specie come il mammut lanoso, il tilacino o il dodo che si sono estinti più di recente.
Ben Lamm, co-fondatore della compagnia di biotecnologia Colossal, ha dichiarato che entro il 2050 la metà delle specie animali presenti sulla Terra potrebbe andare incontro a estinzione andando dunque ad avere effetti catastrofici per l’ecosistema: per questo motivo gli scienziati si stanno muovendo in anticipo per affinare tecniche per la de-estinzione così da agire tempestivamente in caso di problematiche di ecosistema su scala globale dovute alla sparizione degli animali.
La de-estinzione, dunque, rappresenta un’utilità molto importante per la comunità scientifica, ma allo stesso tempo anche un rischio non da poco: al di là delle implicazioni etiche che sono comunque importanti da sottolineare dato che per molti potrebbe sembrare una barbarie riportare in vita animali morti, bisogna considerare anche l’impatto ambientale che potrebbe avere de-estinguere animali che non sono più presenti sulla Terra da decine di milioni di anni, come il mammut lanoso che potrebbe non adattarsi al clima attuale e all’ecosistema del mondo odierno.
Proprio per questo motivo la de-estinzione non è facile da applicare e lo stesso Lamm sta lavorando a un documentario che racconta proprio le basi di questa tecnica scientifica valutandone le cause e le conseguenze sul nostro mondo: non è ancora certo come si chiamerà e quando verrà pubblicato, ma sappiamo già che sarà diretto da James Reed, regista de “Il mio amico in fondo al mare“, documentario del 2020.
This post was published on 7 Ottobre 2024 23:00
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