Dopo aver presieduto alla prima edizione del Giffoni Good Games, Player.it è riuscita a fare una passeggiata a Giffoni Valle Piana per la cinquantatreesima edizione del Giffoni Film Festival, un’occasione per respirare aria di nuove pellicole, nuove generazioni e nuove tecnologie. Il Festival è infatti famoso soprattutto per la partecipazione attiva di migliaia di bambini e ragazzi, le prossime generazioni che sono chiamate a portare avanti la cultura del cinema, della creatività e delle idee.
In una cornice fatta di premiére, VIP (intervista a Francesco Pannofino qui), professionisti, panel e interviste, Giffoni si prodiga da parecchio tempo nel portare gli adulti del domani in discorsi di più ampio respiro sulle prossime possibilità tecnologiche e comunicative del mondo dell’intrattenimento oltre che del cinema. Anche per questa 53a edizione, le opportunità di discussione e di pratica si sono moltiplicate per tutti i giorni di festival.
Come descrivere il Giffoni Film Festival a qualcuno che non ci è mai stato?
Non è così complicato, ma vi assicuriamo che vivere le sue dinamiche è sicuramente un’esperienza che ha tutt’altro effetto rispetto a sentirsele raccontare. Un Festival del Cinema in provincia, che raccoglie da un lato anteprime e ospiti internazionali, dall’altro migliaia di giovani e giovanissimi che si confrontano continuamente tra loro e con gli ospiti. Un’esperienza che è sicuramente formativa per le nuove generazioni, ma di cui non è scontato misurarne gli effetti sui più adulti. Un emblema di questo “Impatto Giffoni” di questa edizione per esempio è proprio il video diventato virale della ragazza che soffre di eco-ansia e che riesce a far commuovere il Ministro dell’Ambiente Gilberto Picchetto Fratin.
Ma ecco, partiamo esattamente da qui.
Che c’entra un Ministro con un Festival del Cinema?
Il punto è proprio questo: nella sua cinquantatreesima edizione, il Giffoni Film Festival non è più solo un Festival dedicato al Cinema, ma è prima di ogni cosa un Festival dei Giovani.
Il Cinema in questa cornice diventa solo un mezzo per lasciare che la spinta creativa, critica e innovativa si propaghi a partire dal dibattito e dal giudizio delle nuove generazioni, e dal confronto con le più vecchie rappresentate dagli ospiti di turno. Ecco perché tra gli ospiti Giffoni ha anche Ministri e altre figure istituzionali, food blogger, influencer, comici, sportivi, musicisti e non solo professionalità riconducibili al Cinema.
Questo scontro generazionale che si tiene ogni estate nell’assolata valle in provincia di Salerno, è solo il culmine delle tante attività che ormai l’ente Giffoni svolge in ogni sua incarnazione su tutto il suolo della penisola italiana. Sono oltre 100.000 i ragazzi che Giffoni porta nei cinema lungo il corso dell’anno, attraverso le proprie attività nelle scuole e negli Hub in giro per l’Italia. Il fondatore del Festival e suo attuale direttore Claudio Gubitosi ha condiviso con il pubblico in sala nell’ultima giornata della kermesse un esempio dell’impegno profuso da Giffoni: la realizzazione di una scuola di recitazione in Calabria dalla quale sono usciti 4 talenti che sono riusciti ad avere esperienze con Disney, e tra questi c’è addirittura una ragazza che ha il ruolo di protagonista in un prossimo film Disney in arrivo il prossimo Natale.
L’impegno sociale e formativo di Giffoni si sta traducendo nel tempo anche in una serie di investimenti macroscopici, con l’aiuto anche dell’Europa e delle istituzioni regionali e nazionali che ormai riconoscono in Giffoni una realtà di spicco. Entro il 2025 verranno costruiti un Museo del cinema, un’altra sala da 400 posti che si aggiunge alle altre iper-tecnologiche già presenti e anche un’arena da 5000 posti per eventi dal vivo e proiezioni esterne. E per il futuro, Gubitosi spera che venga accettata la proposta già presentata alle istituzioni di aprire un campus che si attivi su più fronti ideativi: sceneggiatura, documentari, animazione e videogiochi.
