L’arrivo delle telecomunicazioni di massa nel XXI secolo, con particolare riferimento a internet, ha cambiato in maniera incredibile il nostro modo di vivere e anche il mondo a noi circostante. Grazie a essa sono nati diversi importanti servizi, che hanno migliorato in un certo qual modo la nostra vita, ma allo stesso tempo portando anche a degli effetti non del tutto positivi: per esempio i social hanno permesso di rimanere in contatto con tutti, ma parallelamente hanno portato a un aumento del disagio sociale. Ma oggi non siamo qui per parlare di questo, bensì del fatto che la FTC americana ha fatto causa al colosso dell’e-commerce mondiale: ovvero Amazon.
Amazon venne fondata il 5 luglio del 1994 da parte di Jeff Bezos. Inizialmente attiva come semplice libreria, con l’avvento degli anni Duemila iniziò progressivamente la sua ascesa nel mondo del commercio digitale diventando una delle aziende leader del settore. La sua fortuna avvenne grazie alla sua espansione al di fuori degli USA, cosa che portò a un aumento sensibile dei guadagni: per dire nel 2010 venne aperta la versione italiana di Amazon e da quell’anno lì è diventato uno dei servizi più utilizzati nel nostro paese.
Allo stesso tempo man mano Amazon è diventata una compagnia poliedrica, in quanto si è espansa in tanti altri settori. Un esempio di ciò l’apertura del servizio Amazon Prime Video, con il quale è possibile accedere a tutta una serie di serie TV – scusate il gioco di parole non voluto – e anche di film, oltre che di anime (alcuni dei quali molto datati e in molti casi non recuperabili se non per vie poco ortodosse). Parallelamente ha anche comprato Twitch, che è divenuta la piattaforma di streaming per eccellenza andando a scontrarsi pesantemente con YouTube di Google e decretando la morte di Mixer di Microsoft. Tuttavia l’azienda ha anche fatto parlare di sé per motivazioni non del tutto belle, specie negli ultimi anni.
A diffondere questa notizia per primo è stato il noto Wall Street Journal, che si è occupato di un’indagine riguardante proprio il colosso americano. Questo algoritmo ha preso il nome in codice di “Project Nessie” e la sua esistenza era già nota da diversi mesi, in particolare a seguito di un reclamo lanciato da parte della FTC americana dove Amazon veniva accusata di aver infranto più volte la legge statunitense riguardante la competitività: questo nome era presente infatti in uno dei documenti redatti proprio sulla questione, anche se in seguito pare sia stato pesantemente modificato.
Stando a quanto si sa al momento, l’algoritmo Nessie avrebbe monitorato e in seguito modificato i prezzi dei prodotti di Amazon per renderli sempre migliori sulla base delle scelte degli altri competitor dell’e-commerce. Questo sarebbe stato fatto dal colosso americano per mantenere a ogni costo la propria posizione di dominanza sul mercato in maniera illegale, andando così a infrangere tutte le regole in vigore sull’argomento negli USA.
A riguardo si è anche espresso uno dei membri della FTC, chiamato Douglas Farrar che ha detto quanto segue:
“Chiediamo ancora una volta ad Amazon di comportarsi in maniera cristallina e di eliminare nella maniera più rapida possibile tutte quelle pratiche illegali che possono avere degli effetti pesanti su tutti i consumatori americani (e aggiungerei anche mondiali, ndr.) e consentendo al pubblico americano di vedere l’intera portata di quelle che riteniamo siano le loro pratiche monopolistiche illegali”
Douglas Farrar – FTC
This post was published on 7 Ottobre 2023 19:00
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