Meta è di nuovo sotto attacco ma stavolta non per una problematica di hacking, bensì perché è accusato di essere parte integrante degli strumenti utilizzati dagli spacciatori per pubblicizzare e vendere droghe illegali.
Secondo quanto riportato da un’indagine creata dal Wall Street Journal, Meta sta finendo sotto la lente di ingrandimento dei procuratori federali; questa ha uno scopo ben preciso: cercare di capire se c’è un effettivo coinvolgimento di Meta Platform quando parliamo di vendita di droga.
Tale coinvolgimento è espresso nella misura di facilitazione o profitto da parte dell’azienda di Mark Zuckerberg dalla pratica di vendita illegale di sostanze stupefacenti. Una situazione scottante senza dubbio che, per di più, non è nemmeno esclusiva all’universo Meta ma sembra andare a toccare da vicino un numero più elevato di social network (come vedremo più nello specifico dopo).
Secondo quanto è possibile apprendere dal report del WSJ, Meta già lo scorso anno ha ricevuto indicazioni da parte dei procuratori federali con delle richieste specifiche di documenti. Questi, secondo quanto riportato, erano necessari per poter capire l’entità, le dimensioni e le nature di diverse campagne pubblicitarie presenti sulla piattaforma che trattavano di droga o che facevano riferimento alla vendita illecita di sostanze stupefacenti utilizzando tali piattaforme.
Parliamo si di campagna pubblicitarie ma anche di prove relative a post, immagini e conversazioni private che avessero come tema le droghe, il tutto all’interno di una ristretta cerchia di personalità legate in qualche maniera a questo mondo.
Molto standard la risposta di Meta in merito, con un portavoce dell’azienda che ha dichiato al WSJ che la vendita di sostanze illecite è contraria a quelle che sono le politiche dell’azienda e che Meta, già da diverso tempo, sta lavorando al fine di individuare e rimuovere in maniera efficiente e rapida, contenuti di questo genere dalla piattaforma.
La piattaforma, per la cronaca, ha già confermato di star collaborando attivamente con le autorità al fine di contrastare la vendita e la distribuzione di sostanze stupefacenti, analizzando i pattern che portano ad un utilizzo illegale della loro piattaforma social.
Secondo The Verge, che per prima ha riportato la notizia, il colosso di Zuckerberg non è l’unica azienda a essere finita nel mirino dei procuratori federali ma è soltanto uno tra i vari social network analizzati. TikTok, ad esempio, ha subito lo stesso genere di approccio da parte della legge americana, con le autorità competenti a chiedere documenti analoghi a quanto abbiamo visto per Meta.
Sempre il Wall Street Journal ha provato a contattare l’azienda per chiedere dei chiarimenti in merito ma ancora non ci sono state informazioni precise da parte dell’azienda, che è chiusa in una specie di silenzio stampa.
Sempre più controlli sul fronte droghe e social network, quindi, con tanto di primi movimenti ad hoc da parte del governo americano. Recentemente il segretario di stato degli Stati Uniti Anthony Blinken ha comunicato, durante una sessione della commissione delle nazioni unite, che il dipartimento specializzati contro i crimini e la droga ha iniziato una collaborazione multipolare con aziende legate al mondo dei social network. In questo caso parliamo di colossi come Meta, Snap e altre al fine di cercare di capire come interrompere in maniera efficace la vendita di sostanze stupefacenti online.
Questo genere di collaborazione sembra poi essere bilaterale; complice la crescente preoccupazione da parte delle autorità competenti, anche le aziende si stanno muovendo al fine di risultare più attive sotto questo fronte. Sempre di questi giorni è la notizia della partecipazione di Meta all’alleanza al fine di prevenire i danni causati dalle droghe, come anche dichiarato ufficialmente da Nick Clegg, il presidente degli affari globali di Meta.
Al momento è difficile parlare di presenza di questo genere di problematiche in Italia, complice anche il fatto che la stampa non ha mai riportato informazioni in merito. Siamo sicuri che campagne ADS “truffaldine” legate al mondo degli stupefacenti vengano portate avanti anche qui, ma siamo un po’ meno sicuri invece nel dire che queste campagne avvengano con la stessa frequenza e sopratutto con la stessa capillarità di quanto avviene in America.
Considerando quanto ancora sono comuni problemi come i ban arbitrari dei contenuti a causa della curatela algoritmica dei contenuti o di quanto sia ancora facile imbattersi in contenuti a carattere pornografico o gore semplicemente lurkando nei gruppi sbagliati della piattaforma, non ci stupiremmo di scoprire che anche in Italia le droghe vanno per la maggiore nelle campagne pubblicitarie dell’azienda.
This post was published on 18 Marzo 2024 19:30
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