Le osservazioni spettrografiche di un sistema stellare molto distante dal nostro hanno evidenziato quelle che potrebbero essere nuovi indizi su come si formano tutti quei pianeti definiti “giganti gassosi”, come Giove e Saturno. Ecco le splendide foto.
L’ESO (European Southern Observatory, società internazionale di ricerca spaziale formata per lo più da nazione europee) ha diffuso una serie di splendidi scatti di quelle che potrebbero essere “indizi importanti” che ci permetterebbero di comprendere come si formano e da quali sostante sono formati i pianeti gassosi.
Le fotografie arrivano dalla costellazione di Monoceros e, in particolare, da V960 Mon, una stella a circa 5.000 anni luce di distanza da noi.
Si tratta di foto prodotte con lo SPHERE (Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet Research), un potente sistema ottico spettrografico installato nell’Osservatorio del Paranal e con l’ALMA (Acatama Large Military Array), entrambi nel deserto dell’Acatama.
Proprio grazie ad ALMA sono stati osservati da vicino dei fenomeni particolarmente interessanti: i bracci a spirale della stella V960 si starebbero frammentando, formando in questo modo dei grumi di materia. Secondo l’ESO, se questi grumi finiranno per ricompattarsi tra loro (grazie all’instabilità gravitazionale), potranno dare vita alla massa di nuovi pianeti, e in particolare a giganti gassosi.
Questo fa dell’osservazione di V960 un caso di osservazione scientifica davvero molto importante: vediamo per quale motivo, partendo da alcune piccole nozioni scientifiche.
I giganti gassosi (nome varato dallo scrittore di fantascienza James Blish) sono tutti quei pianeti la cui superficie è composta per lo più da gas. Possono avere un nucleo roccioso, certo, ma per lo più ciò che vediamo dallo spazio è una sorta di coagulo di sostanze gassose. Che noi sappiamo, il sistema solare ne presenta quattro, ovvero il già citato Giove, Saturno, Urano e Nettuno.
Cos’hanno di speciale? Semplice: che sono enormi, soprattutto se confrontati con la Terra (per dire, Giove è il più grande e la sua massa è 318 volte quella del nostro Pianeta).
Si tratta quindi di altri mondi molto affascinanti, ma difficilmente esplorabili (e dunque studiabili) da noi a causa prima di tutto della grande lontananza, e poi per il fatto che scendere sulla loro superficie sembra al momento estremamente difficoltoso a causa delle condizioni ambientali.
Proprio per questo, se confermate, le scoperte su V960 potrebbero a questo punto portare gli scienziati a ragionare con maggior profondità su cosa potremmo ritrovarci davanti se un giorno ci ritroveremo a sfidare lo spazio per esplorare Giove e i suoi simili.
Infine, una curiosità non sulla scoperta in sé ma sul luogo dalla quale è stata fatta, ovvero il Cile, che sembra essere un territorio estremamente adatto a questo genere di ricerche.
L’Osservatorio del Paranal e Osservatorio di Llano de Chajnantor (all’interno del quale troviamo il sistema di osservazione ALMA) sono infatti solo due degli impianti di osservazione che permettono ogni giorno ai ricercatori di studiare lo spazio compresi nel già menzionato deserto dell’Acatama (Cile): in esso si trovano infatti anche tra gli altri il Cerro Mamalluca, l’osservatorio del Pangue o quello di La Silla, tutti dotati di alcune delle più importanti tecnologie utilizzate in questo ambito e soprattutto inseriti all’interno di circuiti internazionali assieme ad altri impianti sparsi nel globo (come l’ESO, appunto).
E presto l’Atacama si popolerà ancora di più, perché entro il 2027 proprio in questa regione verrà inaugurato l’ELT (Extremely Large Telescope), che promette di essere tra i più grandi e performanti impianti telescopici del pianeta.
Il motivo è semplice: grazie alla bassissima densità umana dovuta alle condizioni climatiche e morfologiche non certo facili, questa regione posta tra nord del Cile e sud del Perù ha anche una delle più basse percentuali di inquinamento atmosferico del Pianeta, fatto che lo rende perfetto per le osservazioni astronomiche.
Lo sapevate?
This post was published on 31 Luglio 2023 15:00
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