Col blocco delle condivisioni l’azienda ha fatto schizzare i ricavi alle stelle.
Gli analisti di Netflix ci avevano visto giusto. La compagnia proprietaria dell’omonima piattaforma VOD sapeva che la mossa del blocco degli account condivisi avrebbe suscitato un coro di proteste che avrebbero potuto danneggiare la sua reputazione, ma ha scommesso sul fatto che, una volta sedimentatosi il putiferio momentaneo, i ricavi della società ne avrebbero beneficiato. Numeri alla mano, a quanto pare aveva ragione: la gente è disposta a pagare l’abbonamento pur di non perdere i suoi show preferiti.
Altolà!
La condivisione degli account non ha riguardato solo Netflix, ovviamente: è una pratica che si è diffusa a proposito di tutte le principali piattaforme di contenuti in streaming, per ammortizzare la spesa tra amici o parenti che vivono in luoghi separati. D’altra parte, la lottizzazione dei cataloghi video in una pletora di concorrenti diversi ha fatto sì che un utente debba sottoscrivere più abbonamento mensili qualora voglia seguire diversi show su differenti canali distributivi. Si tratta di spese che non tutti possono o vogliono sostenere, dunque la pratica di condividere le proprie credenziali di accesso con un gruppo ristretto di conoscenti e di dividere il canone è stata per molto tempo una soluzione di compromesso che ha accontentato un po’ tutti: sicuramente la stessa Netflix per molto tempo ha soprasseduto su questa pratica – sicuramente scorretta dal punto di vista contrattuale – per assicurare la penetrazione del proprio marchio e aumentare la visibilità delle proprie produzioni.
A un certo punto però l’azienda americana ha deciso che la misura era colma, e che i tempi fossero ormai maturi per operare una stretta su tale pratica, aumentando il numero di spettatori paganti. Per fare ciò ha messo in atto delle contromisure atte a ostacolare la condivisione dell’account: per fare ciò ha stabilito il principio del nucleo domestico, ovvero consente l’utilizzo delle medesime credenziali solamente a un gruppo di dispositivi che si trovano nello stesso luogo. Ovviamente non è difficile monitorare la posizione degli stessi, grazie alle moderne tecnologie di geolocalizzazione e all’analisi degli indirizzi IP dei dispositivi stessi.
Dallo scorso anno dunque, la condivisione account fuori dal nucleo famigliare è vietata. E a quanto pare, le ricadute sul business dell’azienda sono state positive.
Soldi, soldi
Numeri alla mano, la misura messa in campo da Netflix è stata un vero toccasana per le casse dell’azienda, che ha aumentato notevolmente tanto il numero di clienti quanto i ricavi su base annua. Questo è quanto emerge dalla presentazione dei risultati finanziari del primo trimestre dell’anno in corso (Q1 2024), dal quale sono emersi i seguenti risultati, tutti estremamente positivi per l’azienda:
- 269,60 milioni di iscritti paganti (contro i 232,50 del Q1 2023)
- Crescita degli iscritti del 16% (contro il +4,9% del Q1 2023)
- 9,37 miliardi di dollari di ricavi (contro gli 8,16 miliardi del Q1 2023)
- Crescita dei ricavi del 14,8% (contro il +3,7% del Q1 2023)
In ogni caso, questa crescita impressionante potrebbe essere un picco rappresentato appunto dall’eliminazione degli account condivisi, e difficilmente l’azienda potrà mantenere un trend così spiccato nel lungo periodo. Ecco perché, in una lettera agli azionisti, la dirigenza ha già messo le mani avanti, spiegando che in futuro si limiterà a divulgare solamente i dati riguardanti e ricavi e non il numero di iscritti. Questo anche perché probabilmente è convinta che l’introduzione del nuovo piano di abbonamento low cost con l’inserimento di slot pubblicitari possa garantire ancora notevoli soddisfazioni economiche di lungo termine, e arricchire gli azionisti. Il che è precisamente lo scopo di qualsiasi azienda quotata.