Un incredibile scoperta scientifica è in grado di farci tornare bambini e liberare la nostra creatività. Ecco come.
Vi ricordate l’infanzia? Quel periodo dorato in cui tutta la realtà del quotidiano sembra avere una qualità magica, che stimola a dismisura la nostra creatività? Anche se da adulti sembriamo perdere questa capacità di “sintonizzarci” con il lato nascosto delle cose, il desiderio di rivivere quelle sensazioni ogni tanto ci assale, assieme ad un senso di nostalgia per un periodo della nostra vita che rimarrà per sempre irripetibile.
Oppure no?
Se non fosse irripetibile? Se si potesse in qualsiasi momento tornare a quello stato di massima sintonia col mondo, in grado di far esplodere di nuovo la nostra immaginazione e senso di meraviglia per ciò che ci circonda? Se fosse possibile, insomma, tornare bambini?
Il nostro bambino interiore non sparisce mai del tutto, e con il giusto stimolo possiamo riuscire a risvegliarlo. Ne è convinta la neuroscienziata Gül Dölen, forte della sua attività di ricerca condotta alla Johns Hopkins University. La Dölen ha studiato per anni il cosiddetto periodo critico, ovvero quella fase della crescita del bambino – di durata variabile – in cui il cervello massimizza le sue capacità di apprendimento e risposta agli stimoli esterni. Questo è anche il periodo in cui gli umani tendono a massimizzare la propria socialità, in virtù della cosiddetta ricompensa sociale: il benessere che si prova a stare in compagnia.
Una volta chiuso, il periodo critico normalmente non si riapre, tant’è che gli adulti sono mediamente più solitari rispetto ai giovani. eppure la ricerca condotta dalla Dölen sembra provare che l’assunzione di alcune sostanze nell’organismo umano siano in grado di riattivarlo. La sua equipe ha sperimentato in prima battuta sui topi, a cui sono state somministrate varie sostanze psichedeliche: a seconda della sostanza assunta, i topi riaprivano il proprio periodo critico per tempi più o meno lunghi, aumentando a dismisura la propria socialità a prescindere dal fatto che fossero giovani o vecchi.
In generale, quindi, l’assunzione di determinate sostanze psichedeliche sarebbe in grado di riaprire il periodo critico anche negli esseri umani, migliorandone la socialità e potenziandone la capacità di apprendimento per lunghi lassi di tempo. Questo avrebbe effetti terapeutici concreti nella cura di alcuni disturbi come il PTSD (disturbo post-traumatico da stress) o il recupero di facoltà cognitive a seguito di un ictus. Le possibilità di applicazione sono numerosissime!
Gli sforzi del team di ricerca si sono focalizzati negli ultimi anni proprio nella terapia della persone colpite da ictus. I ricercatori hanno osservato che l’ictus predispone il soggetto alla riapertura del periodo critico relativo alla mobilità, ma solo per un periodo di tempo limitato. Bisogna massimizzare il poco tempo a disposizione per iniziare subito il percorso terapeutico utile a far “imparare” di nuovo al paziente come muovere il proprio corpo. Per fare ciò è stato messo a punto un gioco immersivo in 3D che permette al paziente di comandare i movimenti di Bandit, un delfino a caccia di cibo nelle acque dell’oceano.
Con i giusti stimoli e un po’ di tentativi, i pazienti riescono a coordinarsi sempre meglio acquisendo il controllo dei movimenti dell’animale, e in molti casi hanno manifestato delle sorprendenti capacità di recupero delle proprie facoltà motorie. Ora il team sta cercando di combinare questa terapia con l’assunzione di sostanze psichedeliche, per potenziare le capacità di apprendimento di questi pazienti e migliorare ancor più il loro recupero.
Ovviamente quando si parla di sostanze psichedeliche bisogna sempre adottare delle precauzioni. La stessa Gül Dölen ammonisce sul fatto che una terapia del genere potrebbe provocare più danni che benefici qualora si eccedesse con il dosaggio di tali sostanze. Inoltre bisognerebbe sempre accertarsi che chi prescrive tale cura sia un medico certificato, per evitare di cadere nelle mani di soggetti manipolatori che potrebbero avere secondi fini.
Inoltre c’è da considerare che il periodo critico è un momento fondamentale per la formazione della nostra identità: le esperienze che proviamo in questa fase vanno a plasmare la nostra personalità, poiché determineranno i nostri gusti e il nostro carattere per il resto della vita. Dunque riaprire questi periodi in età avanzata ed usarli malamente potrebbe sconvolgere le nostre coscienze, minare le nostre convinzioni e trasformarci in persone completamente diverse, nel bene ma anche nel male. Insomma la ricerca di Gül Dölen ha enormi potenzialità, ma come tutte le grandi scoperte comporta anche dei rischi: tornare bambini sarebbe fantastico, ma ricordiamoci che ogni bel gioco dura poco!
This post was published on 20 Giugno 2023 5:30
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