La Dark Energy Camera dell’Osservatorio Interamericano Cerro Tololola ha fotografato una galassia ellittica denominata NGC 3923, distante circa 70 milioni di anni luce dalla Terra.
Secondo la NASA, NGC 3923 presenta più di venti gusci, anche se solo alcuni sono visibili nell’immagine DECam.
Nell’universo sono presenti tre tipologie di galassie. Abbiamo le galassie a spirale, come la nostra Via Lattea, le galassie irregolari e le galassie ellittiche. Le galassie ellittiche presentano anelli stratificati, o strati concentrici, all’interno dei loro aloni galattici. La struttura di NGC 3923 è probabilmente emersa da una fusione galattica, in cui la galassia più grande ha staccato le stelle dal disco della galassia più piccola. Queste stelle si sono poi mescolate nell’alone della galassia più grande, andando a formare così i vari strati.
Come già anticipato, secondo la NASA, NGC 3923 ha più di venti strati, anche se solo alcuni sono visibili nell’immagine DECam. A sostenere questa teoria è una ricerca pubblicata su Astronomy & Astrophysics del 2016, che ha rilevato che la galassia potrebbe avere addirittura 42 strati. Il NOIRLab, ovvero il laboratorio che gestisce la fotocamera Dark Energy, ha fatto notare in un comunicato che NGC 3923 è circa il 50% più grande della Via Lattea e i suoi strati sono i più grandi di tutte le galassie ellittiche scoperte fino a questo momento, di cui fanno parte solamente il 10% delle galassie attualmente conosciute.
Verso la parte superiore dell’immagine generata dalla Dark Energy Camera, possiamo notare una grande lente gravitazionale attorno all’ammasso di galassie PLCK G287.0+32.9. Le lenti gravitazionali presenti possono provenire da oggetti massicci o da agglomerati di oggetti nello spazio, dotati di campi gravitazionali così forti da piegare la luce che passa nelle vicinanze, generata da sorgenti più lontane. Questo particolare effetto, permette alla luce di apparire con una dimensione decisamente superiore a quella originale.
Gli astronomi sfruttano le lenti gravitazionali per individuare alcune delle luci più antiche dell’universo. L’anno scorso, grazie ad una lente di questo tipo, un team di astronomi ha individuato la stella più antica conosciuta: circa 12,9 miliardi di anni. Le forti lenti gravitazionali possono piegare la luce in archi, trasformandola anche in ipnotizzanti fenomeni luminosi conosciuti come anelli di Einstein, che appaiono letteralmente come anelli di luce fluttuanti nello spazio.
All’inizio di quest’anno, le tracce scovate negli anelli di Einstein hanno rafforzato alcune tesi avanguardistiche riguardo la materia oscura: materia sconosciuta che costituisce circa il 27% del nostro universo al centro di numerose ricerche astronomiche, un mistero spesso sfruttato anche in diverse storie di fantascienza.
La Dark Energy Camera utilizzata in questa ricerca è uno strumento fondamentale del Victor M. Blanco Telescope, ovvero un telescopio riflettore dotato di uno specchio del diametro di 4 metri posizionato a Kitt Peak, osservatorio astronomico statunitense. Questa ricerche sono il risultato di una campagna quinquennale, denominata Dark Energy Survey, che sfrutta la banda elettromagnetica nel vicino infrarosso e nel visibile, nata con lo scopo di comprendere le dinamiche che regolano l’espansione dell’universo. La ricerca nasce da una collaborazione di vari istituti di ricerca e diverse università di vari paesi come Stati Uniti, Brasile, Regno Unito, Germania, Spagna e Svizzera.
This post was published on 2 Ottobre 2023 11:00
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