È stata fotografata una dei primi corpi celesti che porta il nome di una donna: si trova a migliaia di anni luce dalla nostra Terra.
La nomenclatura astronomica è un argomento davvero molto curioso e affascinante, dato che ancora oggi tanti appassionati di scienza si chiedono da dove saltano fuori tutti i nomi dei corpi celesti che orbitano nello spazio aperto.
Non tutti sanno che ci sono delle regole ben precise che si sono affinate nel tempo e che tutti gli astronomi seguono alla lettera ogni volta che si fa una scoperta.
In ambito scientifico, in generale, le nuove scoperte vengono nominate dalla persona o dal team di ricercatori che hanno portato a termine la scoperta.
Nella maggior parte dei casi la scoperta scientifica, che sia essa un animale, una pianta o un pianeta, prende il nome della persona che l’ha scoperta, ma in altri casi può anche richiamare determinate caratteristiche fisiche o comportamentali della scoperta in questione.
In antichità, inoltre, si soleva dare alle scoperte astronomiche i nomi delle divinità greche o romane dato che la controparte religiosa era molto legata a quella scientifica.
Questo è il motivo per cui molti pianeti del Sistema Solare, e anche numerosi asteroidi, costellazioni e corpi celesti portano il nome di divinità (ad esempio Giove o Nettuno).
Nel corso del tempo poi chiaramente questa abitudine è cambiata, salvo in rare eccezioni.
Non tutti sanno che esiste un vero e proprio ente che regola la nomenclatura astronomica, ovvero l’Unione Astronomica Internazionale (IAU) a cui tutti i ricercatori e astronomi fanno riferimento quando devono registrare un nuovo corpo celeste con un nome ben identificativo.
Il lavoro della IAU non è solo quello di permettere agli astronomi di catalogare in maniera precisa i corpi celesti, ma anche di fornire delle precise coordinate nello spazio aperto.
Stelle, costellazioni e galassie non vengono quasi mai denominate con nomi propri, ma con sigle numeriche e simboli per distinguerle le une dalle altre, salvo rare eccezioni (come ad esempio Andromeda o Alfa Centauri).
I pianeti del Sistema Solare, come detto sono stati nominati in antichità, mentre per i pianeti extrasolari, ovvero quelli al di fuori del nostro sistema vengono siglati con successioni di lettere e numeri in relazione alla stella di riferimento.
Gli asteroidi, così come i satelliti, vengono spesso nominati come nomi di divinità greche e romane, anche se proprio per gli asteroidi si preferiscono i nomi femminili.
Ciò che è particolare in tutta questa storia della nomenclatura astronomica e che al momento esiste solo una piccola percentuale di corpi celesti che porta il nome di una donna: non parliamo di nomi femminili generici, ma proprio riferimenti a donne reali che hanno operato in campo astronomico.
Uno dei pochi corpi celesti a portare il nome di una reale donna è Jones 1, una nebulosa molto debole che si trova a circa 2300 anni luce dalla Terra.
La nebulosa in questione è stata scoperta nel 1941 dall’astronoma americana Rebecca “Becky” Jones mediante delle laste fotografiche.
L’astronoma americana è molto celebre non solo per questo, ma anche perché contribuì al lavoro di altri astronomi famosi dell’epoca.
La nebulosa Jones 1 è molto difficile da fotografare dato che, come detto, è molto debole e si trova molto lontano dalla nostra Terra, ma con la giusta strumentazione il polacco Michal Mlynarczyk è riuscito a catturare una foto sensazionale direttamente dalla catena montuosa delle Świętokrzyskie Mountains, nei pressi della cittadina di Kielce, in Polonia.
Mlynarczyk ha pubblicato la sua immagine su Astrobin, il portale dove astronomi appassionati e amatoriali possono mostrare agli altri le fotografie effettuate con la propria strumentazione.
Si tratta di una delle foto più spettacolari dell’anno e che ha un significato molto particolare dato che è uno dei pochi corpi celesti a portare il nome non solo di un’astronoma, ma di una donna realmente esistita.
This post was published on 14 Dicembre 2023 9:30
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