Avrete sicuramente sentito parlare di Pezzotto, ma che cos’è? E perché l’AGCOM ha dichiarato Guerra più totale? Ora il pezzotto and friends sono i nemici numero uno del governo e dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
All’estero l’IPTV ha svariati utilizzi, quasi tutti legali; si pensi solamente alle Smart TV come le LG che offrono canali via internet al di fuori dal collegamento con l’antenna, in Italia si collega il termine a quello di Pezzotto o meglio, Pezzotto TV. In modo erroneo.
Per pezzotto si è soliti intender un decoder illegale, spesso una Box Android o una pennetta con un sistema operativo open source dedicato; la funzione del decoder “moddato” è quella di offrire un servizio IPTV illegale a pochi euro al mese, spesso da criminali senza scrupoli (e spesso collegati con la malavita).
Fondamentalmente per Pezzotto si intende un decoder illegale che ha un costo variabile tra i 50 ed i 100€. A questo costo pagato “una tantum” è poi necessario legare quello di un abbonamento mensile, come se fosse un Netflix qualsiasi, il prezzo è di solito tra gli 8 e i 15€, fino ad arrivare ai 20-25€ per abbonamenti con l’accesso a streaming di match pay per view molto costosi.
Da che mondo è mondo il pezzotto è sempre esistito, dal secolo scorso nelle bancarelle con i primi materiali contraffatti come le scarpe o vestiario di alta moda, ai portafogli e cinture, fino ad arrivare agli anni 90 dove si iniziavano a vedere i primi apparecchi digitali contraffatti; d’altronde anche i cd piratati dei giochi della PlayStation erano “pezzotti” ai loro tempi.
Noi della redazione ricordiamo addirittura nella Pescara vecchia in zona stadio dei banchetti che vendevano i decoder di quella che prima di sky era la tv satellitare, tele+. In questi banchetti stile mercato del pesce si vendevano dei decoder tarocchi venduti a 35.000lire, una volta al mese si andava e si prendeva una carta “truccata” da inserire nel decoder modificato a una modica cifra di 3.000 lire, oppure un po’ di pesce o qualche verdura dell’orto. Insomma, signora mia, in Italia in qualche modo si doveva pur campare.
Ad oggi però il dispositivo pirata per eccellenza è l’unico che detiene il termine di “Pezzotto”, quello che trasmette le IPTV e principalmente i contenuti di sky come le partite e i principali servizi di streaming, come Prime Video, Netflix, Disney+, Now TV, DAZN e qualsiasi altro servizio vi possa passare per la testa.
Di per sè l’IPTV è perfettamente legale, ma i metodi e i modi che esploreremo a breve sono illegali come vendere super alcolici fuori dall’asilo, portando danni incalcolabili alle aziende che investono sullo streaming (che poi la qualità dei servizi non sia al top non è una scusante).
Mettetevi comodi, il funzionamento del pezzotto sembra uscito da un film di serie B come il Matrix indiano.
Alla base del Pezzotto c’è un centro di comando criminale, a volte legato con la malavita; i malintenzionati fanno una cernita dei servizi più utilizzati e contattano dei Nerd (sì gente che di solito è molto simile a noi che scriviamo su Player.it) che con un complicato sistema di leve e specchi raccolgono su un server tutti i segnali in diretta, con un sistema di pre-cache che riesce a dare addirittura una base di buffering e programmazione dei programmi.
Questo sistema convoglia in un’interfaccia tutto il palinsesto delle dirette streaming IPTV private e pay per view, inserendo anche un flusso di dati che permette la differita dei programmi e il catalogo dei principali servizi di streaming.
Questo flusso di dati viene dirottato su un cloud di server sicuri basati all’estero, principalmente in Olanda (ndr: è molto divertente il fatto che mentre sto scrivendo questo articolo lo sto facendo da una vpn a Rotterdam) che alzando le spalline accetta i ricchi proventi dai criminali che gestiscono i pezzotti.
Da questi server potentissimi si connettono i pezzotti comprati dai pirati di tutta Italia, che tramite connessione sicura e tunneling accedono al catalogo, che, lasciatecelo dire, spesso ha una grafica molto accattivante e un’usabilità pazzesca. D’altronde i nerd d’Italia non vengono assunti e la malavita se li pappa per bene. Che ridere.
E ora vi chiederete, wow, come ci riescono?