In questi 10 giorni di Festival, Giffoni Innovation Hub ha condiviso numerose attività sul tema dell’innovazione, portando in scena anche 6 corti realizzati con la collaborazione di diversi enti per la sensibilizzazione a diversi temi sociali e non. Per esempio abbiamo visto il corto IMMA – I sogni non si macchiano che mette in luce problematiche come la povertà d’igiene dal punto di vista di una bambina che vive in una situazione di povertà tale da non potersi permettere nuovi indumenti né un bucato frequente. Di forte interesse è stato anche Fuori dall’acqua, un corto che racconta la lotta all’epilessia di un nuotatore talentuoso.
Tra le tante attività di Giffoni Innovation Hub durante il Festival, preme raccontare del format della Next Generation: per 10 giorni sono stati ospitati nei piani superiori della Multimedia Valley 25 ragazzi talentuosi provenienti da diversi Paesi, scelti in base ai loro punti di forza e pronti a immergersi in una sfida che ha coinvolto la loro creatività in campo digitale su più fronti. I ragazzi, definiti un “Dream Team” e per questo chiamati Dreamers, sono stati divisi in 3 gruppi per lavorare a 3 progetti di innovazione digitale e tecnologica per i quali hanno messo in campo le proprie competenze, guidati da dei mentor esperti.
In questi giorni abbiamo osservato i ragazzi muoversi e discutere negli spazi dedicati al coworking, litigare tra loro nei corridoi e portare negli occhi fatica e stress di sere passate in Hotel a discutere e discutere ancora, fino a raccontare in una presentazione finale a professionisti del settore idee di progetto interessanti ma soprattutto ben realizzate nella loro proposta.
Due di questi progetti erano sfide lanciate dall’azienda francese Siram Veolia, in campo in Italia per supportare compagnie terze nell’efficienza e nella sostenibilità. I Dreamers hanno evidenziato pregi e difetti di Siram Veolia in campo comunicativo con un’analisi molto attenta e puntuale, ma è nella proposta di soluzioni e idee che la loro creatività ha messo in evidenza il divario generazionale che c’è tra menti più vivaci e fresche, affamate e vogliose di scendere in campo, e abitudini professionali ormai radicate in settori pieni di ragnatele come quello della pubblica amministrazione. Da un lato, infatti, i ragazzi hanno proposto una spinta comunicativa sulla decarbonizzazione e sull’efficienza energetica, dall’altro invece hanno spinto le proposte verso l’innovazione e la digitalizzazione di Siram Veolia.
Il progetto più interessante tuttavia è stato quello chiamato Néné, sia per la realizzazione del pitch accompagnato da un filmato registrato e montato in maniera magistrale, sia per i contenuti di questa presentazione: la proposta di una piattaforma digitale dedicata ai Neet, giovani che non lavorano e non studiano perché una volta usciti dai loro percorsi scolastici o universitari non sono riusciti a trovare opportunità lavorative. La proposta di questa piattaforma è quella di riunire i Neet sotto i propri interessi professionali per provare a creare progetti insieme o per seguire corsi online.
I Dreamers hanno anche assistito a numerosi talk e panel sui più disparati argomenti: Contenuti branded, tutela dei minori, Intelligenza Artificiale generativa (un tema centrale di questa edizione del Giffoni Film Festival, di cui parleremo in maniera approfondita nel prossimo paragrafo) e tanto altro.
Uno dei temi più discussi dell’anno e, di conseguenza, anche del Giffoni Film Festival, è sicuramente quello dell’Intelligenza Artificiale. Nel festival c’è stato spazio per parlarne soprattutto in due occasioni: durante il Summit sul futuro delle produzioni audiovisive a conclusione della manifestazione il 29 luglio, ma soprattutto nell’analisi portata avanti da FIMI e Giffoni Innovation Hub il 25 luglio nel panel Digital Music Forum 2023.
