Spotify è diventata senza ombra di dubbio l’applicazione di riferimento per quanto riguarda l’ascolto della musica. Ci sono tante alternative a essa, come per esempio Soundcloud o YouTube Music, ma nonostante tutto Spotify è sempre la prima scelta di molti utenti e di artisti. Tuttavia sono in arrivo diversi cambiamenti, che molto probabilmente renderanno la vita ancora più complicata ai piccoli creator attivi sulla piattaforma.
I suddetti cambiamenti citati nel paragrafo introduttivo arriveranno molto probabilmente nei primissimi mesi del 2024. In totale questi saranno tre e almeno un paio di essi sono più o meno sensati. Uno di essi riguarda l’imposizione di multe a coloro che distribuiscono la musica sulla piattaforma (comprese le stesse etichette) per attività fraudolente relative ai brani pubblicati su Spotify stesso. Considerando che questo è stato un fenomeno molto diffuso, questa decisione è più che sensata.
La seconda, invece, riguarda coloro che sulla piattaforma realizzano tracce per rumori di sottofondo (come pioggia, vento, neve e simili). Nello specifico questo cambiamento andrà a inficiare sul loro guadagno, visto che molti di essi hanno adottato delle strategie molto originali per andare contro le regole di Spotify: al suo interno tutte le tracce con una durata di più di 30 secondi possono guadagnare denaro. Pertanto molte persone che si sono dedicate alla loro creazione ne creavano forzatamente diverse spezzettandole in file audio da 31 secondi l’uno. Questa cambiamento dovrebbe appunto porre un freno a tale controversia. Ma il vero sconvolgimento riguarda la terza novità che verrà introdotta da Spotify.
Per quanto la suddetta applicazione venga principalmente usata per ascoltare musica di grandi artisti, come per esempio Flume, Kendrick Lamar o Stromae, essa viene anche utilizzata da piccoli creator musicali per la pubblicazione e diffusione dei propri pezzi. Infatti soprattutto per queste persone arrivare a un guadagno concreto sarà ancora più difficile, in quanto verrà introdotta una soglia minima di “stream annuali” per far sì che la propria traccia inizi a guadagnare le cosiddette “Royalties”.
In questo caso il creatore di una determinata canzone per poter avere un ricavo significativo, dovrebbe raggiungere di mese per mese le centinaia e centinaia di riproduzioni: alcuni effettivamente ce la fanno, specie quelli che realizzano canzoni che diventano virali (come “Fluxxwave” di Clovis Reyes: musicista di appena 15 anni, nato in Francia che con questa canzone è riuscito a raggiungere i 26 milioni di streaming e che ha ogni mese 3,6 milioni di ascoltatori alla data attuale). L’aspetto ancora più controverso è che i soldi generati da questi ascolti, nel caso in cui non raggiungano una certa quota di stream, non verranno dati a loro, ma verranno redistribuiti (in particolare ai grandi artisti).
Se ciò dovesse concretamente rivelarsi vero, per i piccoli musicisti e creator sarebbe una vera e propria mazzata sui denti. Certo molti di loro potrebbero cambiare piattaforma, ma se fino ad allora hai sempre guadagnato e ti sei fatto un nome su Spotify, perché dover per forza cambiare quando ti sei già creato un’ottima fanbase? Effettuando, tra l’altro, un numero incredibile di sacrifici?
Si spera appunto che Spotify ritorni sulle sue, poiché in caso contrario le conseguenze potrebbero essere di un certo livello (almeno in linea teorica). Fatto sta che la compagnia se ha i soldi per finanziare il Barcellona e far cambiare nome al suo stadio (Spotify Camp Nou), dovrebbe avere comunque i soldi per dare una possibilità a tutti i piccoli creator di creare musica senza problemi e avere allo stesso tempo un guadagno.
This post was published on 28 Ottobre 2023 10:30
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