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Stai cercando un immagine su Google? Il motore di ricerca la creerà per te con l’IA

Google sta introducendo pian piano all’interno del suo pacchetto strumenti una nuova funzione chiamata SGE, o Search Generative Experience. La sua caratteristica? Introdurre all’interno dei risultati di ricerca elementi creati con l’intelligenza artificiale in grado di soddisfare le query dell’utente.

Recentemente in redazioni abbiamo passato molto tempo a ridere e scherzare sui piccoli capolavori artistici realizzati dalla pagina Facebook AI Generated Videogames. Se non avete Facebook sappiate soltanto che vi state perdendo uno degli esperimenti più bizzarri dei tempi recenti, in cui gli utenti forzano le intelligenze artificiali a creare finti videogiochi sulla base di prompt assurdi come un mashup tra Rambo e Banjo Kazooie, un MMORPG su WhatsApp con protagonista Luigi o un clone di Starfield di Bethesda con dentro i protagonisti della sitcom Seinfield.

Queste immagini sono generate con vari strumenti ma quello principale è senza dubbio Dall-E 3, l’intelligenza artificiale generativa che permette di creare immagini partendo da descrizioni testuali. Abbiamo già parlato in abbondanza di cosa siano questi strumenti e di come stiano lentamente cambiando il mondo a più riprese, motivo per cui cercheremo di non toccare troppo l’argomento in favore di quella che è la grande novità del giorno.

Google, infatti, per il momento è stata principalmente a guardare: a differenza di Microsoft è saltata sul treno delle intelligenze artificiali in grado di comprendere i prompt di testo un po’ più tardi del previsto. Per questo lo strumento di cui parliamo oggi, SGE, non è una novità assoluta bensì non è molto distante a quello che fa Bing con il suo supporto a DALL-E3.

Google sta lavorando per noi (più o meno)

Questa l’abbiamo realizzata con Bing Create, Google perdonaci ti prego!

Piccolo punto di partenza per intavolare questo discorso: al momento della stesura di questo articolo Search Generative Experience non è disponibile in Italia ma soltanto in Stati Uniti, India e Giappone. E no, non basta una VPN per utilizzare lo strumento in questione bensì è necessario creare un account Google americano/indiano/giapponese; con un po’ di sforzo è possibile ottenere pure quelli ma perché semplicemente non aspettare un poco?

In ogni caso Search Generative Experience introdurrà al suo interno la possibilità, per l’utente finale, di creare nuove immagini a partire da una descrizione testuale, in maniera molto simile a quanto Bing Create permette di fare sfruttando la vicinanza con DALL-E in forza a OpenAI (che è sempre di Microsoft, giusto ricordarlo).

Inizialmente la funzione SGE permetteva di visualizzare unicamente feature snippet testuale ma, dall’inizio di agosto, Google ha lavorato al fine di introdurre anche contenuti multimediali come foto o video che siano in qualche maniera correlati alle richieste fatte dall’utente. Di fatto quest’ultimo può letteralmente creare una nuova immagino sfruttando l’intelligenza che anima Google Bard, soltanto che stavolta a lavorare è il modello Imagen di Google.

In termini di interfaccia questa funzione sarà perfettamente ingrata con ciò che già conosciamo e apprezziamo di Google Search; la sostanziale differenza con il passato è rappresentata semplicemente dalla possibilità di trovare, tra le immagini ricercate, anche immagini generate appositamente per l’occasione.

Non crediamo però che Google pagherà le multe anche di questo genere di immagini, visto che quella dichiarazione era riferita unicamente a quanto fatto per gli utilizzatori degli strumenti AI powered di Google Workspace (come Vertex AI, per capirci).

Cos’altro sta combinando Google con l’intelligenza artificiale?

Al momento il tool è molto meno raffinato di quanto sarà in futuro; è Google stessa a dichiarare ancora la natura semi embrionale dello strumento all’interno di una delle FAQ di Google Search Labs. In ogni caso lo strumento dovrebbe essere in grado di apprendere autonomamente sulla base degli errori che gli utenti segnalano nella generazione delle immagini, arrivando così nel tempo a raffinare i risultati al punto da evitare situazioni in cui ci sono gli estremi per delle cause legali.

Per cercare di mitigare anche l’utilizzo delle immagini a scopo di disinformazione, Google ha anche annunciato di inserire dei metadati all’interno dei file in grado di far identificare a chiunque le immagini come ai-generated; parliamo quindi di un watermark integrato che non è eliminabile, invisibile a occhio umano ma non a quello dei tecnici.

Questa soluzione è stata realizzata da SynthID, un progetto portato avanti in parallelo da Google Cloud e Google DeepMind annunciato a fine Agosto 2023.

Durante il corso dei prossimi mesi, in ogni caso, SGE si potenzierà ancora e ancora andando ben oltre quanto fa oggi con la generazione delle immagini. Se al momento lo strumento è in grado semplicemente di abbozzare delle email o dei testi diretti ad altre persone, durante il corso dei prossimi mesi l’intelligenza artificiale riuscirà a scrivere anche testi di carattere diverso, di lunghezze variabili e con toni di voce che saranno indicabili dall’utente con un notevole grado di precisione. 

Il bello è che questo genere di funzioni, l’abbozzamento di testi e la generazione di immagini a partire dai prompt, saranno integrate all’interno delle suite di lavoro di Google. Ad esempio i testi generati dal’intelligenza artificiale potranno essere esportati agli strumenti di Google Workspace come Gmail o Google Docs mentre le immagini potranno essere caricate dentro Google Drive o Google Photos in base alle proprie necessità.

Google, se non lo si fosse capito, ha deciso di investire in maniera netta sull’intelligenza artificiale generativa osservandone le potenzialità e integrandole all’interno della sua interfaccia, di gran lunga quella più conosciuta nell’universo consumer, così da vedere la risposta dell’utenza. Il dubbio resta semplicemente di carattere cronologico: quando avremo la possibilità di utilizzarlo anche al di fuori degli stati scelti com pilota?

Purtroppo (o per fortuna, se vogliamo fare i lungimiranti) le leggi europee sull’intelligenza artificiale rallentano di certo la trafila burocratica che le grandi aziende devono affrontare per poter esportare le loro tecnologie. Fra qualche anno probabilmente avremo il giusto grado di conoscenza dell’argomento per capire se questa sarà stata una mossa utile o se, a causa dell’AI Act e di indicazioni simili, ci ritroveremo a essere un qualche tipo di fanalino di coda dal punto di vista prettamente tecnologico.

Nel mentre, comunque, vi consigliamo di guardare la splendida immagine del vombato che si beve una birra con il suo amico capibara; questa l’abbiamo appositamente realizzata per voi per scacciare via solo temporaneamente l’idea che l’intelligenza artificiale finirà per rubare a tutti il lavoro.

This post was published on 16 Ottobre 2023 18:30

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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