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Getty Images vuole risarcire gli artisti “fregati” dalle IA

Le IA rubano il lavoro degli artisti? La discussione in merito ha accolto molteplici punti di vista muovendosi sul filo del rasoio della violazione del copyright. La società Getty Images dice di aver trovato una soluzione.

Da quando le IA sono state addestrate a riprodurre tutto ciò che un umano è in grado di creare con la propria creatività, il problema della violazione del copyright è deflagrato mostrando i punti oscuri dell’utilizzo di un’intelligenza artificiale nella produzione di testi scritti, immagini e musica. La società Getty Images afferma di poter risolvere la spinosa questione e risarcire gli artisti che si sentono fregati dalle IA.

Per chi non lo sapesse, Getty Images è un’agenzia fotografica e di distribuzione di immagini e video. Fondata nel 1995, è una delle più grandi e conosciute agenzie di immagini al mondo. L’azienda offre una vasta gamma di contenuti visivi, inclusi fotografie, video, illustrazioni e altro, che vengono utilizzati da editori, creativi e aziende per scopi commerciali ed editoriali.

Getty Images propone un vasto archivio di immagini provenienti da fotografi professionisti, agenzie di stampa e collaboratori indipendenti. Gli utenti possono acquistare licenze per l’uso di queste immagini in base alle loro esigenze specifiche, che possono includere pubblicazioni stampate, siti web, campagne pubblicitarie, presentazioni e molto altro.

Vin da sé, dunque, che la compagnia sia particolarmente attenta alle esigenze degli artisti e dei creatori di contenuti, garantendo loro un revenue per le loro produzioni tramite la venduta di licenze. E con le IA come si fa? Queste producono immagini in gran quantità attingendo anche da contenuti preesistenti senza chiedere il permesso dei legittimi autori. Getty Images dice di aver trovato una soluzione.

Se non puoi batterle, unisciti a loro

Craig Peters, CEO di Getty Images, ha dichiarato al portale Verge di aver trovato una soluzione a uno dei maggiori problemi di copyright dell’IA, ovvero i modelli di IA che sono stati addestrati a produrre contenuti rubando le opere originali. Per dimostrare ai creatori di IA che è possibile rispettare i diritti d’autore degli artisti, Getty ha sviluppato essa stessa un’IA che utilizza solo dati concessi in licenza e che è progettato per ricompensare i creatori man mano che lo strumento diventa più popolare nel tempo.

“Penso che un mondo che non ricompensa gli investimenti nella proprietà intellettuale sia un mondo piuttosto triste”, ha dichiarato Peters a The Verge.

Durante la Code Conference 2023 organizzata da Vox Media, Peters ha illustrato il motivo per cui Getty Images, proprietaria dell’ “archivio visivo privato più vasto del pianeta“, possiede una prospettiva peculiare su questo argomento. A febbraio, Getty Images ha avviato un’azione legale contro Stability AI per questioni di copyright relative al generatore di immagini della loro azienda denominato Stable Diffusion. Getty ha sostenuto che Stable Diffusion è stato istruito utilizzando un database di 12 milioni di immagini Getty, addirittura imitando il suo watermark.

Ora Getty ha sviluppato il proprio creatore di immagini, il quale è stato addestrato con un approccio differente rispetto alla maggior parte dei generatori più diffusi. Peters ha affermato che, in linea con la costante missione di Getty di immortalare le immagini più iconiche del mondo, “Generative AI by Getty Images” è stato progettato appositamente per evitare le principali criticità legate al copyright, cercando inoltre di remunerare in modo giusto gli artisti.

La promessa di Peters: gli artisti verranno sempre ricompensati per il loro lavoro

Il CEO di Getty Images, dunque, promette di poter dimostrare l’esistenza della possibilità di sviluppare modelli generativi rispettosi dei diritti di proprietà intellettuale degli artisti e dei detentori di tali diritti e di ricompensare in modo equo il loro lavoro.

Invece di cercare dati in rete per nutrire il proprio modello di IA, lo strumento di Getty viene istruito esclusivamente utilizzando immagini di cui Getty detiene i diritti, ha spiegato Peters. Questo strumento è stato creato per soddisfare la crescente richiesta da parte dei clienti della compagnia, desiderosi di accedere a generatori di IA che non comportino rischi di violazione del copyright. Peters ha fornito ulteriori dettagli:

Creiamo servizi per i nostri clienti che consentono loro di creare a un livello superiore, di risparmiare tempo, denaro ed eliminare il rischio di proprietà intellettuale. E quest’ultimo aspetto è fondamentale nell’ambito dell’IA. I nostri clienti vogliono liberare parte della loro creatività attraverso questi strumenti, ma devono assicurarsi di non violare la proprietà intellettuale di terzi.

Peters ha dichiarato che l’IA di Getty Images è nuovo perché “rispetta la proprietà intellettuale su cui è stato addestrato” e fornisce “ricompense ai creatori di quei contenuti”. L’idea è che, man mano che lo strumento di intelligenza artificiale di Getty diventerà più popolare, gli artisti riceveranno pagamenti sempre più consistenti per le loro opere originali utilizzate per generare i risultati dell’intelligenza artificiale.

Getty Images prevede di collaborare un giorno con i marchi che possiedono i propri diritti di proprietà sulle immagini e di creare generatori di immagini personalizzati.

This post was published on 9 Ottobre 2023 11:30

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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