Quando si parla di internet e del mondo web in generale, una delle compagnie più importanti attiva da più di venti anni è sicuramente Google: nata nel 1998 a Menlo Park negli Stati Uniti d’America e fondata da Larry Page e Sergey Brin. Nel corso del tempo, grazie ad alcuni suoi prodotti come Chrome, YouTube e Gmail, è diventata una delle compagnie più importanti del settore informatico e web, arrivando a gestire una mole incredibile di dati: proprio di recente la compagnia americana ha accettato di eliminare diversi dati sotto il suo controllo.
Questa decisione da parte della grande G arriva a seguito di una class-action lanciata da molti utenti nel corso degli ultimi anni: il motivo scatenante di questa causa riguarda necessariamente la modalità in incognito di Chrome e l’acquisizione non proprio corretta di alcuni dati, riguardanti soprattutto i “Cookie” con particolare riferimento a quelli di terze parti. Non a caso questi non dovrebbero essere salvati dal browser ed è proprio ciò che ha portato alla nascita di questa controversia a livello legale.
Tuttavia si è comunque trovato un accordo tra le parti in causa (dal valore compreso tra i 4,75 miliardi e 7,8 miliardi di dollari). Appunto per questo la “Modalita in Incognito” di Chrome verrà configurata di base per bloccare i suddetti elementi e allo stesso tempo verrà pesantemente migliorata la sicurezza e la privacy degli utenti che la utilizzeranno. Ciò comporterà, d’altro canto, un minor guadagno economico per la compagnia americana e anche una raccolta minore di dati. Comunque sia, Google verrà obbligata a cancellare anche questa serie di dati: gli indirizzi IP parziali, gli URL registrati e tutti i dati identificativi associati alla navigazione in modalità Incognito. Il verdetto definitivo sulla questione verrà promulgato entro e non oltre il 30 luglio del 2024.
Rimanendo sempre a tema Google e ricerca web, in questi giorni abbiamo parlato su Player della possibilità che venga introdotto un pacchetto a pagamento per sfruttare le ricerche fatte su Chrome e su Search mediante l’uso delle IA (nello specifico di “Gemini”). Questa scelta da parte della compagnia americana è da attribuire a una semplice motivazione: per poter sostenere in maniera adeguata i costi derivati dall’uso di questa tecnologia per effettuare le ricerche online, che costerebbe ben 10 volte di più rispetto ai metodi di ricerca tradizionali. Per maggiori informazioni, vi rimandiamo al nostro articolo dedicato raggiungibile dal seguente link diretto.
This post was published on 9 Aprile 2024 5:30
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