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Google a pagamento? C’entrano le AI e non farà felici gli utenti

Google è al momento una delle aziende informatiche e legate al mondo del web più importante di tutto il mondo. La grande G è anche attiva nel mercato hardware, avendo prodotto degli smart-phone chiamati “Google Pixel” e persino nel mondo dei portatili grazie ai cosiddetti “Chromebook”. Non solo, in questi anni si è concentrata sul mercato delle IA e proprio di recente si è aperta la possibilità che la compagnia americana possa lanciare un pacchetto a pagamento con la suddetta tecnologia per navigare in rete.

Una ricerca migliorata mediante l’uso delle IA

Stando a quanto emerso di recente, la ricerca mediante i prodotti Google – quali Search e Chrome – potrebbe comunque avvenire in maniera tradizionale, senza l’uso delle IA. A questo se ne aggiungerebbe un altro a pagamento – e che è di fatto facoltativo – che funzionerebbe mediante l’uso di Gemini: ciò deriverebbe dalla volontà di Google di far sì che tutti i contenuti ricercati mediante l’uso delle IA generative avvengano previo il pagamento di una tariffa. Dunque, ecco spiegato il lancio di un pacchetto del genere.

Parallelamente, l’aggiunta del suddetto elemento è anche da attribuire alla complessità economica nella gestione dei risultati di ricerca in questo modo, che permetterebbe a Google di investire in quest’ambito (nonostante nell’ultimo anno, grazie all’uso delle pubblicità abbia guadagnato la cifra record di 175 miliardi di dollari) e che costerebbe ben 10 volte di più rispetto ai metodi di ricerca tradizionali: ciò porterebbe a un aumento dei costi stiamo in miliardi di dollari.

Comunque sia, questa non è la prima volta che Google si apre a uno scenario di questo tipo: non a caso per il servizio chiamato “Google One” (il quale permette l’accesso a uno spazio di archiviazione online) presenta al suo interno dei pacchetti che costano rispettivamente 10$ e 20$, i quali permettono l’accesso a funzionalità aggiuntive dove tra di esse vi è anche l’uso di alcune basate sull’IA chiamata “Gemini”.

Dunque c’era molto probabilmente d’aspettarselo, visto che la compagnia americana – come molte altre – vuole massimizzare i guadagni, per quanto più possibile. Tuttavia permane comunque un’incognita: siamo sicuri che ciò non porterà a un’esclusività nell’uso di questa tecnologia? Pertanto essa potrebbe essere accessibile solamente a poche persone, ergo quelle che possono permettersi tale tipologia di abbonamenti, i quali sono delle ulteriori spese (come se già non ce ne siano abbastanza). Concludo dicendo che c’è bisogno di una maggior regolamentazione a riguardo, altrimenti le IA e tutto ciò che ne consegue diventeranno un vero e proprio “far west”.

This post was published on 7 Aprile 2024 13:30

Matteo Perini

Mi sono avvicinato al mondo dei videogiochi nel 2003, quando mi venne regalato il GameBoy Color assieme a Pokémon Cristallo e al gioco di Alien. Nel corso degli anni mi sono appassionato a moltissime saghe, in primis Pokémon seguito da Gears of War, COD, Halo, Metal Gear Solid, The Elder Scrolls, Fallout e Dark Souls. Parallelamente alla mia ossessione per i videogiochi, ho coltivato anche quella per la lettura di libri e di manga, avvicinandomi progressivamente alla scrittura: iniziai così a scrivere prima per Pokémon Millennium - aprendo allo stesso tempo dei blog personali chiamati "Historia Italiae" e "Genshin Odyssey" - per poi approdare su Player.it. Spinto da questa mia passione per la scrittura e la letteratura - oltre ovviamente alla storia - decido così di iscrivermi alla facoltà di lettere moderne dell'Università degli Studi di Verona, percorso che sta quasi per giungere alla sua conclusione.

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