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YouTube ha nascosto il bottone che vi tutelava | Non saprete più quando è marketing o no

YouTube è stata, soprattutto nei primi anni 2000, la piattaforma preferita dalle nascenti celebrità dell’internet, divenendo la culla per personalità e trampolino di lancio, anche economico, per molte di queste, grazie anche alla possibilità di monetizzare i propri video e ricevere una fetta dei guadagni. Sembra che YouTube abbia deciso di fare un altro passo verso le politiche economiche controverse, rimuovendo alcune semplici linee di codice dalla piattaforma.

Tutto a causa di un flag scomparso

Fino a poco tempo fa era possibile, per chiunque, sapere se un determinato canale su YouTube fosse monetizzato o meno. Si trattava di poche linee di codice che permettevano non solo ai piccoli creator di adeguare il proprio contenuto ai trend di monetizzazione del sito, ma anche a ricercatori e giornalisti di informarsi e riferire modifiche negli approcci della piattaforma.

YouTube, di proprietà di Google e sussidiaria di Alphabet, paga circa il 55% dei guadagni provenienti dalle pubblicità al programma YouTube Partner Program, dividendo questa percentuale tra i più di 2 milioni di creator che ne fanno parte. A Novembre 2020, dopo aver dichiarato di essere riusciti a migliorare il modo in cui determinava i contenuti adatti, YouTube ha iniziato a mostrare pubblicità anche su canali che non facevano parte dell’YPP.

Ovviamente l’espansione delle pubblicità portò ad una grande confusione, non era più possibile determinare facilmente chi rientrasse nel programma e chi invece ne era tagliato fuori. A sostenere i gruppi di monitoraggio indipendenti e gli investigatori internettiani fortunatamente arrivò il codice sorgente pubblico di YouTube, in cui questi gruppi riuscirono a trovare un semplice flag di JavaScript, “is_monetization_enabled” che poteva cambiare tra “true” e “false”.

Poter vedere chi facesse parte del cosiddetto YouTube Partner Program, o YPP, era anche un modo per tenere “sotto controllo” la piattaforma, quali contenuti scegliesse di “premiare” e quali invece venivano affossati; a Settembre, ad esempio, YouTube stessa aveva sospeso dal programma il comico britannico Russel Brand, a seguito delle accuse di abuso sessuale rivoltegli, adesso sarà complesso controllare lo status di quel canale.

Secondo Maen Hammad, membro del gruppo Ekō, organo di controllo indipendente delle azioni delle grandi aziende, la mossa di YouTube non è nient’altro che un tentativo di nascondere agli attivisti le attività degli inserzionisti sulla piattaforma: “Credo che YouTube abbia rimosso il codice dopo che si è accorta che diversi gruppi lo usavano per corroborare l’idea che YouTube finanzi la peggior disinformazione su Internet.” 

A riguardo della rimozione, la portavoce di YouTube Kimberly Taylor afferma che la piattaforma viene aggiornata continuamente al fine di proteggere la privacy di creator ed utenti. Mentre le pubblicità appaiono su diversi video e canali, solo coloro che fanno parte del YouTube Partner Program ricevono una fetta dei guadagni, il fatto che qualcuno lucri dalle pubblicità è, per Taylor, una questione che YouTube vuole mantenere privata.

Ovviamente si parla di dati la cui sensibilità è dibattuta dagli stessi membri dell’esclusivissimo “club del lucro”. Secondo Lindz Amer, creator di contenuti per bambini, transgender e non binariə, parte del programma YPP, non si tratta assolutamente di qualcosa che sia necessario tenere nascosto: “Le persone presuppongono che il mio canale sia monetizzato, perché vedono il numero di iscritti e le pubblicità; comprendo assolutamente l’importanza della privacy, ma non mi importa quanto potrebbe importarmi non avere il mio indirizzo pubblicato online.”

This post was published on 19 Dicembre 2023 12:30

Gaetano Rilievo

Storyteller, Giocatore e appasionato di Forklore e Leggende, non mi sono più staccato dal mio PC dalla prima partita di Age of Mythology. Nel tempo libero adoro tirare dadi a venti facce, collezionare strani oggetti e ovviamente proseguire le infine run dei titoli che cadono sotto le mie grinfie.

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