Sembra una barzelletta, o alla peggio l’incipit di un romanzo sci-fi dal carattere distopico, ma a quanto pare è realtà: attorno al nostro pianeta orbitano migliaia, se non milioni, di detriti e frammenti, certamente non di origine naturale. A quanto pare, però, i Giapponesi sembrano avere una soluzione.
Cantava Caparezza ormai 15 anni fa, ma sembra che l’idea di un pianeta circondato da detriti, frammenti ed “immondizia” si sia effettivamente avverato; avverato a tal punto da essere diventato un serio problema per tutti quei sistemi che non vorremmo diventassero “immondizia” come i satelliti ormai vitali per la mobilità e la rilevazione meteo, ma anche per le stazioni spaziali orbitali come la Stazione Spaziale Internazionale, o la cinese Tiangong.
La maggior parte di questi detriti sono parti di missili che abbiamo lanciato in orbita, satelliti che hanno raggiunto il fine vita, e altri più piccoli frammenti. Ovviamente, la situazione non poteva essere semplicemente “c’è una coltre di carcasse metalliche che copre la Terra”, ma queste carcasse metalliche spesso raggiungono velocità altissime a causa dei movimenti gravitazionali, andando a scontrarsi violentemente con altri oggetti in orbita; se va bene con altri detriti, se va male con shuttle in entrata o uscita dal pianeta.
Numerose startup negli anni hanno iniziato a ricercare e a testare metodi per ripulire un po’ lo spazio più prossimo al nostro pianeta, ma la giapponese EX-Fusion, dalla sua base di Osaka, è la prima a far parlare di sé per il folle piano di usare dei veri e propri laser sparati dalla superficie terrestre per eliminare definitivamente i detriti in questione.
EX-Fusion spera infatti di poter installare un laser ad alto potenziale all’interno di un osservatorio spaziale elettro-ottico nei pressi di Canberra, in Australia, e sparare impulsi laser intermittenti contro detriti spaziali che misurino meno di 10 centimetri. L’obiettivo non è, per quanto scenico, distruggere i frammenti sparandoli con il laser, ma piuttosto rallentarne la velocità in modo che cadano verso l’atmosfera e vengano consumati da questa.
Non è neanche una novità parlare di “armi laser” in realtà, visto che sistemi che utilizzano questo tipo di tecnologia sono oggetto di sperimentazione da anni nel campo militare, soprattutto come misura di contrasto ai droni telecomandati. Se però queste “armi laser” utilizzano i cosiddetti “fiber lasers”, e dunque sfruttano il calore sprigionato dall’impatto tra il laser e l’oggetto in questione, il progetto della giapponese EX–Fusion comprende l’utilizzo di laser a stato solido, “Diode-pumped Solid-State Laser” (DPSSL), che riescano ad applicare forza ai detriti per rallentarli.
Sembra però che il team EX-Fusion debba fare i conti con la competizione, per altro interna alla stessa nazione: anche il gruppo SKY Perfect JSAT sta pianificando di implementare la tecnologia laser contro i detriti spaziali, collaborando con l’istituto di ricerca Riken per sviluppare una sorta di “torretta laser satellitare” che funzioni sugli stessi principi del progetto EX-Fusion, ma sotto forma, appunto, di satellite.
This post was published on 18 Gennaio 2024 19:00
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