La discussione avuta durante il Summit di chiusura del Giffoni Film Festival ha toccato in maniera molto generale e marginale il tema dell’Intelligenza Artificiale nel campo audiovisivo, ma si è comunque avuto modo di ascoltare spunti interessanti e di comprendere i temi di dibattito del prossimo futuro – e del presente – di questa innovazione tecnologica.
Francesco Magagnino, ospite al Giffoni Film Festival per conto di Accenture, ha messo in evidenza i pregi di una tecnologia del genere portando al pubblico un esempio simpatico: se si volesse realizzare uno spot usando un bradipo su una spiaggia di Tropea sarebbe un’operazione costosissima e quasi impossibile da fare con metodi tradizionali; dove trovare un bradipo da mettere in posa senza infrangere leggi sulla tutela degli animali, tra l’altro? E quanto tempo si impiegherebbe invece con un rendering in 3D? Scrivere un prompt a un’IA generativa invece ha costi irrisori in termini di risorse economiche e di tempo.
Parte del discorso si è anche focalizzata sul fatto che le IA in realtà fossero già presenti nell’industria da diverso tempo; è solo ora, infatti, che stanno avendo notorietà presso il pubblico per l’accelerazione tecnologica che stanno avendo nell’ultimo periodo. In particolare, l’ospite Luca di Tomassi, Head of Design Studio di Vodafone, ha evidenziato l’impatto che le IA stanno avendo già oggi nella vita delle persone, ritenendo anche che la dicitura Intelligenza Artificiale sia in realtà fuorviante rispetto alle potenzialità di questa tecnologia.
Le aziende finora hanno utilizzato le IA per rispondere ai clienti. Oggi abbiamo capito che non è questa la via. Se esuliamo dal contesto commerciale e ci concentriamo sulle persone si capisce qual è il passo evolutivo delle IA, che può essere significativo come l’impatto che hanno avuto gli smartphone nella vita quotidiana delle persone. Ho visto una bambina impossibilitata a parlare finalmente in grado di esprimersi grazie a una IA. Questo è ovviamente un esempio eccezionale, ma se andiamo sull’esperienza comune, per esempio se proviamo a pensare a un’applicazione della IA come traduttore simultaneo di lingue, possiamo capire quante barriere sociali si possono scavalcare. Ovviamente un traduttore in carne e ossa è più affidabile perché il suo ruolo è anche quello di tradurre le emozioni degli interlocutori, ma non è che tutti possiamo permetterci un traduttore per ogni gesto comune che possiamo andare a compiere all’estero. Per questo non sono d’accordo con il termine “Intelligenza Artificiale”, perché non aiuta a comprendere le potenzialità dell’adozione di questa tecnologia. Dovremmo chiamarla Potenza Artificiale.
– Luca di Tomassi, Head of Design Studio di Vodafone
Ovviamente c’è stata anche molta enfasi nel dibattito sul tema dell’umanità, nella forma di emotività e creatività che ovviamente una tecnologia artificiale non saprebbe comunicare, oltre che nell’ambito delle professioni che possibilmente questa nuova tecnologia andrebbe a sostituire. Se da un lato l’ospite Massimiliano Squillace di Contents.com sostiene che tutte le persone che verranno eventualmente sostituite dalle IA “non hanno talento” o occupano professioni non edificanti dal punto di vista creativo, Anna Manzo, Vice Presidente di Unione Editori e Creators Digitali di ANICA, mette più in evidenza le implicazioni positive dell’implementazione delle IA nella catena produttiva.
È sicuramente un punto di forza la possibilità di implementare in processi di lavoro queste tecnologie perché possono migliorare e ottimizzare il lavoro di tutti. Se da un lato c’è il rischio che si vada verso un appiattimento di contenuti perché le IA attingono sempre alla stessa banca dati per produrre le proprie soluzioni, dall’altro lato i contenuti che realmente eccelleranno nel mercato saranno quelli considerati originali e reali, le idee nuove. Sul lungo andare credo che tutte le professionalità e competenze saranno amplificate perché si troveranno ad eccellere.
