Sapreste riconoscere un volto reale da uno realizzato da un’intelligenza artificiale? Secondo una recente ricerca la risposta è no ed è perfettamente normale. A riconoscere i volti artificiali ci penseranno le macchine.
Uno studio recentemente pubblicato su Psychological Science, una rivista peer reviewed, lascia intendere che noi essere umani inizia a fare confusione quando si tratta di riconoscere un volto umano da uno creato con l’intelligenza artificiale.
C’è un sito molto interessante chiamato thispersondoesnotexist che ha uno scopo molto semplice e singolare: esso crea, ripetutamente, volti di persone che non esistono sfruttando l’intelligenza artificiale. Parliamo di una tecnologia vetusta, lontana dall’efficienza e dalla potenza dei modelli che stanno dietro a Dall-E 3 o simili.
Secondo lo studio sopracitato, i volti generati dall’intelligenza artificiale stanno diventando talmente verosimili da venir scambiati per reali più volte di quanto lo facciano i volti reali. Questo vale finché le persone realizzate dall’intelligenza artificiale sono bianche e caucasiche; quando questa deve sintetizzare volti di persone di colore le differenze con i volti reali si fanno più marcate a causa dei dati con cui la AI sono state addestrate, tristemente orientate verso una maggioranza assoluta di persone bianche (ma questo si sapeva già nel settore).
Fate attenzione perché all’interno dell’articolo abbiamo posizionato alcune comparazioni tra volti reali e volti non reali; alla fine dell’articolo troverete le soluzioni!
Tra iperrealismo e uncanny valley
Il paper in questione si chiama “AI Hyperrealism: Why AI Faces Are Perceived as More Real Than Human Ones,” ed è il risultato di una collaborazione tra l’Australian National University, l’università di Toronto, l’università di Aberdeen e il London University College.
In questo caso il termine iperrealismo è utilizzato per definire il fenomeno per cui gli essere umani trovano più verosomiglianti i volti creati artificialmente che quelli reali, a parità di tipologia della fotografia scattata,
Il paper è il risultato di esperimenti fatti su un pool di 124 partecipanti; l’esecuzione dell’esperimento è molto semplice: i partecipanti devono riconoscere, da un gruppo di 200 immagini presentate loro singolarmente, quante sono reali e quante invece artificiali.
Queste immagini sono egualmente divise tra foto di volti umani reali e immagini di volti umani realizzati dall’intelligenza artificiale, più precisamente utilizzando il modello StyleGAN2 di Nvidia (lo stesso di thispersondoesnotexist, per la cronaca).
Quali sono i risultati? Secondo gli scienziati il 66% dei volti sintetizzati dall’intelligenza artificiale sono stati scambiati per volti umani mentre i volti reali sono stati identificati come tali soltanto nel 51% delle volte. Questi risultati sono drasticamente cambiati unicamente quando a venir presentate erano le immagini di persone di colore generate dall’intelligenza artificiale, il cui calo di qualità è legato proprio alla questione della varietà di dati con l’intelligenza artificiale è stata allenata.
Nel futuro avremo bisogno di macchine per riconoscere le macchine
C’è da dire che StyleGAN2 è un modello di intelligenza artificiale per la generazione di immagini piuttosto antiquato; questo infatti è uscito durante il corso del 2020 e per quanto sia specializzato nella sintetizzazione dei volti umani non ha la qualità visiva dei modelli recenti; considerando inoltre che il boom dell’intelligenza artificiale è avvenuto proprio nel corso degli ultimi due anni, a rifare il test con tecnologie attuali i risultati sarebbero plausibilmente diversi.
L’esperimento ha anche mostrato come i partecipanti che hanno dimostrato maggiore fiducia nella qualità delle loro risposte sono anche gli stessi che hanno sbagliato più spesso; i ricercatori hanno considerato questo evento come una manifestazione dell’arcinota sindrome di Dunning-Kruger.
Un secondo esperimento, con 610 partecipanti adulti, ha invece visto i ricercatori cercare di studiare la capacità degli esseri umani di valutare i volti umani secondo la face space theory. Il risultato finale ha portato a dedurre che gli esseri umani associavano la bellezza ma anche la mediocrità di diversi volti generati dall’intelligenza artificiale a caratteristiche umane mentre screditavano proporzioni disarmoniche come creazioni dell’intelligenza artificiale invece che di madre natura.
Sapete chi è che non sbagliava a riconoscere i volti artificiali da quelli reali? Un sistema di machine learning, con il 94% di volti correttamente associati.
Soluzioni
Se siete arrivati fino a qui è perché, probabilmente, avete voglia di scoprire quante ne avete azzeccate e quante sbagliate.
Ecco tutte le soluzioni dove vi indicheremo qual’era il volto reale tra i 2:
- Sfida 1: destra
- Sfida 2: destra
- Sfida 3: sinistra
- Sfida 4: destra
Quante ne avete azzeccate? Non ci credete? I volti delle persone normali li abbiamo tutti quanti pescati dal sito Unsplash.com cercando la keyword people, gli altri sono stati creati artificialmente attraverso il solito thispersondoesnotexist!