Creare un brano musicale è una cosa tanto semplice in apparenza, quanto complessa se si scava un po’ più a fondo, nei tanti passaggi creativi e/o tecnici che compongono tutto il processo. E quando si parla di cose difficili da fare, la risposta che in tanti si danno, da qualche mese a questa parte, giace nelle intelligenze artificiali, sempre più stratificate e specializzate in determinati campi. Ma può un’IA fare musica come un umano?
Il dialogo attorno alle intelligenze artificiali è il vero punto della nuova epoca della tecnologia. Tanti sono i vantaggi, dietro questi mezzi messi a disposizione di chiunque disponga di un computer e di una connessione a internet. Se è infatti vero che, le intelligenze artificiali non sono nulla di nuovo come concetto, dato che se ne parla già dal lontano 1950, è vero anche che solo nell’ultimo anno ci sono stati dei passi avanti abbastanza significativi, da giustificare l’acceso dialogo tra sostenitori e detrattori.
I nuovi metodi di sfruttare le intelligenze artificiali infatti, hanno permesso un progressivo risparmio di tempo ed energie, per varie attività giornaliere, dalla scrittura alla programmazione, a patto di imparare bene il funzionamento dei vari software e di non tralasciare mai il controllo umano. Corre l’obbligo infatti di ricordare, che per quanto avanzate siano determinate IA, non sono ancora infallibili e rischiano di creare strafalcioni di varia natura.
Fintanto che le IA sono state impiegate in processi che era possibile automatizzare, non ci sono state grande sollevazioni popolari contro il loro impiego. I problemi sono nati quando con le IA si è tentato di emulare o, talvolta, sostituire artisti di varia natura: dalla grafica alla scrittura, dalla musica al montaggio video, tanti sono stati i campi toccati dall’avvento delle nuove tecnologie, che hanno generato malcontento tra i vari professionisti in ognuno di questi campi.
Disegnatori, musicisti, doppiatori, e tante altre categorie, hanno iniziato a pretendere regolamentazioni più stringenti per l’utilizzo delle intelligenze artificiali, dato che molto spesso, venivano utilizzati materiali di vari professionisti, per far si che i software potessero “apprendere” determinati meccanismi, così da automatizzarli e riprodurli. Vi sono stati vari gradi di protesta: dal singolo disegnatore che, tramite canali social, ha denunciato lo sfruttamento illecito di suo materiale grafico fino ad attori e maestranze di Hollywood, che hanno visto le loro immagini e le loro voci “rubate” dalle aziende, tramite intelligenze artificiali che permettessero di riprodurle, senza bisogno di spendere i soldi di un ingaggio.
Come detto, le IA sono arrivate anche nel mondo della musica, considerata una delle arti più nobili e antiche, in grado di aggregare quanto di dividere e, forse proprio per questo, una delle arti più passionali che esistano. Piattaforme come Spotify, sono state invase da canzoni create con intelligenza artificiale, per poi trovarsi a rimuoverle. Era però troppo tardi: i software per creare musica erano ormai troppo avanzati e alla portata di tutti.
Nel creare una canzone però, i non addetti ai lavori, potrebbero ignorare l’esistenza di alcuni passaggi più tecnici, che esulano il lato artistico in senso stretto, nonostante una parte di chi li mette in atto concorda nel ritenerli “arte”, in quanto dipendono per la maggior parte dalla sensibilità umana di chi li mette in pratica.
Prima di andare avanti, cerchiamo di spiegare in maniera pratica e veloce, cosa siano il mix e il master di un brano e perché sono passaggi essenziali quando si crea una canzone.
Partendo dal mix: si tratta di quel processo in cui, tutte le tracce audio registrate (es. chitarra, voce, batteria) vengono processate, in modo che suonino in modo chiaro e senza che nessuna sovrasti le altre, creando un suono armonico e gradevole in cui, in base alle esigenze della canzone, l’ascoltatore riesce a distinguere i vari strumenti, a sentire bene la voce e le parole. Si deve cercare di creare un suono coeso, in cui volumi, equalizzazione e spazializzazione (l’orientamento delle singole sorgenti sonore) risultino bilanciate.
Il master è un concetto forse un po’ più complicato e “invisibile”: una volta che è stata ottenuta una traccia audio soddisfacente dal processo di mixaggio, quella stessa traccia viene passata da strumenti di mastering che servono a pulirla dalle varie imperfezioni sonore, a darle un volume più alto, a correggere vari parametri (bilanciamento di frequenze alte, medie e basse) e dare alla traccia un suono professionale, a prescindere dallo speaker da cui si fruirà del brano.
Sebbene quindi, questi due processi potrebbero risultare facili da affidare a un’intelligenza artificiale in grado di automatizzarli, secondo molti tecnici del suono, non è così semplice: il master in particolare, è un processo che varia in base a come l’artista o il tecnico vogliono che quel brano suoni, una scelta che bisogna prendere anche in base al tipo di brano che si sta producendo: un brano rap non dovrà suonare come un brano rock e richiederà un livello di bilanciamento dei suoni molto diverso.
Le intelligenze artificiali però, non si lasciano fermare da nessuno.
Per chi conosce questo campo un po’ più a fondo, non risulterà strano infatti che, già da diversi anni in realtà, le IA nel campo del mastering, esistono e vengono utilizzate molto più di quanto ci si aspetterebbe.
Siti come LANDR o eMastered, offrono servizi ad abbonamento mensile, con cui anche chi non conosce assolutamente nulla di mastering, può ritrovarsi a utilizzare degli strumenti semplici e intuitivi che permettono di far suonare la propria canzone in maniera decisamente migliore, con un volume adeguato a quello richiesto dalle piattaforme di streaming musicale, oltre a equalizzazione e compressione che possono essere regolate, magari affidandosi a dei parametri pre impostati, per i vari generi musicali.
I pareri su questi strumenti, sono estremamente divisi tra chi le reputa accettabilità alternative al master tradizionale, per chi non ha molto da spendere e non ha grandi pretese né competenze, e chi percepisce quella mancanza di “umanità” in un suono che, a tirata di conti, risulta piatto e scarno. La realtà sta probabilmente nel mezzo: ognuno di noi, percepisce la musica in maniera differente e, anche piccole differenze, risultano più o meno apprezzate in base all’ascoltatore.
Ciò che ci interessa sapere, in questa sede, è che di IA che hanno a che fare con l’arte ne esistono e anche tante e che i campi che riescono a coprire, vanno anche più in profondità di quanto ci si possa aspettare. C’è dunque da auspicare un futuro in cui, piattaforme come LANDR, migliorino la loro qualità tanto da rendere il mastering accessibile a chiunque o è giusto che certe cose restino all’analogico e all’umano?
This post was published on 9 Febbraio 2024 16:30
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