Il caso Epic Games VS Apple prende una nuova piega che, per Mark Gurman di Bloomberg, potrebbe far felici gli sviluppatori mobile indipendentemente da chi vincerà la causa in corso.
È iniziato tutto lo scorso Agosto, quando Epic Games ha deciso che le commissioni sugli acquisti in-app richieste da Apple erano troppo alte; così ha dato la possibilità a tutti i giocatori di Fortnite Mobile di acquistare V-Bucks – la moneta in-game usata in Fortnite – a prezzo scontato semplicemente reindirizzandoli al sito ufficiale Epic.
La risposta di Apple non si è fatta attendere e si è arrivati alla rimozione da App Store del gioco della discordia oltre che all’impossibilità di aggiornarlo su dispositivi della mela su cui fosse stato già effettuato il download, causando così sgomento e lamentele tra le fila dei videogiocatori, gli unici che in tutto questo marasma ci hanno rimesso.
Il botta e risposta ha visto la sua “naturale” conclusione con l’avvio di un processo: Epic Games cita in giudizio Apple, D-Day 3 Maggio 2021.
Il fulcro della vicenda ruota intorno alla parola monopolio – /mo·no·pò·lio/ – con Apple accusata di comportamento monopolistico sul suo App Store perché obbliga gli sviluppatori ad usare un sistema di pagamento proprietario che prevede una tassazione che va dal 15 al 30 per cento. Percentuale che entra nelle casse di Cupertino.
Le prime giornate di processo, però, non sembrano confermare questo comportamento da Big Bad di cui è tacciata Apple.
Sembra che Epic in questa settimana non sia riuscita a dimostrare che l’utilizzo obbligatorio del suo sistema di pagamento costituisca un abuso di potere che porta ad un comportamento anti-competitivo. I testimoni portati da Epic non hanno spostato l’ago della bilancia; anzi, sembra siano stati di aiuto ad Apple che tramite i suoi legali ha dichiarato che Epic stia portando in tribunale solo questioni irrilevanti.
Mark Gurman
Dal canto suo Apple – in previsione di un più facile processo magari? – aveva già avviato il programma Small Business che tutt’ora offre la possibilità, a chi rientra nei canoni stabiliti, di usufruire della tassazione al 15% anziché al 30%.
Epic ha sempre saputo che la causa sarebbe stata lunga e difficile dato che l’azienda è la diretta interessata a dover dimostrare che il comportamento di Apple è nocivo nei confronti degli sviluppatori, piccolo o grandi che siano.
In caso di sconfitta in tribunale, però, potrebbe non essere stato tutto invano: questa presa di posizione ha risollevato i dubbi di qualche programmatore e Gurman sostiene che Apple dovrà allentare un pò la corda – anche con progetti a lungo termine – per venire incontro a tutti coloro che pubblicano sul suo Store, evitando così citazioni a giudizio che potrebbero rivelarsi imbarazzanti in futuro.
Un esempio? Il Cloud Gaming. Apple attualmente vieta che sul suo store siano pubblicate applicazioni che permettono di giocare ad una intera libreria di giochi online – qualcuno ha detto Microsoft xCloud? – perché si riserva di valutare ogni gioco e non acconsente a contenuti riproducibili in remoto.
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This post was published on 10 Maggio 2021 15:00
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