Le IA (Intelligenze Artificiali) hanno rappresentato il fulcro di molti dibattiti all’interno dell’opinione pubblica un po’ ovunque. Non a caso sempre più persone e anche aziende (sia grandi che piccole) ne hanno fatto uso: per ottenere consigli, generare stringhe di codice, generare immagini oppure ottenere grandi quantitativi di dati. Ebbene adesso anche Dropbox ha attirato l’attenzione per il suo uso delle IA, in particolare collaborando con OpenAI.
Dropbox e OpenAI, facciamo chiarezza sulla situazione!
Dropbox recentemente ha iniziato a testare in maniera massiccia le IA, grazie a una collaborazione con OpenAI. Stando a quanto affermato dalla compagnia americana il loro uso andrà a semplificare l’uso dell’applicativo, oltre a facilitare la gestione dei file presenti al suo interno e anche la loro condivisione. Appunto per questo buona parte dei documenti o file presenti potranno essere analizzati da aziende di terze parti attivi nel mercato delle IA (OpenAI compresa).
Tuttavia è comunque possibile impedire che le IA possano interagire con i file caricati: infatti all’interno delle opzioni di Dropbox è presente la voce detta “Third party AI” che può essere disattivata pigiando il pulsante presente. Allo stesso tempo a questa voce viene anche specificato che i dati vengono salvati in cloud e vengono cancellati dopo 30 giorni: appunto per questo non rimarranno presenti solo per un periodo limitato. In ogni caso è ragionevole che alcuni utenti siano leggermente irritati, anche perché molti usano Dropbox per condividere file piuttosto importanti e con informazioni anche sensibili (o in ogni caso private).
In conclusione Dropbox ha messo a disposizione le linee guida con cui gestire le IA e che possono essere lette direttamente sul sito, raggiungibile tramite il seguente link diretto.
Come siamo messi con le IA in Italia?
Tantissime aziende in tutto il mondo hanno iniziato sempre di più a fare uso della suddetta tecnologia. Molte delle notizie che si sono diffuse in rete hanno riguardato Google, che seguendo il successo di ChatGPT di OpenAI ha lanciato Bard e la potente Gemini, ma anche Microsoft: non a caso ha introdotto le IA pure all’interno di Bing (con cui è possibile generare delle immagini) e in Paint. Insomma, praticamente ovunque si è fatto uso di queste tecnologie, ma per quanto concerne l’Italia? A che punto siamo? Vengono usate o no? Sì e anche molto, aspetto certificato da una recente indagine.
Negli scorsi giorni qui su Player abbiamo parlato dell’indagine fatta da TIM in collaborazione con Intesa San Paolo (di cui potete leggere per intero il nostro report al seguente articolo). Riassumendo quanto detto precedentemente, la situazione in Italia è parecchio positiva: sempre più compagnie e aziende hanno fatto suo delle IA e le previsioni a livello economico sono piuttosto rosee.
Infatti nel report viene detto che solo nel 2023 questa tecnologia ha fatturato ben 1,9 miliardi di euro e questo incremento pare non essere destinato a fermarsi: secondo le previsioni fatte, entro il 2027 i guadagni saranno pari a 6,6 miliardi di euro. Pertanto da un punto di vista economico il futuro pare essere molto positivo, ma siamo sicuri che non vi siano problemi? Non c’è il rischio che alcune persone possano perdere il lavoro? Ma soprattutto: in futuro le persone per avere un semplice lavoro con cui poter campare, che competenze dovranno avere? Per forza di cose se i lavori più semplici verranno sostituiti e interamente automatizzati, ci si dovrà sempre più specializzare e trovare lavoro potrà essere molto più ostico: tuttavia spero vivamente di sbagliarmi.