Mentre alcune piattaforme di crowdfunding consentono ai creativi l’utilizzo delle AI per i propri progetti, c’è ancora chi dice no e promuove l’opera umana.
Il crowdfunding è uno degli strumenti più importanti a disposizione di chi cerca finanziamenti dal basso per la realizzazione di un’opera, sia esso un film, un videogioco, un gioco da tavolo, un accessorio, un gadget tecnologico e così via. Si tratta di una metodologia di finanziamento esplosa con l’avvento del web 2.0, che ha reso ogni utente di Internet un potenziale mecenate per il supporto a progetti commerciali e/o artistici su scala globale.
Ma in anni recenti anche i progetti finanziati con queste tecniche sono andati incontro ad alcune criticità e malumori da parte del pubblico, per quanto riguarda i render, i testi o le immagini prototipali e/o promozionali facenti parte delle campagne di comunicazione per presentare i prodotti in questione: non sono pochi i casi in cui, lungi dall’essere il risultato di un lavoro creativo, tali contenuti sono realizzati tramite AI.
Nell’ambito dei videogiochi e giochi da tavolo questo è particolarmente evidente, allorquando le immagini generate da algoritmi di intelligenza artificiale vengano presentate come concept art o layout dei prodotti in questione, con il risultato di produrre uno scarto o un errata percezione tra ciò che viene presentato inizialmente ed il prodotto finale. Insomma non è tanto questione di qualità del prodotto finale, che potrebbe anche essere migliore o altrettanto buona, ma della natura genuina delle immagini che vengono presentate al pubblico, immagini che non sono frutto di una creazione artistica umana bensì di una rielaborazione artificiale di reference prese da chissà dove, il che tra l’altro solleva tutta una serie di questioni relative al copyright di tali immagini.
Nonostante questi problemi, molte piattaforme di crowdfunding continuano a consentire tale pratica, con tutti i rischi che questo comporta riguardo l’effettiva corrispondenza con il prodotto finito e i già citati problemi di attribuzione di diritti. Finalmente, però, c’è chi ha deciso di dire no a tutto questo.
Con un comunicato ufficiale sul proprio sito, la piattaforma di crowdfunding BackerKit ha annunciato che non tollererà più l’utilizzo di immagini totalmente AI-generated da parte dei creativi per presentare i propri progetti, che entra in vigore proprio questa settimana. Le motivazioni sono molto chiare e le spiega nel dettaglio la stessa piattaforma:
Oggi annunciamo una nuova politica aziendale che mira ad affrontare il crescente problema dell’attribuzione dei diritti, l’uso etico dei dati, e la giusta attribuzione di compenso per il lavoro creativo. (…) BackerKit ha stabilito una nuova politica che vieta l’utilizzo di contenuti AI-generated sulla nsotra piattaforma di crowdfunding. Tale politica entra in vigore a partire dal 4 ottobre 2023. (…) Vogliamo assicurarci che i creativi siano compensati per il loro duro lavoro e la loro creatività. A causa del fatto che gli algoritmi di AI attingono a database di immagini di dubbia attribuzione e senza permessi espliciti né compensazioni economiche, continueremo a vietarne l’utilizzo sulla nostra piattaforma fino a che non ci sarà un sistema che garantisca equità nell’attribuzione, compensazione e cessione di permessi. (…) Tutti i contenuti e gli asset dovranno essere in primo luogo creati da umani.
– BackerKit Stands With Creators on AI – 2 ottobre 2023
Ovviamente il divieto non riguarda l’utilizzo di tool di fotoritocco come può essere il timbro clone di Photoshop, per capirci, o le nuove funzioni AI-based di auto-fill generativo di sfondi ed oggetti, purché la base di partenza sia sempre una fotografia o creazione artistica nata da mano umana. In caso di contenuto dalla natura dubbia, il reparto Trust & Safety della piattaforma potrà contattare il creativo e chiedergli prove della corretta attribuzione di un contenuto specifico, e prendere provvedimenti qualora ciò non fosse dimostrabile.
Ovviamente, non c’è solamente del puro idealismo dietro alla presa di posizione di BackerKit, ma anche una strategia di posizionamento commerciale e di marketing che punta ad attaccare a testa bassa il suo principale competitor, che ha scelto una strada diversa e più permissiva, non senza generare polemiche.
