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Google: guerra aperta con gli inserzionisti | Decine di cause e multe astronomiche

Google è stata accusata di recente perché non avrebbe rispettato gli accordi con gli inserzionisti riguardo alle pubblicità sui siti.

Ogni volta che ci troviamo di fronte a un annuncio pubblicitario sul web non ci facciamo troppe domande su come è stato creato e da dove deriva, anzi talvolta puntiamo a togliercelo dallo schermo il prima possibile perché ci provoca molto fastidio.
Non tutti sanno che dietro ogni pubblicità che ci appare sul web c’è dietro tutta una serie di accordi tra un’azienda e gli inserzionisti.

Google, ad esempio, stipula diversi accordi proprio sulle pubblicità che devono apparire sui siti web legati alla piattaforma, ma ultimamente non se la sta passando proprio bene da questo punto di vista.
Il colosso di Larry Page, infatti, è stata di recente inondata di accuse proprio per alcuni accordi pubblicitari che non sarebbero stati rispettati dall’azienda.

L’azienda è stata addirittura accusata di frode pubblicitaria poiché, stando a quanto riportato a seguito da una ricerca effettuata da Adalytics, Google non avrebbe rispettato gli accordi che erano stati pattuiti con molti inserzionisti.
In poche parole, stando alle accuse, il colosso tech avrebbe fatto delle promesse che poi non sono state mantenute.

Come funziona un’inserzione pubblicitaria sul web? Un lungo accordo

Le inserzioni pubblicitarie non funziono tutte allo stesso modo, ma proprio grazie a questa indagine mandata avanti da Adalytics possiamo bene o male capire come si muove un colosso come Google nella gestione delle pubblicità sui suoi siti web.
Le pubblicità, come possiamo vedere noi stessi quando navighiamo sul web, non sono tutte uguali, ma si differenziano per formato, durata, posizione sullo schermo e altri dettagli.

Le inserzioni pubblicitarie possono apparire ai lati di una pagina web e quindi essere meno visibili dagli utenti, oppure apparire con un pop-up al centro dello schermo e quindi essere più al centro dell’attenzione.
Possono essere in formato video (come quelle che appaiono su YouTube) oppure come semplici immagini.
Chiaramente più la pubblicità richiama l’attenzione degli utenti e più soldi saranno chiesti da Google per posizionarla.

Secondo quanto affermato da Adalytics, Google avrebbe promesso all’80% dei suoi inserzionisti che le loro pubblicità sarebbero apparse in maniera chiara e visibile agli utenti su siti di alta qualità, salvo poi non rispettare le promesse fatte in fase di accordo.
In poche parole gli inserzionisti avrebbero pagato per degli annunci pubblicitari posizionati in maniera strategica ottenendo però l’esatto opposto.

Google risponde alle accuse: è guerra aperta con gli inserzionisti

L’indagine portata avanti da Adalytics si è concentrata soltanto su un singolo programma: Google Video Partners, un software che gestisce le inserzioni in formato video sia su YouTube che su altri siti partner del colosso americano.
Stando alla ricerca, Google avrebbe promesso agli inserzionisti di inserire annunci video in alta qualità e con l’audio sempre attivo, ma le cose sarebbero andate diversamente.

Adalytics avrebbe scoperto che tra il 2020 e il 2023 Google avrebbe violato queste garanzie pubblicando quasi l’80% delle inserzioni in formato video su siti di bassa qualità, con audio spento e addirittura con riproduzione “outstream“, ovvero al di fuori del campo visivo degli utenti.

Le accuse però non finiscono qui: Adalytics ha anche riportato che Google ha inserito annunci pubblicitari su siti di disinformazione e applicazioni ormai cancellate dai sistemi operativi Android perché truffaldine, finanziando dunque azioni illecite sul web.

La risposta di Google alle accuse non si è fatta attendere: un portavoce dell’azienda ha affermato che le accuse sono infondate perché il rapporto conteneva informazioni assolutamente imprecise su Google Video Partners.
L’azienda di Larry Page ha affermato, inoltre, che gli inserzionisti possono scegliere se far apparire gli annunci solo su YouTube o anche su altri siti.

Google ha poi affermato che gli standard qualitativamente alti sono sempre messi al primo posto e che la loro azienda si avvale di società di terze parti per verificare che gli accordi vengano rispettati.
Inoltre gli editori di Google sono sottoposti a rigide linee guida proprio per evitare avvenimenti del genere.

Nonostante questa ferrata difesa da parte di Google anche la società DeepSee.io, che si occupa proprio di individuare le frodi nel settore tech, ha rivelato alcune discrepanze nella gestione degli adv da parte del colosso americano.
Non sappiamo come andrà a finire questa storia, ma a quanto pare per far partire un vero e proprio processo c’è bisogno dell’intervento del governo che per adesso è ancora silente.

This post was published on 5 Luglio 2023 18:00

Salvatore Montagnolo

Nasce il 21 maggio 1996 a Napoli e cresce con la passione per i videogiochi e per tutto ciò che c'è di tecnologico nel mondo. Preme il suo primo tasto "START" all'età di 6 anni con Crash Bandicoot per l'inizio di una grande avventura all'insegna di console, comandi e schermi.

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