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Gli smartphone riescono davvero a contare i passi? Ci provano (e ci riescono quasi sempre)!

I contapassi integrati negli smartphone sono davvero affidabili? Studi e ricerche hanno provato a vederci chiaro e la risposta è… dipende!

Praticamente chiunque riconosce l’attività fisica quotidiana come uno degli elementi più importanti per prevenire varie malattie, ridurre lo stress e migliorare contemporaneamente il proprio benessere generale. In un contesto del genere sono in tantissimi quelli che utilizzano il contapassi integrato nello smartphone al fine di monitorare, in maniera attenta e quantomeno precisa, il quantitativo di attività fisica fatta.

Un metodo pratico e alla portata di tutti, senza dubbio, ma quanto è preciso in realtà? Oggi andiamo a vedere più da vicino come fanno gli smartphone a fare tutto questo sfruttando sensori come l’accellerometro e il giroscopio.

Questione di sensori

Il discorso è identico per i contapassi integrati negli smartwatch

Si, lo sappiamo: gli smartphone sono molto più di “normali” telefoni cellulari e includono al loro interno montagne di sensori che possono fare la differenza: tra questi è necessario includere anche i sopracitati accellerometro e giroscopio. Quando lavorano in coppia, questi, permettono allo smartphone di registrare i movimenti che fa interpretandoli, nel caso, come dei passi. Tutto questo viene fatto attraverso le variazioni di accelerazione lungo gli assi X, Y e Z del dispositivo, riuscendo quindi a determinare il movimento del telefono nello spazio e facilitando la rotazione automatica dello schermo quando il dispositivo viene girato. 

Tuttavia, ed è bene chiarirlo, non tutti gli accelerometri sono creati uguali! I più comuni negli smartphone fanno parte della categoria degli accelerometri capacitivi, progettati per rilevare le variazioni di accelerazione causate dai movimenti effettuati dal telefono o del corpo a cui questi sono attaccati. Tali dati vengono poi elaborati insieme alle informazioni provenienti da altri sensori di movimento così da determinare se l’azione compiuta è effettivamente un passo o è semplicemente il sollevamento del telefono da una superficie.

Facciamoci aiutare dal giroscopio

Oltre all’accelerometro una mano concreta viene data dal giroscopio, ovvero un sensore che misurando la velocità angolare permette di distinguere tra un vero passo e altri movimenti. Attraverso la loro collaborazione i processori possono capire l’orientamento del telefono nello spazio e sfruttando le variazioni di angoli e velocità riescono a dare una parvenza di “affidabilità” al conteggio dei passi. 

La mano più grande comunque viene data dal GPS: questo, quando è attivo, permette di integrare a tutti i dati dei sensori le misurazioni satellitari permettendo di calcolare le distanze percorse e aumentando, di molto, la precisione dei dati. Attraverso l’inserimento di dati personali altezza, sesso, peso, età e lunghezza del passo, il telefono può poi offrire statistiche ancora più dettagliate sfruttando tabelle mediche al fine di avere una stima delle calorie bruciate e della distanza totale percorsa.

Ma tutto questo è affidabile?

Più o meno diciamo di si: nonostante queste tecnologie avanzate, è importante sottolineare che esistono gli errori di conteggio, come i cosiddetti “passi fantasma”, dove il dispositivo finisce per registrare passi che non sono mai avvenuti. Ci sono anche degli studi che indicano come, in certe condizioni, i sensori degli smartphone finiscano per andare a contare come passi movimenti che non sono tali.

Belli i contapassi degli smartphone, quindi, ma non sono sempre il massimo della precisione e tutto quanto dipende dalla combinazione di sensori utilizzati; comunque le stime possono essere abbastanza precise da invogliare gli utenti a continuare a fare attività fisica!

This post was published on 22 Aprile 2024 18:30

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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