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Troppi satelliti ci renderebbero visibili ad altre forme di vita | L’interrogativo sta preoccupando la comunità scientifica

Gli alieni starebbero cercando di contattare il nostro pianeta? Una domanda che potrebbe far sorridere, in realtà, alcuni scienziati si dicono sicuri della possibilità che delle forme di vita intelligenti stiano provando in tutti i modi di venire a contatto con noi.

Il tema degli alieni e delle forme di vita extraterrestri ha affascinato l’immaginario collettivo per decenni, e continua ad essere un argomento di interesse per molti. Questo interesse cresce sempre di più non solo tra le persone comuni, ma anche tra gli scienziati.

L’idea che esistano forme di vita intelligenti in altre parti dell’universo risulta estremamente affascinante perché ci fa riflettere sulla nostra stessa posizione e sul nostro posto nell’universo. Si configura anche come una fonte di speranza per taluni, poiché suggerisce l’esistenza di altre forme di vita intelligenti che potrebbero avere soluzioni a problemi che noi non siamo ancora in grado di risolvere.

Il tema degli alieni è stato alimentato dal successo della cultura popolare, come film e libri di fantascienza, che hanno presentato varie immagini di creature aliene e di mondi alieni, sia in veste romantica e quasi fanciullesca sia evidenziando le possibilità più negative e catastrofiche. Questi media hanno creato un immaginario popolare di come potrebbero essere gli alieni e questo ha suscitato la curiosità e l’interesse del pubblico di tutte le età.

Inoltre, l’avanzamento della tecnologia e delle scienze spaziali ha permesso di scoprire nuovi pianeti e l’interesse per la ricerca di forme di vita extraterrestri è cresciuto. Ad esempio, il programma SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) è stato avviato negli anni ’70 con lo scopo di cercare segnali di radio provenienti da altre civiltà.

Siamo soli nell’universo?

La domanda sulla possibilità di esistenza di forme di vita intelligenti al di fuori della Terra è una delle domande più importanti e affascinanti della scienza e della filosofia. Non abbiamo ancora evidenze concrete di vita extraterrestre, ma ci sono molte ragioni per ritenere che la vita potrebbe essere presente in altre parti dell’universo.

Prima di tutto, ci sono molte stelle e pianeti nell’universo. Secondo le stime, solo nella Via Lattea ci sono circa 100 miliardi di stelle e una proporzione significativa di esse potrebbe avere pianeti simili alla Terra nelle loro zone abitabili, cioè la regione intorno a una stella in cui l’acqua può esistere allo stato liquido, una condizione necessaria per la vita come la conosciamo.

Inoltre, l’esistenza di vita sulla Terra dimostra che è possibile la vita in ambienti estremi e che la vita può esistere in una vasta gamma di condizioni ambientali.

Gli scienziati cosa dicono?

In questi casi, la parola deve passare necessariamente agli scienziati, a chi cioè non si fa prendere la mano da suggestioni, ma si fa guidare dal sapere scientifico.

Ci sono anche molte ricerche in corso per la ricerca di vita extraterrestre, che si basano su diverse tecniche di osservazione e di ricerca. Ad esempio, il programma SETI, precedentemente citato, utilizza radiotelescopi per cercare segnali di radio provenienti da altre civiltà. Esistono anche missioni spaziali, come la missione Mars 2020 della NASA, che si sono concentrate sulla ricerca di segni di vita passata o presente su altri pianeti.

Dal punto di vista scientifico, esistono diverse teorie che cercano di spiegare l’origine e l’evoluzione della vita extraterrestre. Una delle teorie più accreditate è l’ipotesi della panspermia, che suggerisce che la vita sulla Terra sia stata introdotta da organismi provenienti da altri pianeti. Ci sono anche teorie che suggeriscono che la vita potrebbe essersi evoluta in condizioni molto diverse da quelle della Terra, come ad esempio in ambienti estremi come le lave vulcaniche o nei fondali oceanici.

L’ultima scoperta sugli alieni: ci stanno contattando?

Alcuni scienziati dell’Università di Manchester e dell’Università di Mauritius hanno utilizzato dati raccolti attraverso crowd sourcing per simulare la perdita di segnale radio dalle torri per telefoni cellulari, al fine di determinare ciò che le civiltà aliene potrebbero rilevare dalle diverse stelle vicine, tra cui la stella di Barnard, situata a sei anni luce dalla Terra.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, ha scoperto che solo le civiltà tecnologicamente più avanzate sarebbero in grado di rilevare i livelli attuali di perdita di segnale radio dalle torri per telefoni cellulari della Terra. Tuttavia, poiché la maggior parte delle civiltà aliene probabilmente ha sistemi di ricezione più sensibili e poiché ci stiamo spostando verso sistemi a banda larga più potenti sulla Terra, diventa sempre più probabile che gli esseri intelligenti rilevino la presenza dell’umanità. Il professor Mike Garrett, leader del team del progetto ha affermato:

Le stime attuali suggeriscono che avremo più di centomila satelliti in orbita terrestre bassa e oltre entro la fine del decennio. La Terra è già luminosa in modo anomalo nella parte radio dello spettro; se la tendenza continua, potremmo diventare facilmente rilevabili da qualsiasi civiltà avanzata con la giusta tecnologia

Successivamente, il team di ricerca è interessato ad estendere la sua ricerca per includere altri fattori che potrebbero aiutare i contatti radio con la Terra, come potenti radar civili e militari, nuovi sistemi di trasmissione digitale, reti Wi-Fi, dispositivi mobili individuali e lo sciame di costellazioni di satelliti che ora vengono lanciati in orbita terrestre bassa, come il sistema Starlink di Elon Musk.

Ogni giorno impariamo di più sulle caratteristiche degli esopianeti attraverso missioni spaziali come Kepler e il Transiting Exoplanet Survey Satellite, con ulteriori informazioni dal telescopio spaziale James Webb. Credo che ci sia ogni possibilità che ci siano civiltà avanzate là fuori.

This post was published on 4 Maggio 2023 6:00

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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