L’intelligenza artificiale è ormai la tecnologia del momento. Chiunque ne usufruisce, a volte per lavoro, altre volte solo per farsi due risate con amici. Altre volte ancora però, c’è chi cerca delle falle nell’intelligenza artificiale, cercando di spingerla al limite per demarcare la differenza tra un pensiero “robotico” e uno umano. Qualcuno ha provato a farlo con Google Search.
Intelligenza artificiale di dubbia morale
Da quando diverse società hanno iniziato a occuparsi in maniera più preponderante di intelligenza artificiale, l’interesse generale del pubblico è cresciuto a dismisura verso questa tecnologia. Certo, non si tratta di una scoperta dell’ultim’ora, dato che si parla di “intelligenza artificiale” già dagli anni ’50 del secolo scorso. Tuttavia, mai si era arrivati a certi punti di sviluppo.
Le nuove intelligenze artificiali infatti, a causa della loro estrema efficienza in determinati campi, hanno destato più di una preoccupazione che, se prima arrivava soltanto dai professionisti impauriti di venire sostituiti da un software, si è poi spostata alla politica che ha cercato di fissare dei punti entro cui l’intelligenza artificiale può muoversi.
Di intelligenze artificiali ne esistono tantissime, ognuno utile per un compito diverso: tra le più famose ricordiamo sicuramente Chat GPT, intelligenza artificiale sviluppata dalla società statunitense OpenAI. Si tratta di un’IA testuale, che risponde a input sotto forma di testo scritto; si possono fare domande, si può chiedere di scrivere un determinato testo con un certo stile, di rielaborarne uno preesistente. Insomma, il limite è la fantasia.
Certo, non sempre il software risulta precisissimo e affidabile, richiedendo comunque sempre un doppio controllo umano. Una cosa che molti hanno notato nell’utilizzo del servizio, è che GPT è molto restio a dare opinioni personali o forti, mentre altri software simili non hanno remore a esprimere un pensiero, simulando il modo di pensare umano.
Il caso di cui parliamo oggi riguarda proprio il fattore morale che sta dietro alle intelligenze artificiali. Fin dove può spingersi un’IA, qual è il suo limite e come può fare l’uomo per cercare di spingere l’IA a superarlo quel limite?
Vediamo un po’ cos’è successo con una delle intelligenze artificiali di più facile accesso dell’ultimo periodo: Google Search Generative Experience.
Google Search e i leader più importanti
Hanno generato parecchio scalpore, alcune risposte totalmente fuori di testa per i canoni morali umani medi, date da una delle intelligenze artificiali più famose del momento e di più facile accesso: Google Search Generative Experience. Nello specifico, a fare discutere tanto sul web, è la risposta data dall’IA a una domanda precisa: “chi sono i migliori leader del mondo?“.
A questa domanda, il servizio d’intelligenza artificiale di Google, che ricordiamo essere ancora in fase sperimentale, risponde generando un elenco contenente delle figure decisamente controverse appartenenti alla storia mondiale presente ma soprattutto passata, da qualunque punto di vista si legga la cosa.
Il servizio di Google al momento è accessibile da pochissime persone, che possono fungere da beta tester. Tuttavia, il risultato della domanda “chi sono i leader migliori del mondo” ha generato più di un moto d’indignazione, ritenendo la risposta data inaccettabile. Molti si sono indignati non solo perché certe figure erano presenti, ma perché addirittura parevano venir elogiate dall’intelligenza artificiale.
Le figure in questione sono, su tutte, Adolf Hitler e Mao Zeodong, ex leader rispettivamente di Germania e Cina, conosciuto dal mondo intero per via delle loro azioni deprecabili che li hanno portati a essere ricordati come leader sanguinari e spietati, dei mostri.
Secondo molti, la colpa non è di Google, si è trattato di un semplice malfunzionamento del servizio. Tuttavia, la cosa ha generato sul web una serie di discussioni sulle questioni etiche e morali legate all’intelligenza artificiale e al suo utilizzo.
Tutta la faccenda ha alimentato il dibattito specialmente tra le fronde di persone “anti-IA”, che hanno visto in questa storia, un modo per attaccare Google. La società informatica tuttavia, ha tenuto a ribadire che nel riquadro a destra dell’IA è specificato di come si tratta ancora di una versione sperimentale del servizio e che è in continua evoluzione e miglioramento.