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Steve Jobs aveva previsto anche questo | “L’evoluzione” secondo il genio

Steve Jobs lo aveva previsto, aveva previsto proprio tutto. In queste ore è saltata fuori una vecchia intervista in cui il fondatore di Apple ha fatto delle previsioni incredibili che oggi si sono avverate con precisione impensabile.

Steve Jobs è stato un innovatore e un visionario che ha avuto un’enorme influenza nel settore della tecnologia. Il fondatore di Apple, scomparso nel 2011, ha sempre avuto idee rivoluzionarie, tanto da riuscire a leggere il futuro e così anticiparlo.

Una sua vecchia intervista lo conferma, le sue previsioni si sono avverate con precisione chirurgica su un argomento che qualche anno fa sarebbe stato snobbato dai più e che invece oggi è tornato prepotente alla ribalta.


Steve Jobs leggeva il futuro

Steve Jobs è stato anticipatore dei tempi su tantissime cose, soprattutto in campo tecnologico, un po’ come se riuscisse a prevedere ciò che sarebbe successo da lì a qualche anno.

Jobs, ad esempio, insieme a Steve Wozniak, ha fondato Apple e ha creato il primo personal computer, l’Apple I, che ha reso la tecnologia accessibile a un pubblico più ampio. Jobs ha anche sviluppato il Macintosh, un computer con un’interfaccia facile da usare per l’epoca, che ha segnato l’inizio dell’era dell’informatica aperta a tutti.

Il genio visionario ha poi creato l’iPod, un lettore musicale digitale che ha cambiato il modo in cui le persone ascoltano la musica e ha dato origine all’ecosistema di iTunes e dell’App Store, per poi dare alla luce l’iPhone, un dispositivo che ha rivoluzionato il settore della telefonia mobile.

Ma Steve Jobs ha sempre cercato di spingersi oltre, di guardare dove nessuno ha mai osato. Ebbene, in una sua intervista rilasciata quasi 40 anni fa, Jobs ha dimostrato che aveva ragione su un argomento molto importante.

Jobs sapeva delle IA

Steve Jobs ha rilasciato un’intervista a Playboy nel 1985 in cui ha parlato dell’intelligenza artificiale e delle sue potenzialità future. In quell’intervista, Jobs ha espresso la sua visione di come l’IA avrebbe potuto cambiare il modo in cui le persone lavorano e vivono. Ha anche menzionato alcune delle applicazioni dell’IA che riteneva essere importanti, come la medicina, l’educazione e la creazione di assistenti personali.

In quell’intervista, Jobs non aveva una conoscenza specifica dei dettagli tecnici dell’IA, ma aveva una forte intuizione su come le tecnologie in continua evoluzione avrebbero potuto avere un impatto significativo sulla vita delle persone. Inoltre, come fondatore e CEO di Apple, Jobs aveva una visione lungimirante su come le nuove tecnologie avrebbero potuto trasformare l’industria dell’informazione e della tecnologia.

Nel 1985 le sue parole sembrarono quasi un monologo da film di fantascienza, in realtà, ci aveva visto lungo, visto che oggi le IA stanno davvero facendo parlare di loro tutti i giorni. Basti pensare a Midjourney, l’IA che genera immagini grazie solo alle brevi descrizioni degli utenti, o a ChatGPT, in grado di dialogare come un essere umano con persone reali.

Queste due tecnologie sono solo un puntino nel mare delle IA che oggi hanno raggiunto livelli prima inimmaginabili.

Quando sono nate le IA?

Le prime sperimentazioni per creare le IA sono iniziate negli anni ’50 con l’avvento dell’intelligenza artificiale come campo di ricerca accademico. Nel corso degli anni, la ricerca sull’IA si è evoluta attraverso diverse fasi, tra cui la fase iniziale negli anni ’50 e ’60 in cui si pensava che da lì a poco queste avrebbero rivoluzionato il mondo, seguita poi dalla “crisi dell’IA” negli anni ’70 e ’80 a causa dei limiti tecnologici e delle aspettative troppo alte.

Negli ultimi decenni, la ricerca sull’IA ha conosciuto una forte ripresa, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie e metodologie, come l’apprendimento automatico e le reti neurali. Questi sviluppi hanno permesso di creare sistemi di IA più sofisticati e capaci di eseguire compiti complessi come la comprensione del linguaggio.

Insomma, Steve Jobs non è stato il primo a parlare di IA, ma è stato uno dei primi a crederci davvero e a dirlo apertamente in tempi non sospetti.

This post was published on 18 Gennaio 2023 8:00

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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