Il processo Apple VS Epic è definitivamente concluso, e la casa di Cupertino ha stravinto.
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha rigettato le richieste di appello presentate da ambo le parti in merito alla causa Apple VS Epic. La sentenza ha visto Epic perdere su ogni punto sostenuto tranne uno, ovvero la necessità di porre in vigore pratiche di anti-steering da parte di Apple, che secondo i giudici non può e non deve impedire che gli sviluppatori di un’app permettano agli utenti, tramite link diretti, di effettuare acquisti presso circuiti di pagamento esterni a quello collegato ad App Store, aggirando così il versamento della quota delle esose royalties richieste dalla Mela Morsicata, che ammontano al 30% del valore di ogni acquisto effettuato all’interno del suo mobile store. Solo che Apple è furba e ha trovato il modo di aggirare questa regola senza perdere soldi!
Una lunga diatriba
La causa, (di cui abbiamo seguito l’evoluzione con molti articoli a tema; ad esempio ne abbiamo parlato qui, poi qui ed anche qui) è nata in conseguenza alla rimozione di Fortnite dai dispositivi Apple, dovuta proprio al fatto che Epic aveva tentato di aggirare il versamento delle royalties all’azienda di Cupertino permettendo l’installazione diretta del gioco su iPhone tramite launcher esterno. La sentenza ha inibito tale pratica, consentendo di fatto ad Apple di mantenere il monopolio di App Store sui propri dispositivi mobile. Ora la decisione della Corte Suprema mette la pietra tombale su qualsiasi speranza da parte di Epic di cambiare questo stato di cose. Ovviamente il CEO Tim Sweeney non è stato felice dell’esito processuale, come traspare dal suo commento alla notizia:
The Supreme Court denied both sides’ appeals of the Epic v. Apple antitrust case. The court battle to open iOS to competing stores and payments is lost in the United States. A sad outcome for all developers.
— Tim Sweeney (@TimSweeneyEpic) 16 gennaio 2024
L’azienda di Cupertino, inoltre, ha ottemperato alle direttive anti-steering in un modo tutto suo, ovvero inserendo tutta una serie di “scocciature” atte a rendere tale pratica scomoda per l’utente e lo sviluppatore, ed inoltre – cosa ancor più importante – imponendo comunque il pagamento delle royalties anche agli acquisti effettuati tramite circuiti esterni! Insomma Apple è intenzionata a non voler rinunciare per nessuna ragione al mondo alla sua quota di royalties.
Sentenza che vai, aggiramento che trovi
Cerchiamo di capire quali stratagemmi Apple abbia messo in campo per scoraggiare di fatto la pratica dell’acquisto su store esterni pur ottemperando alla pratica di Anti-steering imposta dal tribunale americano. La dichiarazione di adeguamento alle disposizioni del giudice si può reperire per intero sul web, ma se non avete voglia di leggervi pagine e pagine di “legalese”, un ottimo riassunto è stato stilato da Stephen Totilo su GameFile. In pratica Apple consentirà effettivamente agli sviluppatori di rimandare gli utenti a circuiti di pagamento esterni all’App Store, ma il procedimento sarà talmente farraginoso e irto di paletti da essere scomodissimo, e per di più gli sviluppatori non ne trarranno alcun vantaggio economico!
Ecco tutti i punti cui gli sviluppatori dovranno attenersi:
- Fare richiesta ed ottenere autorizzazione da Apple per l’avvio di tale pratica, fornendo adeguate assicurazioni di sicurezza del circuito di pagamento esterno.
- Continuare ad offrire la possibilità di acquisiti in-app.
- Evitare di scoraggiare attivamente l’acquisto in-app.
- Notificare agli utenti prima del rimando al circuito esterno il fatto che Apple declina ogni responsabilità rispetto alla privacy e sicurezza dell’acquisto effettuato al di fuori di App Store.
- Offrire il link esterno solo all’interno dell’app stessa e non tramite notifica, pop-up o qualsivoglia altro espediente.
- Astenersi dal menzionare la possibilità di acquisto esterno nella vetrina dell’applicazione presente sull’App Store.
- Pagare ad Apple la famigerata commissione, pari al 27% del valore dell’acquisto (percentuale ridotta al 12% per i membri dell’Apple Small Business Program).
Insomma Apple ha imbastito un percorso ad ostacoli che avrà come unico vantaggio per gli sviluppatori un esiguo risparmio del 3% di quota da versare da Apple (questo perché Apple toglie dal computo i costi che essa stessa verserebbe o sosterrebbe per gestire la transazione all’interno del proprio circuito di pagamento di App Store). Inoltre per gli utenti finali tali modifiche non porterebbero ad alcun vantaggio, anzi renderebbero la procedura solamente più lenta e scomoda. In questo modo Apple si assicura il fatto che la percentuale di sviluppatori che deciderà di optare per tale pratica sia prossima allo zero. Ben fatto, genio del male!
Va detto che tale situazione potrebbe ulteriormente cambiare, se non negli USA quantomeno in altri mercati in cui la posizione monopolistica di Apple è oggetto dello scrutinio delle autorità antitrust, per esempio in Europa dove la commissione preposta sarà chiamata ad esprimere un verdetto il prossimo 7 marzo. Nel frattempo Tim Cook se la gode tuffandosi nel suo deposito di denaro come neanche Zio Paperone.