Una mossa disperata per contrastare i bot.
Quant’era bello Twitter un tempo! Con 140 caratteri si potevano esprimere idee, suggerimenti, contestazioni, aggiornamenti in tempo reale… Il social cinguettante non ha mai avuto la stessa popolarità di campioni del settore come Facebook o Instagram, ma nella sua settorialità era uno strumento utilissimo per varie categorie di utenti, dai businessmen agli sviluppatori, dai giornalisti agli attivisti. La sua facilità d’uso e rapidità lo avevano reso uno strumento affidabile per comunicazioni immediate uno-a-molti, e la piattaforma aveva trovato la sua ragion d’essere nel rappresentare una nicchia molto variegata di professionisti che lo utilizzavano quotidianamente e con profitto.
Da quando è entrato in scena Elon Musk, le cose sono cambiate, in peggio. Per carità, non è certo colpa del magnate americano se i conti della piattaforma facevano acqua da tutte le parti, ma non si può dire che la sua gestione abbia migliorato molto le cose. Coincidenza curiosa, da quando Musk ha preso le redini della piattaforma ribattezzandola X, essa si è letteralmente riempita di bot, account fasulli o governati dai AI che spargono fake news e intasano il social network in ogni modo, rendendolo molto meno utile di un tempo. Tanto che Musk sta pensando a una soluzione estrema per arginare il problema.
Gli algoritmi di intelligenza artificiale diventano sempre più sofisticati, ma questo non è sempre un bene: la tecnologia usata a fin di male può essere davvero dannosa, e i bot malevoli diventano sempre più “intelligenti”, in grado di superare qualsiasi barriera informatica e farsi passare per un utente umano pur non essendolo. Ormai i sistemi di verifica sono divenuti obsoleti e qualsiasi programma sufficientemente sofisticato è in grado di aggirarli. Dunque le barriere di controllo in entrata imbastite da X non sono più sufficienti ad arginare questo fenomeno dilagante che ha finito per intasare la piattaforma oltre ogni ragionevolezza. Ecco perché lo stesso Elon Musk ha postato l’ipotesi di introdurre una sorta di “tassa sui post”.
X insomma potrebbe stabilire nel prossimo futuro una barriera di ingresso a pagamento per impedire la proliferazione di account fasulli. Ma sarà davvero in grado di arginare il problema? E come la prenderanno gli utenti?
In un’epoca in cui il web sta passando dall’essere un network di libera circolazione dell’informazione a un oligopolio controllato dalle big tech che impongono pubblicità e pagamenti per ogni sorta id contenuto, la decisione di fissare la possibilità di postare dietro un paywall potrebbe esser controproducente per una piattaforma in difficoltà come X. D’altro canto, non c’è nemmeno alcuna garanzia che questo sistema possa effettivamente bloccare la proliferazione dei bot sul social. Potrebbero esserci interessi talmente alti in gioco che gli autori di tali programmai potrebbero essere ben disposti a pagare una piccola tassa di ingresso pur di spargere la loro disinformazione o danneggiare i loro obiettivi, tanto più se si trattasse di una cifra simbolica.
D’altronde, altri sistemi non sembrano aver avuto successo finora. A inizio mese Musk ha dato il via a un’operazione di rastrellamento per eliminare migliaia di account fake sul social, ma non ci sono numeri pubblici a dimostrare il successo effettivo dell’operazione, e in ogni caos non può che trattarsi di un miglioramento momentaneo. L’adozione di nuove policy “Not-a-bot” rappresenta l’estremo tentativo per cercare di salvare il salvabile. Ma il rischio dietro l’angolo è l’effetto boomerang per il quale a esserne danneggiati potrebbero essere i potenziali nuovi utenti, che potrebbero desistere dall’idea di utilizzare il social. In ogni caso, Musk specifica che l’iscrizione e la navigazione di X rimarrebbe sempre gratuita, e la tassa si applicherebbe solo qualora si volesse effettivamente postare; inoltre non dovrebbe essere retroattiva, ma valere solo per nuovi utenti.
Non resta che aspettare e vedere se tale decisione sarà effettivamente implementata.
This post was published on 24 Aprile 2024 18:30
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