Avete mai sentito parlare della pareidolia? Non tutti sanno che è un fenomeno molto diffuso anche nello spazio aperto.
Le illusioni ottiche sono tra i fenomeni che più ci fanno credere di essere all’interno della simulazione e molto spesso non solo non ci fanno credere ai nostri occhi, ma addirittura è il nostro stesso cervello che ci inganna quando le guardiamo.
Tra i fenomeni ottici di questo genere più comuni c’è sicuramente quello della pareidolia, un illusione ottica molto comune, ma che ancora oggi ci fa restare a bocca aperta.
Sicuramente sarà capitato a moltissime persone di vedere un volto all’interno di un’immagine apparentemente sconnessa e astratta, oppure guardare in alto nel cielo e scorgere una nuvola che ha la forma di un cavallo: questi sono fenomeni riconducibili proprio alla pareidolia.
Si tratta di un’illusione subcosciente che ci spinge a ricondurre a forme e oggetti noti delle immagini che però sono completamente astratte.
Di solito la pareidolia si manifesta quando guardiamo un insieme di macchie, oppure le nuvole nel cielo, o magari quando guardiamo le automobili dalla parte anteriore e ci sembrano dei volti: non tutti sanno che anche nello spazio aperto sono stati documentati casi di pareidolia.
Alcuni sono molto famosi, come il caso del volto sul suolo di Marte, altri invece molto più nascosti, ma che sono ugualmente interessanti.
La NASA è una delle società più celebri del mondo, capace di arrivare dove nessun uomo è mai arrivato, ma in fin dei conti anche l’agenzia aerospaziale americana è formata da esseri umani che possono essere facilmente suscettibili alle illusioni ottiche.
Non è un caso che molti casi di pareidolia sono stati documentati proprio da telescopi e sonde spaziali.
Uno degli esempi più famosi di pareidolia nello spazio è quello documentato addirittura nel 1976 dalla sonda Viking 1 della NASA mentre sorvolava il suolo di Marte, precisamente nella regione di Cydonia.
Come si può notare dall’immagine sottostante, catturata nel 1976, si nota in maniera chiara un’altura del suolo marziano che sembra proprio un volto umano con tanto di capelli, occhi e bocca.
Questo è chiaramente il caso più celebre di pareidolia nello spazio aperto, ma ci sono stati altri casi documentati anche negli anni successivi e nell’intero cosmo.
Oltre a rocce che sembrano dei volti umani, sono stati rinvenuti nel corso degli anni anche degli asteroidi e delle nebulose che sembravano teschi spaventosi, sicuramente in tema per la notte di Halloween.
Il volto di Marte è sicuramente qualcosa che ci fa fare un piccolo sobbalzo, ma non è nulla in confronto ai teschi che sono stati rinvenuti nello spazio.
Chiaramente non si tratta di reali teschi che fluttuano all’interno del cosmo, ma di corpi celesti che hanno una forma riconducibile a quello di un teschio, sempre per un caso di pareidolia anche abbastanza spaventoso.
Uno dei più famosi (e anche molto spaventosi) è il caso dell’asteroide teschio, il cui vero nome è 2015 TB145.
Si tratta di una roccia spaziale scoperta proprio nel 2015 dalla NASA che misura circa 700 metri in larghezza, il quale si è formato circa 4,6 miliardi di anni fa ed è il relitto di un pianeta che non si è mai formato.
Si tratta di un asteroide molto scuro che riflette solo il 5% della luce solare, ma con la giusta illuminazione appare come lo vedete nella foto sottostante:
A dir poco spaventoso considerando che l’ultima volta che è passato vicino alla Terra era proprio la notte di Halloween, davvero uno scherzo del destino abbastanza macabro.
Non è tutto perché l’asteroide in questione non è l’unico teschio dello spazio: a 1600 anni luce si trova infatti la cosiddetta Nebulosa del Teschio, il cui nome è tutto un programma.
Si tratta di un residuo di una stella morta da diverso tempo che si trova all’interno della costellazione Cetus e che sembra a tutti gli effetti un teschio fluttuante nello spazio aperto.
Il suo vero nome è NGC 246 che è studiata e monitorata dall’ESO, ovvero l’European Southern Observatory.
This post was published on 30 Ottobre 2023 11:30
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