Spotify continua a crescere e festeggia il raggiungimento dei seicento milioni di utenti mensili, con quasi trenta milioni di utenti extra ottenuti durante il corso dell’ultimo trimestre.
Questo è il periodo delle chiamate sugli utili e pertanto è anche quello dove, con maggiore semplicità, si può avere accesso a tutta una serie di dati e informazioni. Spotify, come ogni grande azienda, ha fatto la sua di chiamata sugli utili e da quest’ultima sono trapelati fuori dati e informazioni molto interessanti che mostrano la crescita dell’azienda e che, sopratutto, ci permettono di capire quali sono le effettive dimensioni del suo servizio.
Già tristemente nota per avere un CEO che investe sulle tecnologie militari e per essere una compagnia che in seguito all’intelligenza artificiale ha tagliato un grande numero di posti di lavoro, Spotify non sembra comunque voler arrestare la sua meccanica avanzata verso un successo di carattere assoluto, risultando il servizio di streaming musicale più popolare in circolazione.
Andiamo comunque a spulciare qualche dato.
Secondo quanto riportato dai dati derivanti dalla chiamata sugli utili del quarto trimestre 2023, la compagnia svedese Spotify ha dalla sua più di 600 milioni di utenti attivi mensilmente, con 28 milioni di utenti guadagnati durante il corso dell’ultimo trimestre; nella storia della compagnia quest’ultima aggiunta di utenti è la seconda più grande nella storia della compagnia.
Di questi 602 milioni di utenti, 236 milioni sono utenti paganti; una cifra che mostra anche un aumento percentuale del 15% rispetto a quanto fatto dalla stessa compagnia durante il corso dell’anno precedente. Anno che, oltre a questo aumento di utenti, ha portato anche un aumento del prezzo mensile, almeno in nord America, che è passato da 9.99$ al mese a 10.99$ al mese.
Da dove è arrivato questo aumento di utenti iscritti? Secondo quanto dichiarato da Spotify, questi non provengono altro che dall’America Latina e da una generica definizione di resto del mondo (che immaginiamo essere quella lista di luoghi non inquadrabili all’interno delle comuni definizioni di Nord America, Europa e paesi “occidentali).
Al momento, tra le altre cose, questi nuovi utenti sono andati a rappresentare il 35% degli utenti paganti totali; una cifra niente male se poi consideriamo che qualcuno si sarà sicuramente iscritto al servizio a pagamento soltanto per poter sfruttare il simpatico Spotify Wrapped, ovvero il riassuntone di fine anno con la compagnia fa vedere una delle maniere con cui utilizza i dati di ascolto che noi utenti paganti e non gli diamo. Secondo le informazioni rilasciate dalla compagnia oltre 225 milioni sono stati gli utenti che hanno realizzato il loro riassunto di Spotify Wrapped durante il corso del 2023.
Durante il corso dell’ultimo trimestre la compagnia ha accumulato ricavi per 3.7 miliardi di dollari, con una crescita del 16% prendendo in considerazione la crescita year on year; le perdite operative sono stati di “soli” 75 milioni di dollari, un valore decisamente migliore dei 231 milioni persi lo scorso anno durante lo stesso periodo.
Sono andati molto bene i ricavi di Spotify dal punto di vista della mera pubblicità, con il massimo storico mai raggiunto dal colosso svedese dello streaming con 501 milioni di dollari; anche in questo settore possiamo parlare di crescita rispetto lo year on year, con un bel 12% in più.
Come sempre ci si ritrova davanti quel paradosso che ha tristemente caratterizzato le compagnie tecnologiche durante il corso dell’ultimo anno, con ricavi in crescita, miglioramenti parametrici da praticamente qualsiasi punto di vista e notizie di licenziamenti come se piovessero.
Durante il corso del mese di dicembre Spotify ha infatti annunciato di aver licenziato il 17% della sua forza lavoro, circa 1600 persone, per diventare più produttiva ed efficiente. All’interno delle comunicazioni ufficiali l’azienda ha infatti spiegato che ha dovuto mettere in atto un piano di riduzione dei costi nonostante i successi finanziari dell’ultimo anno; tale scelta era comunque derivante dall’onda lunga della pandemia, che aveva fatto ingrandire il business a causa di chiusure e restrizioni.
In parte è anche colpa delle grandi modifiche che hanno avuto i tassi di interesse delle banche centrali, molto più convenienti all’epoca rispetto a oggi e attraverso le quali Spotify aveva preso dei prestiti per aumentare le assunzioni; a questo vanno poi aggiunti i giganteschi investimenti fatti dalla compagnia per ingrandire il suo settore dei podcast, con oltre un miliardo di dollari spesi per realizzare contenuti ad hoc con celebrità come i reali inglesi Harry e Meghan o per VIP come Kim Kardashian.
Tutte questi investimenti sembrano abbiamo comunque pagato, considerata l’enorme crescita della piattaforma che dal 2020 al 2023 ha quasi raddoppiato i suoi utenti passando da 345 milioni a 602 milioni, senza dimenticare che essa ancora continua a crescere. Al momento la compagnia continua a essere una delle poche in Europa in grado di rivaleggiare con i colossi statunitensi o cinesi, specie visto che ha i conti in attivo.
Purtroppo non è comunque detto che la compagnia smetta di licenziare; secondo diverse indiscrezioni la compagnia non è riuscita a licenziare la forza lavoro che desiderava in tutta Europa a causa delle leggi più stringenti di alcuni paesi. I paesi bassi, ad esempio, hanno impedito alla compagnia svedese di licenziare l’11% della sua forza lavoro proprio a causa delle leggi vigenti; Spotify si sarebbe dovuta muovere diversamente contattando i sindacati e portando avanti altre tipologie di processi.
Vi lasciamo un tweet riassuntivo con qualche informazione extra in merito.
This post was published on 8 Febbraio 2024 7:30
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