Kickaster è la piattaforma di finanziamento collettivo più famosa del mondo. Fondata nel 2009 negli Satti Uniti e rapidamente diffusasi in tutto il globo, tramite essa sono stati finanziati un numero di progetti difficilmente calcolabile, e sono numerosi i progetti che sono riusciti a raccogliere oltre un milione di dollari di finanziamenti. La piattaforma è divenuta tanto popolare che non solo illustri sconosciuti, ma sempre più personalità note hanno utilizzato la piattaforma per i progetti più disparati: Bret Easton Ellis e Paul Schrader per The Canyons; Matthew Modine per Full Metal Jacket Diary; Tim Schafer per Broken Age (che ha raccolto oltre 3 milioni!).
Di recente anche Kickstarter ha aggiornato la propria policy in merito alla questione AI, ma con una posizione ben diversa di quella di BackerKit. La piattaforma infatti ne consente l’utilizzo senza alcuna problema, con il solo vincolo della segnalazione al pubblico. Insomma, fintanto che l’utilizzo di immagini o altri contenuti AI-generated è esplicitato all’interno della pagina della campagna, Kickstarter ne consente liberamente il ricorso da parte dei creativi. Proprio questa scelta ha causato molte discussioni e critiche da parte della community del web e dei finanziatori, soprattutto in merito ad un caso specifico recente, ovvero l’utilizzo di tali algoritmi da parte di Stronghold Games per il gioco di strategia terraforming Mars.
Il gioco ha già venduto 1,5 milioni di copie in tutto il mondo, un risultato straordinario per un gioco da tavolo, che peraltro è giudicato tra i migliori boardgames strategici oggi in circolazione, tanto da aver suscitato trattative commerciali per adattamenti cinetelevisivi. Non è il gioco base il problema, bensì le sue espansioni, finanziate tramite la campagna Kickstarter denominata More Terraforming Mars!, che ha già raccolto oltre 1 milione di dollari di finanziamento. La pagina della campagna fa esplicito riferimento all’utilizzo di contenuti AI-generated, cosa che ha sollevato cori di proteste verso un’azienda che, dall’alto della sua ricchezza, è stata giudicata da molti di essere tanto assetata di soldi da non essere ricorsa in toto ad artisti umani per realizzare gli elementi estetici di queste espansioni, con il rischio di pregiudicarne qualità e personalità. D’altra parte, l’azienda difende la propria posizione sostenendo che tali strumenti non sostituiscano il lavoro degli artisti ma lo supportino, fungendo da complemento ideale.
Nello sviluppo di questo progetto abbiamo utilizzato e continueremo ad utilizzare contenuto AI-generated. Abbiamo utilizzato Midjourney, Fotor e la suite di prodotti Adobe come strumenti in aggiunta ai nostri illustratori, grafici e addetti di marketing interni ed esterni, per generare idee, concept, illustrazioni, elementi di design grafico e materiali per il marketing. (…) Sebbene tutti i componenti di questo gioco siano frutto di un mix di contenuti generati da umani e da Ai, non vi sono elementi creati in toto dalle intelligenze artificiali. (…) Non siamo coinvolti nello sviluppo di questi software di AI, (…) vi preghiamo di fare riferimento ai loro produttori in merito alle politiche di business dei singoli algoritmi.
– Estratto dalla pagina della campagna Kickstarter More Terraforming Mars! – ultimo aggiornamento 26 settembre 2023
La questione è senz’altro spinosa e non di facile giudizio: da un lato la diatriba se i tool di intelligenza artificiale siano un vantaggio o un danno per l’arte e gli artisti rimane un problema aperto, ma il loro utilizzo non dovrebbe essere di per sé un male; d’altra parte Stronghold Games scrive esplicitamente che delle modalità con cui questi algoritmi generano i propri contenuti se ne lava le mani, perché non dipende da lei ma dagli sviluppatori. Si tratta dunque di una zona grigia, in cui l’incertezza delle attribuzioni e i vuoti normativi e legislativi sull’argomento fanno sì che si crei una terra di nessuno in cui le aziende decidono in autonomia come operare.
Rimane però una domanda fondamentale: chi spera ancora nella buona coscienza delle aziende?
This post was published on 6 Ottobre 2023 15:00
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