– Anna Manzo, Vice Presidente di Unione Editori e Creators Digitali di ANICA
È stato fatto anche un parallelismo con la fotografia digitale negli scorsi decenni, un’implementazione nella vita quotidiana di tutti che sicuramente non ci ha fatto diventare tutti fotografi nonostante abbia consentito accessibile questa tecnologia a chiunque: tutti siamo diventati un po’ “fotografi“, ma il fotografo professionista è rimasto e non è mai scomparso, anzi, il suo lavoro è considerato ancora più professionale di prima.
Martedì 25 luglio sono stati ospiti dei ragazzi della Next Generation di Giffoni Innovation Hub Enzo Mazza, CEO di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) e l’avvocato esperto di diritti d’autore Ferdinando Tozzi, per parlare assieme a Stefano Galbiati di Giffoni Innovation Hub dell’avvento dell’Intelligenza Artificiale generativa nel mondo della musica. Ciò che ha contraddistinto la discussione è stata soprattutto la valorizzazione artistica delle persone dietro la creatività di un brano, anche mediante l’utilizzo delle IA, tenendo comunque un occhio di riguardo ai potenziali pericoli che questa tecnologia potrebbe portare con sé nell’immediato futuro.
Il panel è nato da uno studio condotto proprio da FIMI e Giffoni Innovation Hub sulle abitudini di ascolto musicale, effettuato tramite la somministrazione di un questionario a circa 2790 persone. I risultati sono stati divisi tra under e over 34 anni; in particolare nel campione sotto i 34 anni si è registrato un 70% di persone appartenenti alla Gen Z. Per ogni punto di questo studio, i ragazzi hanno partecipato con vivacità alle discussioni esternando le proprie opinioni agli ospiti. È interessante notare come questa discussione è stata in qualche maniera traslabile anche in altri contesti artistici, contesti che molte volte sono stati anche toccati dagli stessi ragazzi.
Lo studio ha lasciato emergere come in tutte le fasce d’età la musica oggi sia scoperta principalmente via social e sia ascoltata da smartphone come dispositivo primario. Per metà del campione la fruizione musicale è cambiata nel tempo in positivo perché grazie alle piattaforme di streaming e ai social network ne è migliorata l’accessibilità. Di contro, si è rilevata una sensibile preoccupazione nel campione e nei Dreamers riguardo gli algoritmi delle piattaforme di streaming, percepiti come arbitri che condizionano le scelte dei consumatori. A ridimensionare questa ipotesi, oltre a opinioni avverse di altri ragazzi che mettono al centro della discussione il processo decisionale delle persone in piattaforme come Spotify, ci ha pensato anche lo stesso Enzo Mazza di FIMI:
Il mercato si è trasformato grazie allo streaming. Non c’è stato un cambio solo nel fronte dei consumi, ma anche un ricambio di artisti che ora sono mediamente più giovani. Il ricambio è democratico ed eterogeneo: prima di internet la top 10 delle classifiche era tra il 10 e il 12% di tutto quello che veniva ascoltato dai consumatori, oggi invece è solo l’1%. Si è amplificata la fascia di artisti che arrivano al successo, si è ampliato l’uso di cataloghi e playlist, oggi si ascoltano più generi diversi di ieri.
– Enzo Mazza, CEO di FIMI
La sfida nel mondo della musica ormai non sembra più arrivare al successo, ma mantenerlo. Per l’avvocato Tozzi, nonostante la democratizzazione e l’aumento di accessibilità nel mercato musicale, c’è stato comunque un cambio nelle modalità di fruizione della musica: gli ascolti si sono fatti più frenetici e veloci, quindi la discografia cerca anche modalità alternative per portare nuovi prodotti a nuovi clienti. Oggi le case discografiche non vendono più solo il disco ma anche tutto il rapporto attorno all’artista che può essere fatto anche di ospitate in programmi, canzoni inserite in spot e serie-tv e così via. Si aprono anche nuove opportunità di fruizione, come i concerti in streaming o in metaversi.
