Quello delle microplastiche è uno dei problemi più difficili da affrontare quando si parla di “bene del pianeta”. L’inquinamento da microplastiche è un fenomeno sempre più crescente e nonostante non sia impossibile da risolvere, siamo quasi fuori tempo massimo per farlo.
Le microplastiche sono frammenti di plastica di dimensioni ridotte, generalmente inferiori a 5 millimetri, che si trovano nell’ambiente naturale. Si tratta di un problema globale che ha effetti negativi sulla salute degli ecosistemi e degli organismi viventi.
Le microplastiche possono provenire da diverse fonti, tra cui:
Una volta nell’ambiente, le microplastiche possono causare danni alla fauna selvatica e all’ecosistema. I pesci, ad esempio, possono ingerire le microplastiche che fluttuano nell’acqua, che poi possono accumularsi nei tessuti degli animali e persino finire sulle nostre tavole. Inoltre, le microplastiche possono influire sulla qualità del suolo e dell’acqua, e persino sulla salute umana.
Le microplastiche sono un problema serio e crescente che richiederebbe l’impegno di tutti per essere affrontato, non solo dei governi dei vari stati, ma anche dei singoli cittadini che con poche semplici regole potrebbero ridurre di tantissimo l’inquinamento da microplastiche. Ci sono diverse strategie che possono essere adottate per ridurre il loro impatto, come il riciclo dei rifiuti di plastica, l’eliminazione delle microsfere di plastica dai prodotti di cura personale e la promozione di materiali alternativi alla plastica.
La più alta concentrazione di inquinamento da microplastiche si trova nei mari e negli oceani del mondo, dove le correnti marine possono concentrare grandi quantità di questi frammenti di plastica in determinate aree. Le zone marine con il più alto tasso di inquinamento da plastica sono definite “vortici”, ovvero delle proprie e vere isole in cui la plastica si è accumulata in modo terrificante.
In particolare, ci sono cinque “vortici di plastica” nell’oceano: il Vortice di Plastica del Nord Pacifico, il Vortice di Plastica del Sud Pacifico, il Vortice di Plastica dell’Atlantico Sud, il Vortice di Plastica dell’Atlantico Nord e il Vortice di Plastica dell’oceano Indiano. Questi vortici sono zone in cui le correnti oceaniche convergono e creano delle vere e proprie isole di plastica.
Ma le microplastiche si trovano anche in altri ambienti, come i fiumi e i laghi, dove possono essere trasportate dai fiumi e dagli scarichi delle città e delle industrie.
L’inquinamento da microplastiche è un problema diffuso in tutto il mondo e non risparmia nessuna regione o ecosistema. Tuttavia, le concentrazioni più elevate si trovano spesso nelle zone costiere densamente popolate e nelle aree industrializzate.
È possibile riciclare le microplastiche e salvare così il pianeta? Sì, ma il processo di riciclo delle microplastiche è tra i più complessi in assoluto e il tempo sta anche per scadere.
ll riciclo delle microplastiche è un processo complesso e difficile, poiché queste particelle di plastica sono spesso troppo piccole per essere raccolte e riciclate come la plastica convenzionale. Tuttavia, esistono alcune tecnologie e iniziative che cercano di affrontare questo problema.
Una possibile soluzione per riciclare le microplastiche è l’uso di tecnologie avanzate, come la pirolisi o la gassificazione, che permettono di convertire i rifiuti di plastica in combustibili o altri prodotti utili. Queste tecnologie sono ancora in fase di sviluppo e non sono ancora disponibili su larga scala.
Un’altra possibile soluzione è rappresentata dal riciclo meccanico delle microplastiche, che prevede il recupero delle particelle di plastica da fonti specifiche, come i prodotti di cura personale, e il loro riutilizzo per produrre nuovi materiali. Tuttavia, il riciclo meccanico delle microplastiche è ancora poco diffuso e non è sempre economicamente vantaggioso.
Non siamo ancora fuori tempo massimo per affrontarlo e cercare di risolvere il problema, ciononostante è importante agire in modo tempestivo e determinato per limitare l’accumulo di microplastiche nell’ambiente e minimizzare gli effetti negativi sulla salute degli ecosistemi e degli organismi viventi.
L’industria della plastica ha a lungo pubblicizzato il riciclaggio, pur sapendo che è stato un fallimento. In tutto il mondo, solo il 9% dei rifiuti di plastica viene effettivamente riciclato. Negli Stati Uniti, il tasso è ora del 5%. La maggior parte della plastica usata viene messa in discarica, incenerita o finisce alla deriva nell’ambiente.
Ora, un nuovo studio allarmante ha scoperto che anche quando la plastica arriva in un centro di riciclaggio, può finire per frantumarsi in pezzi più piccoli che contaminano l’aria e l’acqua. Questo studio pilota si è concentrato su un unico nuovo impianto in cui la plastica viene selezionata, sminuzzata e fusa in pellet. Durante il processo, la plastica viene lavata più volte, disperdendo le particelle di microplastica – frammenti più piccoli di 5 millimetri – nelle acque reflue dell’impianto.
Poiché i lavaggi sono molteplici, i ricercatori hanno potuto campionare l’acqua in quattro punti diversi della linea di produzione (i ricercatori non rivelano l’identità dell’operatore dell’impianto, che ha collaborato al progetto). L’impianto ha installato filtri in grado di catturare particelle più grandi di 50 micron (un micron è un milionesimo di metro), quindi il team è stato in grado di calcolare le concentrazioni di microplastiche nell’acqua di scarico grezza rispetto a quella filtrata, in pratica un’istantanea prima e dopo l’efficacia del filtraggio.
Anche con il filtraggio, è stato calcolato che lo scarico totale dei diversi lavaggi potrebbe produrre fino a 75 miliardi di particelle per metro cubo di acque reflue.
Il singolo cittadino può fare molto per contribuire a ridurre l’inquinamento da microplastiche e migliorare la situazione dell’ambiente in generale. Ecco cinque regole che ognuno di noi può seguire senza risentirne troppo durante la vita di tutti i giorni:
This post was published on 9 Maggio 2023 5:30
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