Come ha sempre fatto la malavita, dando un servizio estremamente vantaggioso, con metodi molto convincenti. Viene creata una rete di seller che sono spesso persone con lavori precari che procacciano clienti, le persone alla catena di comando si organizzano tramiti gruppi whatsapp per comunicazioni non importanti e su Telegram con chat in autodistruzione. Cavoli, ve li sareste mai immaginati dei criminali così tecnologici? Un sistema piramidale allucinante.
Beh, per chi trasmette il rischio è altissimo, si parla di multe di milioni di euro.
Per chi riceve? Stessa cosa, ma le multe sono molto ridotte, si parla di 154€ e in caso di recidiva si arriva fino a 1024€ e sequestro del dispositivo. Il motivo è ovvio e banale, ma è meglio ribadirlo; per la legge Italiana l’attività del pezzotto è considerata fraudolenta e in violazione del diritto d’autore.
Quello che dovrebbe far paura nell’utilizzare il pezzotto non è la multa, ma la fedina penale sporca; essendo penale in caso di recidiva si può arrivare a tre anni di reclusione
Ma tenetevi forte, le multe sopra citate valevano fino alla settimana scorsa, la situazione è cambiata.
Come illustravamo prima, il fenomeno dell’IPTV in formato pirateria è aumentato a macchia d’olio, si stima che gli utilizzatori in Itaia non siano pochi sprovveduti, sono oltre CINQUE MILIONI, una grossa percentuale dicono i dati, purtroppo, in Campania.
I mancati introiti per le Major dello streaming si aggirano nell’ordine dei 900 milioni l’anno solo per gli abbonamenti e sugli 800 milioni per i dispositivi, che in teoria per 3-4 anni continuano a funzionare senza intoppi visto che gli stessi box sono quasi tutti basati su android tv e vengono aggiornati in cloud da possibili oscuramenti.
Ma il Governo prova a metterci una pezza… al Pezzotto, ok scusate, tornando seri, il DDL Concorrenza approvato il 30 Marzo 2023 sottolinea la diffida ai siti che trasmettono i contenuti Pirata, alzando le multe a quindicimila euro. No, non parliamo più dei 150€, ma di 15.000. Sì, avete letto bene, quindicimila euro.
Leggendo il DDL concorrenza il governo tiene a precisare che ora la pena sarà certa e senza sconti, ti beccano? 15.000€ volano via, insieme alla fedina penale, a quel punto conviene steccarsi l’abbonamento con amici fidanzati/e e parenti, non trovate?
Ma come fa il governo ad essere così certo di poter pescare i pirati del pezzotto? La risposta è molto tecnica ma proveremo a semplificarvela, è stato dato più potere all’AGCOM che tramite una verifica sugli indirizzi ip (indirizzi univoci) riusciranno a bloccare istantaneamente lo streaming.
Prima il blocco era su DNS e la richiesta di Blocco avveniva in 24 ore, giusto in tempo per la partita o lo show in diretta no? Agendo anche sull’indirizzo IP le autorità hanno magiore elasticità e potranno tracciare meglio il flusso di dati, arrivando direttamente ai vostri IP e ai registri che non saranno più tracciati con crittografia, salvo raggiri che gli utenti comuni non conoscono appieno, come l’utilizzo di vpn.
Il Governo ha lanciato questo DDL soprattutto dopo la pressione lobbistica di DAZN e Sky che hanno visto un ammanco di cassa di centinaia di milioni per le partite di calcio. Per farlo c’è un nuovo espediente.
L’AgCom infatti sta sviluppando una piattaforma che verrà rilasciata a brevissimo che potrà bloccare in soli 30 minuti tutti gli ip che mandano in streaming i contenuti pirata verso i pezzotti, il software sarà praticamente finanziato da dei privati con l’ausilio dell’agenzia per Cybersicurezza Nazionale, manovra che lascia non pochi dubbi sulla legittimità dell’operazione, dando un potere enorme a dei privati che, seppur per un fine nobile, nei prossimi anni potrebbe creare un precedente per avere intrusioni maggiori nella privacy dei cittadini per altre attività non per forza illegali come il pezzotto.
Per finire, il commissario AgCom Massimiliano Capitanio ha commentato che “l’Italia è il primo paese in Europa a sfidare le mafie digitali”, funzionerà? Staremo a vedere; di certo le multe fanno paura, ma i pirati si sa, navigano anche in acque molto mosse, anche nella tempesta.
This post was published on 1 Aprile 2023 6:30
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