Proprio con questa sorta di fotografia molto attuale della musica e di come tecnologie come lo streaming abbiano cambiato la produzione e la fruizione dei brani, il questionario somministrato da Giffoni Innovation Hub e FIMI ha chiesto agli intervistati opinioni sull’avvento di una nuova tecnologia come l’Intelligenza Artificiale generativa che sta sollevando numerose discussioni, polemiche e proteste nel mondo in diversi campi artistici. Dal questionario emerge come i più giovani nel campione sono più propensi ad accettare le IA, pur mantenendo delle rimostranze, mentre invece gli over 34 mantengono sempre un certo distacco nei confronti di questa nuova tecnologia. Di ben più criticismo si è dimostrato l’Avvocato, attento a proteggere il diritto d’autore.
Chiaramente le nuove tecnologie danno più opportunità ma giuridicamente bisogna fare attenzione con le contaminazioni. In qualunque segmento dell’intrattenimento gli artisti hanno attinto a un sapere radicato nei millenni, però una cosa è ispirarsi alle idee altrui, altra cosa è prendere parti intere di opere altrui e farle proprie: si chiama plagio. Le nuove tecnologie vanno guidate perché grazie a esse tutto il sistema si tiene e ha trovato nuove fonti remunerative. Bisogna sincerarsi che l’IA generativa non sostituisca la creatività, perché può permettersi di andare oltre al semplice contaminazione e va a finire nella rielaborazione. Non va fatto. Da un punto di vista giuridico viola il diritto d’autore. Da un punto di vista qualitativo, a lungo andare l’utilizzo di queste tecnologie secondo queste maniere rielaborative produrrà sempre la stessa minestra riscaldata senza mettere in mezzo nuovi ingredienti. Insomma, ben venga l’IA come uno dei tanti strumenti creativi, ma che non sostituisca l’artista.
– Avvocato Ferdinando Tozzi, esperto in diritto d’autore
Tra i più giovani, sia nel campione che tra i Dreamers, sembra anche farsi strada il tarlo della sostituzione artificiale. Una ragazza presente in sala nello specifico ha evidenziato come questa cosa stia accadendo già nel campo grafico: secondo la sua esperienza sembra che ad alcune aziende non interessa che ci sia arte nelle proprie produzioni, ma che si produca e basta. Il rischio è ben evidente, ma per quel che riguarda la musica si è analizzato come conti molto anche la componente umana: sentimenti nei testi e nell’esecuzione, i personaggi e le idee dietro un componimento, sembrano essere insostituibili.
Un parallelismo in questo senso può essere fatto anche con i videogiochi, dove alcuni motori come Unity stanno implementando funzionalità con IA generativa per la produzione di asset di giochi. Da un certo punto di vista ciò abbassa le barriere d’accesso nella produzione, ma dall’altro è essenziale comunque metterne in risalto i rischi e per questo motivo nel dibattito si è stati tutti concordi nell’evidenziare che occorre consolidare un panorama normativo entro cui lasciar muovere l’Intelligenza Artificiale.
I tema fondamentale è come l’IA si procura i contenuti che rielabora, come viene addestrata. OpenAI per esempio non crea nulla di originale, non genera niente, basa tutto sulla produzione di qualcosa di pre-esistente generato da altri. Il punto è che una tecnologia simile per fare questo lavoro dovrebbe avere un’autorizzazione preventiva. L’industria musicale può mettere a disposizione questi contenuti all’IA generativa magari sotto una licenza, così da averne anche un ritorno economico. D’altra parte però non può essere riconosciuto il copyright a qualcosa di creato al 100% in maniera artificiale. E come non parlare dei Deep Fake! Il loro problema riguarda la tutela del consumatore: se propongo una finta canzone di The Weeknd sto truffando i suoi fan a meno che non lo dichiaro. La tecnologia dell’IA generativa è uno strumento abilitante. Noi ora siamo in una fase in cui bisogna individuare come trasformare tale tecnologia in un’opportunità e non in un ostacolo alla creatività.
– Enzo Mazza, CEO di FIMI
This post was published on 1 Agosto 2023 18:00
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