Apple è un azienda particolarmente odiata, per una pletora senza fine di motivazioni anche piuttosto importanti, che però può vantare un primato: quello di essere una delle aziende più attente in assoluto in ambito Privacy. La cosa però non piace a tutti.
Le chiamano crypto wars gli Americani: un nome che oggi, nel 2023, richiama l’idea delle criptovalute e che invece è lontana anni luce da tali argomenti. Crittografia, sicurezza, privacy, intelligence, CIA, FBI: tutti questi elementi si mescolano nelle crypto wars e l’ultima di queste vede come protagonista proprio l’azienda guidata da Tim Cook.
Recentemente, infatti, un misterioso gruppo chiamato HEAT Initiative ha iniziato ad attaccare legalmente l’azienda di Cupertino con un fine ben preciso: costringere quest’ultima a portare avanti i lavori per l’integrazione in iPhone, sopratutto, in iCloud di un sistema CSAM Detection.
Se la sigla non vi dice nulla non preoccupatevi: gli argomenti sono piuttosto tecnici e complicati ma noi siamo qui per cercare di venirvi incontro così da farvi capire di che stiamo parlando.
CSAM Detection sta per Child Sexual Abuse Material, ovvero un progetto elaborato da Apple che si basa su NeuralHash; un complesso sistema algoritmico che ha un obbiettivo ben preciso: creare un sistema automatizzato per scannerizzare le immagini che passano attraverso gli iPhone verificando, in maniera celere e sicura, se queste contengono immagini di minori in situazioni di abuso.
Da un punto di vista informatico parliamo di un sistema molto raffinato che sfrutta le funzioni crittografiche di tipo hash per permettere di capire, in maniera molto precisa e anche molto sicura dal punto di vista della privacy, se le foto presenti nella memoria di archiviazione siano associabili alle immagini accuratamente categorizzate come “pericolose” in un database in possesso di Apple.
Inizialmente annunciata da Apple ad Agosto 2021, il progetto per integrare un sistema CSAM all’interno del suo iCloud si è poi rapidamente arenato a Dicembre 2022 a causa delle importanti ripercussioni che avrebbe all’interno della privacy di ognuno, dopo lunghi colloqui con tanti esperti. Come già accaduto durante il corso degli anni passati, qualsiasi concessione da parte di Apple, la più privacy driven tra le grandi compagnie tecnologiche dei giorni nostri, sarebbe risultata in un primo passo verso un futuro in cui la privacy diventa un accessorio invece che una priorità.
La notizia è stata presa in maniera estremamente positiva da chi, chiaramente, ha interessi nel vedere la privacy rispettata e un po’ meno invece da altri enti; tra questi uno c’è anche il sopracitato HEAT Iniatiative, i cui fondi però destano un po’ di preoccupazioni.
Una lunga indagine portata avanti dal giornale The Intercept sta aiutando infatti a dimostrare come Heat Initiative stia venendo lautamente finanziato da un fondo di investimenti legato all’universo democratico americano.
Nello specifico il nome di riferimento è quello del fondo Hopewell che, citiamo testualmente,
è un organizzazione che aiuta in maniera privata o segreta a indirizzare la generosità e i voti dei miliardari.
Sempre The Intercept infatti sottolinea come questa Heat Initiative sia parte di un più complesso sistema di aziende, associazioni, fondazioni e altre amenità che formano una gigantesca rete, in grandissima maggioranza anonima, di gruppi allineati con il mondo democratico americano, che attraverso quelli che in gergo si chiamano dark money cercano di spostare in una direzione più che in un altra grandi quantità di fondi e capitali.
Questa indagine, di fatto, sottolinea una doppia grande novità: se chiunque poteva già immaginarsi l’FBI interessato a vedere diminuire il livello di privacy offerto da Apple per questioni di intelligence, dall’altra erano in molti meno a poter dire la stessa cosa per miliardari e politici, specie per queste cose sarebbe poi infinitamente più difficili da giustificare dal punto di vista morale al pubblico.
La presenza di questa Heat Initiative e la loro attiva partecipazione contro Apple nel tentativo di introdurre sistemi in grado di bypassare l’ottimo livello di privacy a ora offerto, mette chiara sul tavolo dell’informatica moderna la volontà politica di uno degli stati più potenti al mondo di circuire, nuovamente, le libertà individuali in favore della sicurezza.
This post was published on 11 Ottobre 2023 12:00
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