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ChatGPT ha fatto una strage: licenziati 1/5 dei dipendenti di Stack Overflow

Colpito duramente dall’introduzione di ChatGPT, Stack Overflow, una volta luogo preferito dei programmatori di tutto il mondo, sta passando un momento di crisi ed ha licenziato il 28% di tutto il suo personale.

L’intelligenza artificiale generativa ha chiaramente il potenziale per cambiare in meglio il mondo, bisogna soltanto capire che direzione farle prenddere per permettere questo cambiamento senza il collasso della maggioranza delle attività in qualche maniera positive per il mondo precedenti. 

Tutti gli informatici del mondo conoscono tutt’ora Stack Overflow con grande gioia e per buone ragioni; la piattaforma, una specie di gigantesco forum dedicato al mondo della programmazione, era riuscito anche nel difficile compito di valicare le mura degli esperti di settore diventando una spalla su cui piangere o da utilizzare nel momento del bisogno. 

Chi non ha mai letto in giro di quanto Stack Overflow  fosse tossico per il mondo dei programmatori visto che, al giorno d’oggi, “programmare è più facile che mai: vai su Stack Overflow, copi quello che ti serve e incolli; studiare non serve più!”

Ecco: questi professionisti del gatekeeping saranno felici di sapere che ora non hanno nemmeno più un forum con cui prendersela perché Stack Overflow non se la sta passando benissimo. 

Cosa sta accadendo in Stack Overflow?

Quanti informatici hanno utilizzato Stack Overflow durante il corso del loro lavoro?

Il perché Stack Overflow stia facendo un po’ fatica a registrare risultati positivi è abbastanza semplice da capire: l’ascesa delle intelligenze artificiali generative, ChatGPT in primis, sta portando più di un grattacapo a questo genere di community fortemente incentrate sull’aspetto collaborativo. Basta fare le giuste domande al chatbot per ottenere un aiuto più specifico su quel problema singolare che si è incontrato durante il proprio lavoro senza scartabellare pagine di forum, il tutto avendo anche il vantaggio di testare il codice nel proprio IDE.

Prashanth Chandrasekar, amministratore delegato della piattaforma, ha infatti annunciato recentissimamente che Stack Overflow sta licenziando il 28% del suo personale come mossa per tagliare i costi operativi, così da poter perseguire in maniera più efficace la strada della redditività portando a della reale innovazione nei suoi prodotti. Questo tragitto include una risposta diretta ai chatbot attraverso Overflow AI, un chatbot alimentato dall’intelligenza artificiale generativa specializzato nella programmazione.

Di certo il tempismo non è stato dalla parte dell’azienda: durante il 2022 infatti essa aveva raddoppiato il proprio organico raggiungendo le 525 persone assunte; l’arrivo di Chat GPT qualche mese dopo ha dato un brutto colpo al traffico e in generale al successo del sito generando i primi problemi e costringendo l’azienda a tornare sui suoi passi. 

Al momento non ci sono informazioni precise su quando Overflow AI sarà disponibile al pubblico e la speranza è che per quel momento ci siano anche delle leggi e delle norme in grado di contenere l’avidità che sta caratterizzando le IA generative.

Non è soltanto una questione di codice ma anche di codice morale

La posizione morale di aziende come OpenAI nel corso del tempo è diventata sempre più dubbia

Uno dei grandi problemi morali dietro l’uso delle intelligenze artificiali generative è legato al come queste ultime trovano i dati necessari al loro corretto funzionamento. Chat GPT è riuscita a sostituirsi a Stack Overflow proprio perché, attraverso lo scraping dei dati, ha letto tutte le conversazioni presenti nelle pagine del sito; quanti degli utenti che hanno realizzato i post utilizzati da OpenAI come base avrebbe voluto genere di utilizzo, senza farsi pagare?

Nel corso dei prossimi mesi le aziende dietro le intelligenze artificiali generative dovranno infatti rispondere a moltissime domande su come intendono sostenere la rete, invece di continuare a fare soldi su dati che non avevano in primo luogo il permesso di ottenere. Qualche piccolo passo sta chiaramente venendo fatto: stanno iniziando a comparire le opzioni per effettuare l’opt-out da alcune piattaforme, mentre fanno capolino altri sistemi (come delle leggi) per circuire gli spazi di manovra per le aziende che fanno soldi sui dati ottenuti da altri.

Il CEO di Stack Overflow comunque ha espresso chiaramente che non c’è futuro per i chatbot senza la collaborazione di piattaforme come la sua. Con l’avanzamento dei linguaggi di programmazione e l’insorgenza di feedback loop negativi trainando un’intelligenza artificiale con i dati da essa stessa generata, piattaforme dove esseri umani capaci possano far progredire le conoscenze in maniera strutturata sono indispensabili per il futuro di questi strumenti.

Restano da definire dei piani di business sostenibile: Stack Overflow, idealmente, vuole far pagare i siti che utilizzano i suoi dati per trainare dei chatbot; resta da vedere quanto e come e quante aziende si muoveranno in maniera scorretta aggirando il problema. 

Il futuro che ci si prospetta d’innanzi può sembrare torvo a buona ragione.

This post was published on 18 Ottobre 2023 21:00

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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