Apple sembra essere di nuovo in un grosso guaio: il colosso tech di Steve Jobs è nel mirino di un’inchiesta partita direttamente dall’Italia.
Apple è da sempre considerata da molti un modello di raffinatezza ed eleganza, ma a quanto pare anche i migliori possono incappare in situazioni spiacevoli.
Il colosso tech californiano è infatti al centro di una grande inchiesta che non solo ha acceso i campanelli d’allarme della Commissione Europea, ma anche delle autorità italiane.
L’AGCOM, la principale autorità italiana che regola la concorrenza sul mercato, ha infatti individuato delle irregolarità negli ultimi tempi proprio da parte di Apple.
Non è la prima volta che un’azienda americana finisce nel mirino di autorità italiane ed europee, dato che di recente era capitato anche con Amazon.
Il settore tech è forse quello dove c’è maggiore concorrenza tra le varie aziende e sono anni che Apple si dà battaglia per essere considerata al di sopra di tutte le altre.
Pare che, dopo attente indagini da parte di AGCOM e altre autorità europee, il colosso californiano abbia cercato di sbaragliare la concorrenza in una maniera piuttosto sleale.
Come accade anche per Samsung e in generale per tutte le aziende di telefonia, anche Apple ospita sul suo sistema operativo sia applicazioni first party che app ideate e progettate da sviluppatori esterni.
Per farvi un esempio pratico: TikTok è un’app ideata da uno sviluppatore esterno mentre per esempio Safari è un’app sviluppata dall’azienda Apple Inc.
Noi utenti che utilizziamo ogni giorni dispositivi Apple o di qualsiasi altra azienda non ci rendiamo conto, ma dietro la pubblicazione di una specifica app su un sistema operativo ci sono pagine e pagine di accordi di non divulgazione e garanzie sulla privacy.
Questo spesso scoraggia gli sviluppatori a pubblicare una determinata app su un determinato sistema operativo.
Secondo quanto riportato dall’inchiesta di AGCOM, a quanto pare Apple eserciterebbe una pressione molto maggiore nei confronti degli sviluppatori di terze parti rispetto a quanto fa con gli sviluppatori di casa.
Questa discriminazione sarebbe dunque un atto di sfiducia nei confronti degli sviluppatori esterni che abbandonerebbero l’idea di creare app su iOS favorendo così l’ascesa dei software first party.
In base a quanto dichiarato da AGCOM, Apple avrebbe sottoposto gli sviluppatori di terze parti a politiche sulla privacy molto più stringenti rispetto a quelli first party; inoltre, sempre nel tentativo di scoraggiarli, l’azienda californiana non dichiarerebbe in maniera completa le informazioni sulla loro campagna pubblicitaria.
Stando a quanto riportato dalla società antitrust italiana, Apple applicherebbe dei sotterfugi per screditare le app di terze parti dichiarando dati incompleti sulle loro inserzioni pubblicitarie e applicando controlli molto più stringenti come promemoria e comunicazioni sulla privacy molto più frequenti e duri.
L’indagine dell’AGCOM è avviata e i capi d’accusa ci sono, ma Apple ha già fatto sapere la sua volontà di comunicare con la società di antitrust italiana per rispondere a ogni loro domanda.
L’azienda tech californiana ha comunicato che le regolamentazioni sulla privacy sono uguali per tutti e applicate in maniera equa, sia per quanto riguarda gli sviluppatori di terze parti che per quelli di Apple stessa.
Se le indagini si rivelassero fondate, Apple sarebbe accusata di abuso di posizione dominante sul mercato delle applicazioni.
Questo comporterebbe una multa pari fino al 10% del fatturato annuo dell’azienda che, considerando la posizione di Apple, sono davvero tantissimi soldi.
This post was published on 16 Maggio 2023 15:00
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