Le scoperte scientifiche in campo astronomico lasciano sempre a bocca aperta. Il cosmo ci affascina e ci spaventa; la sua immensità, un po’ come accade con l’oceano, ci fa sentire piccolissimi e inermi di fronte a un colosso che si mostra un po’ alla volta. Una nuova scoperta è stata effettuata grazie a un potentissimo telescopio che ha visto qualcosa di spettacolare a 15.000 anni di luce di distanza da noi.
Riuscire a vedere ciò che si trova a distanze siderali è una delle grandi sfide e, allo stesso tempo, meraviglie dell’astronomia. Ovunque nello spazio potrebbe trovarsi un pianeta, un buco nero, un corpo celeste non ben identificato pronti a farci dubitare di tutto ciò che sappiamo dell’esistenza. Gli strumenti che consentono di scandagliare luoghi così remoti si sono evoluti tantissimo tecnologicamente, e oggi siamo in grado, non solo di vedere oggetti lontani anni luce, ma anche fotografarli con un certo livello di dettaglio.
Negli ultimi anni, ci sono stati progressi notevoli nella tecnologia dei telescopi, come ad esempio l’uso di specchi segmentati più grandi per raccogliere più luce, l’utilizzo di sensori di immagine più sensibili per catturare dettagli più fini e l’uso di algoritmi avanzati per elaborare i dati raccolti. Questi sviluppi hanno consentito agli scienziati di fare scoperte sempre più sorprendenti e di ottenere informazioni dettagliate su corpi celesti, buchi neri e nebulose.
Fotografare un modello lontano anni luce
Per fotografare oggetti lontani anni luce, gli astronomi si affidano a diverse tecnologie e tecniche avanzate, ad esempio a telescopi di grandi dimensioni. I telescopi con lenti di grandi dimensioni sono fondamentali per raccogliere la luce proveniente da oggetti lontani. I telescopi moderni, come il telescopio Hubble, il telescopio Keck e il telescopio James Webb, sono dotati di specchi di dimensioni considerevoli che permettono di raccogliere più luce e ottenere immagini più dettagliate.
Il telescopio Hubble e il telescopio James Webb, inoltre, sono telescopi spaziali, ovvero strumenti di rilevazione che vengono posizionati nello spazio per evitare l’interferenza atmosferica e ottenere immagini più nitide e dettagliate. Essi sono in grado di catturare luce nelle diverse lunghezze d’onda, inclusa la luce visibile, infrarossa e ultravioletta.
Un altro metodo per immortalare ciò che si trova nell’universo è definito Osservazione nel vicino infrarosso: gli oggetti lontani tendono ad emettere una quantità significativa di radiazione di infrarossi. L’osservazione nel vicino infrarosso, cioè della regione dello spettro elettromagnetico che si trova appena al di là della luce visibile, permette agli astronomi di catturare la luce emessa dagli oggetti lontani e di penetrare attraverso le nubi di polveri che possono oscurare la luce visibile. Questo consente di ottenere immagini più chiare e dettagliate di oggetti distanti.
Cosa ha scoperto VLT Survey
Una nuova splendida immagine di una nebulosa è stata catturata dal telescopio VLT dell’European Southern Observatory (ESO). L’immagine mostra una parte della nebulosa Sh2-284, una nube di polvere e gas raramente fotografata, situata a 15.000 anni luce di distanza dalla Terra.
Questa nebulosa è una regione di formazione stellare molto attiva, nota come “nursery stellare”, dove giovani stelle nascono da vortici di polvere e gas. Man mano che questa materia si sposta, si forma in piccoli ammassi che crescono gradualmente e raccolgono altro materiale finché non hanno una gravità sufficiente ad attirare materiale verso di loro, diventando il seme di una nuova stella. Quando nascono queste giovani stelle luminose, illuminano la polvere e il gas che le circondano, creando l’effetto nebulosa incandescente.
Il VLT Survey Telescope è un enorme telescopio di 2,6 metri di diametro situato nell’Osservatorio del Paranal, nel deserto di Atacama, nel Cile settentrionale. Questa posizione, ad alta quota con pochissime precipitazioni e lontana dalle principali fonti di inquinamento luminoso, è ideale per i grandi telescopi a terra.
Il VLT Survey Telescope si trova accanto al Very Large Telescope, un sistema di quattro telescopi ottici separati, e insieme coprono una gamma di lunghezze d’onda che va dall’ultravioletto al vicino infrarosso. Il Survey Telescope scatta per lo più immagini grandangolari e aiuta a selezionare obiettivi specifici che possono essere ripresi in modo più dettagliato dal VLT.