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L’unico ostacolo per le AI è l’immaginazione? Forse stanno iniziando ad immaginare “con la loro testa”

Ormai da tempo le IA vengono utilizzate per generare testi e immagini, ma queste possono usare la propria immaginazione per sostituire del tutto anche l’input umano? Esiste infatti il concetto di immaginazione artificiale che potrebbe mettere a rischio gli artisti. Ma è davvero così?

L’intelligenza artificiale sta diventando sempre più avanzata e sofisticata grazie alla tecnologia e all’innovazione. Una delle aree in cui si sta facendo notevole progresso è quella della generazione di testi e immagini. Gli sviluppatori di IA stanno lavorando per creare algoritmi che possano generare contenuti originali e creativi, sfruttando l’ “immaginazione” artificiale. Tuttavia, la questione è: le IA possono realmente avere un’immaginazione propria? O sono semplicemente in grado di riprodurre modelli preesistenti?

Le IA generative sfruttano pattern e algoritmi per produrre contenuti in modo autonomo, senza l’intervento umano. Ciò significa che, sebbene la generazione avvenga in modo automatico, l’IA ha bisogno di essere istruita su come generare determinati tipi di contenuti. Ad esempio, se si vuole che un’IA generi un testo narrativo, deve essere istruita su come creare personaggi, ambientazioni e trama.

L’IA che usa la propria “testa”

Negli ultimi anni, gli sviluppatori di IA hanno lavorato per creare algoritmi che possano “imparare” a generare contenuti in modo autonomo, senza dover essere istruiti su ogni aspetto specifico. In altre parole, gli algoritmi possono “imparare” dai dati forniti loro, adattarsi e generare contenuti più originali e creativi. Questo ha portato alla creazione di IA che sono in grado di generare contenuti che sembrano provenire da un’immaginazione autonoma.

L’IA viene utilizzata per generare immagini, musica e testi. Ad esempio, esistono IA che possono generare ritratti di persone che sembrano reali, ma che in realtà non lo sono. Queste IA utilizzano tecniche di apprendimento per analizzare immagini di volti umani e creare una rappresentazione artificiale che sembra perfettamente naturale. Inoltre, esistono IA in grado di generare musica in stile classico o jazz, utilizzando algoritmi che analizzano le note e le progressioni armoniche dei brani precedenti.

Ci sono anche IA in grado di generare testi di finzione. Ad esempio, OpenAI ha creato un’IA chiamata GPT-3 che è in grado di generare testi di qualsiasi genere o stile, a partire da una singola frase o parola. Questa IA utilizza un sistema di apprendimento per analizzare le parole e le frasi precedenti, e utilizza queste informazioni per generare un testo continuo e coerente.

La domanda però rimane: queste IA stanno effettivamente utilizzando la loro immaginazione? La risposta a questa domanda dipende dalla definizione di “immaginazione”. Se l’immaginazione è intesa come la capacità di generare idee originali e mai esplorate prima, allora l’IA può essere considerata “autonomamente creativa” solo fino a un certo punto. Anche se le IA sono in grado di generare contenuti che sembrano provenire da un’immaginazione autonoma, in realtà stanno sempre seguendo un insieme di regole e di modelli preesistenti, basati sui dati e sui pattern che sono stati forniti loro. Questo non significa che le IA non siano in grado di produrre contenuti interessanti e innovativi. Al contrario, l’uso di tecniche di apprendimento e di algoritmi avanzati consente alle IA di generare contenuti che spesso sorprendono e ispirano gli esseri umani.

Inoltre, l’IA è in grado di combinare in modo artistico e originale elementi preesistenti, creando nuove forme e nuovi significati. Ad esempio, l’IA può analizzare un insieme di immagini di fiori e utilizzare queste informazioni per generare un’immagine completamente nuova e originale che abbia a che fare con la natura e che non esisteva prima. Questa capacità di combinare e reinterpretare elementi preesistenti è un’importante forma di creatività, che l’IA è in grado di esprimere in modo autonomo.

Gli artisti sono a rischio?

Attualmente, le IA sono ancora lontane dall’essere in grado di sostituire completamente la creatività umana. Anche se possono generare contenuti interessanti e innovativi, le IA non hanno una vera e propria immaginazione autonoma e non sono in grado di creare opere d’arte con la stessa profondità emotiva e simbolica degli artisti umani.

D’altro canto, è possibile che in futuro le IA raggiungano un livello di sofisticazione tale da poter rappresentare una minaccia per gli artisti umani. Se le IA diventassero in grado di creare opere d’arte con la stessa profondità e complessità delle opere umane, potrebbero diventare una concorrenza per gli artisti, che potrebbero trovare sempre più difficile distinguersi nel mercato dell’arte.

Esiste anche il rischio che le IA possano portare alla standardizzazione e all’omologazione dell’arte. Se le IA diventassero in grado di generare opere d’arte di alta qualità in grandi quantità, potrebbero portare alla creazione di opere sempre più simili tra loro, che rischierebbero di appiattire la diversità e la complessità dell’arte umana.

La creatività umana, comunque, è un processo molto complesso, che coinvolge non solo la capacità di generare nuove idee e contenuti, ma anche l’esperienza, le emozioni e la capacità di comunicare e connettersi con gli altri. In altre parole, l’arte umana è un’esperienza interpersonale e intersoggettiva, che coinvolge l’interazione tra l’artista, l’opera d’arte e il pubblico.

Di conseguenza, anche se le IA dovessero diventare in grado di creare opere d’arte con la stessa complessità delle opere umane, non potrebbero sostituire completamente l’arte umana, che rimane un’esperienza irripetibile e unica.

Le IA e i diritti d’autore

La questione dei diritti d’autore nell’ambito dell’intelligenza artificiale è una controversia in corso, in quanto l’uso di IA per creare opere protette da copyright solleva diverse questioni legali.

In genere, il diritto d’autore protegge l’opera dell’autore, che può essere una creazione artistica, letteraria, musicale, fotografica o di altra natura. Il problema è che l’uso di IA per creare opere, come ad esempio musica, testi, immagini, video o persino software, solleva la questione se l’opera creata dall’IA possa essere protetta dal diritto d’autore e chi sarebbe il proprietario dei diritti.

In alcuni casi, l’IA è utilizzata come strumento di assistenza alla creazione di opere di vario genere, entrando a far parte del workflow e del processo creativo. In questo caso, il diritto d’autore spetta all’autore umano, ma è possibile che l’IA possa essere riconosciuta come co-autrice dell’opera, se la sua contribuzione è stata significativa e creativa.

Nel caso in cui l’IA crei autonomamente un’opera, si pone il problema di chi sia il proprietario dei diritti d’autore. In alcuni Paesi, come gli Stati Uniti, il diritto d’autore spetta all’autore dell’opera, che nel caso dell’IA sarebbe l’azienda o il proprietario della macchina che ha creato l’opera. In altri Paesi, come quelli dell’Unione europea, il diritto d’autore spetta all’autore umano, ma ci sono ancora diverse questioni aperte sulle opere create autonomamente dall’IA.

Per affrontare queste problematiche, alcune organizzazioni stanno cercando di sviluppare normative e linee guida per la gestione dei diritti d’autore nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Ad esempio, l’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (OMPI) sta lavorando su un trattato internazionale sui diritti d’autore nell’era digitale, che potrebbe anche coprire la questione dei diritti d’autore nell’ambito dell’intelligenza artificiale.

This post was published on 1 Maggio 2023 10:00

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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