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La Cina dice no ai due Social del Momento | La risposta alla folle legge degli Stati Uniti non si è fatta attendere

A quanto pare minacciano la sicurezza nazionale.

La guerra delle app tra Cina e USA continua a colpi di ban. In risposta alle minacce americane (che stanno diventando molto concrete) rispetto a un ipotetico ban di TikTok, accusata di sottrarre dati personali degli utenti statunitensi e “rivenderli” a Pechino, la Cina ha imposto ad Apple di rimuovere dalle versioni cinese del suo store mobile sia WhatsApp che Threads. La motivazione è poco credibile: minaccia alla sicurezza nazionale.

Banna tu che banno anch’io

Passato a larghissima maggioranza il DDL che impone il ban di TikTok negli USA

Il braccio di ferro Cina-USA in merito ai social network prende le mosse dalla preoccupazione degli Stati Uniti per il dilagare dell’app TikTok tra i più giovani. Il social network di proprietà dell’azienda cinese ByteDance si è rapidamente imposto come piattaforma preferita dei teenager, e ha destato qualche preoccupazione al Congresso – forse più di tipo economico che non di vera e propria privacy, come si vuol millantare. Sia come sia, il governo americano sta stringendo il cappio attorno a TikTok, avendo chiamato in audizione più volte il suo CEO e discutendo animatamente settimana dopo settimana di un suo possibile ban su tutto il territorio nazionale.

In realtà la soluzione più credibile è quella di una nazionalizzazione dell’app, con una mossa che potrebbe obbligare ByteDance a venderla ad una società USA costituita ad hoc. La motivazione ufficiale di tutto questo, comunque, riguarda la sicurezza dei dati personali dei cittadini americani iscritti al social network, dati che, secondo i detrattori dell’app cinese, sarebbero raccolti per spiare glia americani e rivendere sotto banco le informazioni all’intelligence di Pechino. Sebbene tale accusa non sia mai stata dimostrata, si tratta di una narrazione che tiene banco negli SUA da un po’ di tempo e potrebbe tradursi effettivamente nella nazionalizzazione di TikTok.

Per tutta risposta, la Cina ha deciso di bloccare due celebri social network occidentali sul mercato cinese.

Bao per focaccia

WhatsApp bloccata in Cina [credit: Entrackr]

Una decina di giorni fa, come riportato dalle principali testate d’informazione anglofone, Apple è stata costretta dal governo cinese a rimuovere dal suo store WhatsApp e Threads, due dei più popolari software si messaggistica istantanea/social network oggi in circolazione ed entrambi di proprietà di Meta, la holding guidata da Mark Zuckerberg con sede in California. Apple ha dichiarato di aver ricevuto l’ordine di rimozione dalla Cyberspace Administration of China, e di non aver avuto altra scelta se non eseguire alla lettera quanto imposto da Pechino.

Le ragioni della decisione, ovvero una generica e onestamente poco plausibile minaccia alla sicurezza nazionale, non sembra altro che una ritorsione per quanto sta accadendo negli USA, come a dire: attenti, se ci togliete TikTok noi vi togliamo WhatsApp e Meta. Gli interessi in ballo sono sostanzialmente economici, e la Cina ha dato prova numerose volte in passato di essere disposta a misure forti senza ripensamenti pur di ribadire le proprie posizioni; inoltre il governo cinese non può permettersi di essere percepito come debole o incapace di reagire di fronte alla minaccia di vedersi “rubare” da un giorno all’altro la proprietà di una sua piattaforma social usata in tutto il mondo.

Occhi puntati quindi sulle prossime mosse del Congresso americano, dalle cui azioni dipenderà senz’altro la sorte dei social occidentali in Cina.

This post was published on 28 Aprile 2024 9:00

Alessandro Giovannini

Puoi scrivermi in modo sicuro a: alessandro.giovannini.1990@proton.me Cinema e videogiochi: le mie due più grandi passioni. Da bambino mi alzavo presto la mattina per giocare con il Sega Mega Drive II prima di andare a scuola; passavo i pomeriggi a guardare Terminator 2 fino a consumare il nastro della VHS; impiegavo le serate a cimentarmi nelle avventure grafiche di Lucas Arts su un glorioso PC con Windows 95 in compagnia di mio fratello. Poi è venuta la laurea in cinema, nonché le esperienze di redattore presso siti di informazione cinematografica e gaming. Su Player mi sono specializzato in analisi di mercato e monografie su developers e franchise storici della gaming industry. Ho anche lanciato la newsletter Gamer's Digest che offre una rassegna settimanale della principali novità dell'industria del gaming. Primo videogioco: The Adventures of Captain Comic (DOS) Videogioco console casalinga preferito: Final Fantasy VII (PSX) Videogioco console mobile preferito: Advance Wars (GBA) Piattaforme di gioco possedute: Super Famicom, Game Boy Color, Mega Drive II, PSX, PS2, PS3, PS4, Xbox One S, PC.

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