In una continua ricerca della sostenibilità economica gli sforzi di Youtube si stanno concentrando nel creare funzioni che permettano ai creatori di vendere i loro prodotti in maniera più semplice ed efficace.
Se c’è qualcosa che sembra essere sempre più chiaro ad amministratori delegati, money people e in generale utenza più smaliziata questo è la durata limitata del modello pubblicitario classico in rete. Le persone si stanno scocciando di dover guardare montagne di pubblicità l’una dopo l’altra, esattamente come si stanno scocciando di non poter nemmeno più utilizzare i propri ad-block per avere una fruizione gradevole dei contenuti che magari supportano in altra maniera.
In giro ci sono sempre più esperimenti che cercano di portare avanti modalità alternative di sostentamento: in cima a queste troviamo senza dubbio gli abbonamenti. YouTube, nello specifico, ci prova da molto tempo a portare avanti il concetto di un piano premium tra contenuti esclusivi, assenza di pubblicità e molto altro; per il momento questa strada non è stata praticabile.
C’è però un qualcosa che sta venendo sperimentato negli stati uniti che potrebbe portare qualche eurodollaro in più nelle casse di YouTube: parliamo infatti di una serie di strumenti che permetterebbero ai creatori di contenuti di taggare i prodotti in vendita all’interno dei loro video, rendendo l’acquisto di questi ultimi estremamente più semplice per gli spettatori, portando qualche piccola commissione alla piattaforma ospitante.
Quella di YouTube non è una novità assoluta; sia Instagram che TikTok, altre due piattaforme dove i contenuti video vanno per la maggiore, hanno introdotto al loro interni sistemi per taggare i contenuti acquistabili dagli spettatori. Instagram è da tempo che prova a spingere il suo animo da negozio virtuale mentre TikTok recentemente ha introdotto questa funzione all’interno del mercato americano.
Youtube nel corso degli ultimi anni ha provato più volte a muoversi in questa direzione, forte anche dell’esperienza di Google in questo genere di approcci (Google Shopping, per quanto poco chiacchierato, è pur sempre remunerativo).
Durante il corso dello scorso anno ha iniziato una partnership con Shopify, dando l’inizio a una timida integrazione tra la piattaforma per la costruzione degli ecommerce più nota in circolazione e i video YouTube. Tentativi sono stati fatti anche per integrare soluzioni simili all’interno delle dirette o degli short di YouTube, seppur con successi limitati per il momento.
La nuova funzione che Youtube vuole sperimentare invece permette ai creatori di contenuti, attraverso un sistema di timestamp, di far comparire dei veri e propri tasti “compra ora“ in punti specifici del video, magari in concomitanza con la comparsa a schermo di oggetti di vario genere.
Secondo le analisi preliminari, gli spettatori sembrano interagire con questi tasti il doppio di quanto facciano con le attuali integrazioni dei sistemi di shopping all’interno di Youtube, portando a risultati definiti come soddisfacenti. La funzione sarebbe applicabile soltanto ai contenuti di lunga durata e non agli shorts, con una durata minima di 1 minuto e una distanza massima tra i vari placement di 30 secondi.
Di base quello che potrebbe accadere dentro Youtube a breve si può riassumere in questa maniera: Google vuole integrare tra le funzionalità per i creativi la possibilità di generare dei tag affiliati per tutti i contenuti che si desiderano all’interno del video, il tutto a patto che questi vengano citati esplicitamente anche dentro la descrizione del video.
YouTube Studio, in sostanza, attraverso una scheda dedicata al comparto shopping permetterà ai creator di avere accesso a molteplici dati sui prodotti presenti all’interno dei loro video, creando un nuovo sistema di monetizzazione dedicata ai creativi. YouTube ha sottolineato come questa opportunità rappresenti un ghiotto modo, per gli Youtuber, di iniziare a monetizzare anche su vecchi video già realizzati che ancora fanno un buon numero di visualizzazioni. Tutto ciò sarà corredato anche da un ricco parco statistiche attraverso cui sarà possibile, per i creator, avere tutte le informazioni necessarie per studiare e implementare strategie anche di lungo termine.
Di certo il mercato di riferimento a cui si sta affacciando YouTube è piuttosto complesso ed è difficile capire effettivamente quale sarà il destino ultimo di questa nuova funzione. Di certo si inserisce all’interno del grande trend in cui i colossi digitali alla ricerca di nuovi modi per sopravvivere all’interno di un internet differente da quello in cui hanno raggiunto il successo; resta da vedere se effettivamente c’è futuro per un generico shopping su tutte le piattaforme o se il pubblico arriverà a sentirsi saturato da tutti questi input verso l’acquisto.
Noi pensiamo che la seconda conclusione sia la più probabile delle due.
This post was published on 22 Ottobre 2023 7:00
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