La funzione sarà integrata nella app di Google e il suo rilascio sarà graduale.
Gemini sta per tornare sui dispositivi mobili, anche a piccoli passi. Si tratta dell’assistente AI-based sviluppato da Google in sostituzione del suo precedente modello Bard, nato a sua volta come prosecuzione del solco tracciato dall’Assistente Google, uno di quei tool integrati e un po’ rudimentali che sono stati messi da parte dall’avvento dei nuovi algoritmi di intelligenza artificiale (che poi sono semplicemente dei tool più evoluti dei precedenti).
Google aveva già introdotto Gemini sui dispositivi Android, ma a seguito di alcuni spiacevoli episodi legati a difetti dei prompt text-to-image lo aveva repentinamente ritirato, promettendo di lavorare all’addestramento dell’AI in modo da migliorarla. Nell’attesa di capire se quella funzione tornerà o meno, sembra che ora l’azienda di Cupertino sia prossima a reintrodurre almeno qualcuna delle sue funzioni.
Ma cos’era andato così storto da portare Google a ritirare Gemini dal mercato? Tutto aveva a che fare come detto, con la funzione text-to-image che, al pari di concorrenti quali Midjourney o FidelityFX, permette all’algoritmo di generare immagini sulla base di prompt testuali inseriti dall’utente. Il problema di Gemini era dovuto al fatto che l’AI si era dimostrata totalmente incapace di rappresentare correttamente uomini e donne di etnia bianca caucasica, specialmente in contesti storicamente accurati. Ecco che, con sommo sgomento degli utenti, l’algoritmo generava vichinghi di colore, soldati tedeschi asiatici, e tante altre assurdità di questo tipo. In una sorta di censura preventiva – o se vogliamo inclusività forzata – l’AI tendeva a preferire qualsiasi gruppo etnico umano eccetto il caucasico, con risultati piuttosto esilaranti. C’erano evidentemente dei forti limiti nel dataset o nelle istruzioni impartite al tool in sede di addestramento, motivo per il quale Google ha ritirato Gemini poche settimane dopo il lancio, riconoscendo pubblicamente gli errori riscontrati e impegnandosi a correggerli (chissà quando, chissà come).
Ora però Gemini sembra prossima a tornare su Android, dopo essere stato avvistato nelle settimane scorse anche su iOS. Si tratta di una fase di rodaggio che non sappiamo quanto durerà, ma l’utente di X AssembleDebug ha scovato e immortalato l’introduzione di gemini in alcune recenti build dei sistemi mobili Android.
A quanto sembra dallo snippet riportato qui sopra, Gemini sta per essere integrato nell’app Google destinata ai sistemi Android. Esso fungerà da base di ricerca alternativa al database di Discover, e l’utente potrà switchare in ogni momento da uno all’altro tramite il toggle presente in nell’header dell’app. Ci sono segnalazioni provenienti da utenti iOS che già dicono di averlo a disposizione e altri no, idem dicasi per gli utenti Android. Si tratta evidentemente di una fase di test, oppure di una implementazione a scaglioni della quale non consociamo i modi e i tempi: Google potrebbe decidere di rendere disponibile tale funzione in tempi diversi a seconda dell’area geografica, ad esempio. Insomma potrebbero volerci anche settimane o mesi di prima di una diffusione capillare della nuova funzionalità, e in ogni caso non è stata diramata alcuna comunicazione ufficiale in proposito da parte di Google stessa.
Se Gemini sarà effettivamente reintrodotto all’interno dei dispositivi mobili in modo nativo, è improbabile che il suo utilizzo sarà limitato alla sola app di Google: presumibilmente un’analoga funzione comparirà anche nella barra di ricerca (cui si accede solitamente facendo swipe a sinistra nella home page), oltre che nelle relative scorciatoie. D’altronde Google ha già iniziato a diffondere Gemini in altri modi, ad esempio all’interno di Gmail, dove integra funzionalità di ricerca avanzate. Insomma non ha certo intenzione di mollare il colpo rispetto all’imposizione della sua AI alla conquista del web!
This post was published on 12 Aprile 2024 13:00
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