Google ha pubblicamente annunciato quali saranno i cambiamenti che apporterà ai termini di servizio del suo popolare sito di contenuti visivi Youtube. Differenti testate si sono prodigate ad analizzare il tutto tirando fuori delle conclusioni tutto fuorché felici; le modifiche fatte dall’azienda al regolamento del suo popolare sito piaceranno poco (almeno inizialmente) sia ai creatori di contenuti che lì lavorano che agli spettatori, costretti a rinunciare agli adblocks.
I nuovi termini di servizio (che trovate qui) entreranno in vigore a partire dal dieci dicembre 2019 e portano venti di cambiamento che suggeriscono un futuro inaspettato per la piattaforma. Vediamo insieme quali sono questi due grandi cambiamenti che entreranno in atto a partire dal mese prossimo.
Nel documento rilasciato da Google viene specificato, in un frangente preciso, che Youtube non ha alcun obbligo in ospitare o pubblicare i contenuti. Il sito ha sostanzialemnte rivendicato il diritto di scelta su cosa ospitare sulla propria piattaforma e, sopratutto, su cosa rimuovere dalla stessa in caso di problemi. Youtube non deve rispettare le decisioni di nessuno per poter irmuovere qualcosa e non è obbligata a dare spazio a tutte le tipologie di contenuti.
Che vuol dire questo?
Il messaggio che Google ha voluto far passare con un cambiamento del genere è abbastanza chiaro: Youtube come azienda non ha più obblighi da mantenere nei confronti del mantenimento online dei video, questi potranno essere buttati giù con più semplicità dall’intelligenza artificiale e sarà, sostanzialmente, più difficile fare ricorso.
Il punto è tutto fuorché di importanza secondaria e va a toccare un nervo scoperto da molto tempo per il colosso di Mountain View. Con questa modifica ai termini di servizio ora l’intelligenza artificiale, l’apparato legislativo americano e l’intera azienda avranno sicuramente una vita più snella quando si tratta di difendere le proprie posizioni in ambito di rimozioni dei video. Le aspre critiche che da anni si avvicendano sulla piattaforma, prendendo in esame la presenza di video scomodi o semplicemente di contenuti pericolosi, giungono così ad un culmine bello grande.
È impossibile negare che Youtube, con l’ampliamento della base attiva della piattaforma, sia diventato molto più di un semplice contenitore di video. La piattaforma ha si una grande quantità di contenuti di qualità come documentari gratuiti, video di gattini e soluzioni riguardanti difficili livelli nei videogiochi ma dà anche spazio ad un coacerbo di immondizia e di contenuti opinabil: notizie false, challenges fisicamente pericolose, video disinformativi o teorie del complotto abitano i meandri del sito da molto tempo ed hanno reso la vita difficile ad un po’ tutti con le varie polemiche legate alla monetizzazione dei video.
Se a questo aggiungiamo i dati raccolti da vari ricercatori, come il paper sull’importanza di Youtube per la cultura terrapiattista e complottista in generale, capiamo subito il perché di certe mosse. Secondo le ricerche il pubblico di Youtube è decisamente più suggestionabile della media e tutte le mosse fatte in precedenza dall’azienda, come la modifica degli algoritmi di intelligenza artificiale per la visibilità dei contenuti o l’introduzione di pannelli informativi, non sono servite a molto. La diffusione per quanto arginata ancora continua ad un buon ritmo e crea danni culturali di difficile rimozione.
In sostanza con questa sua nuova presa di posizione, la piattaforma sembra più decisa che mai a ridimensionare la presenza di contenuti sgradevoli sui propri server. Non ci sono obblighi da parte dell’azienda per i suoi utenti a tenere online questi video.
Una mossa del genere, in ogni caso, genera in generale domande sul futuro della piattaforma: chi ci assicura che l’algoritmo di Youtube non inizi a distruggere carriere a destra e manca per errori? Chi ci dice che il direttivo di Youtube non impazzisca e non inizi a cancellare anche il nostro canale preferito ? Chi ci dice che con una mossa così radicale le cose cambieranno?
La risposta più banale a tutte queste risposte tecnicamente è accumulare denaro piace ancora all’azienda; per il momento ci limiteremo a credere alla voglia di guadagnare con le inserzioni di Youtube, motivo per cui difficilmente vedremo scomparire la maggioranza dei canali che seguiamo.
Altre novità sono state introdotte all’interno dei termini di servizio, novità che spaziano dai contenuti per bambini alla chiusura degli account passando per la più decisamente scottante questione sostenibilità.
Le novità riguardanti la chiusura degli account Youtube sono le seguenti: l’azienda, con questi nuovi termini di servizio, si riserva il diritto di negare l’accesso sia all’account Youtube che a quello Google in caso di servizio non commercialmente praticabile, il tutto a esclusiva discrezione del colosso. Questo
Novità sono state introdotte anche per quanto riguarda la chiusura degli account: YouTube si riserva di negare l’accesso sia all’account Google che all’intero servizio YouTube qualora rilevi, a sua esclusiva discrezione, che la fornitura del servizio all’utente non sia più commercialmente praticabile. Benché ancora non si abbia ben chiara l’idea di cosa significhi commercialmente praticabile, è naturale essere spaventati dall’idea che l’azienda possa bloccare anche l’account Google collegato al proprio account Youtube in caso di problemi; leggendo con attenzione i termini di servizio sembrà però che una simile eventualità possa accadere principalmente con magagne legali molto più grandi di quelle che solitamente da utenti incrontriamo creando contenuti. Facciamo finta che per ora non ci sia nulla di cui preoccuparsi.
Molti spettatori delle livestream dello youtuber Markplier si sono trovate, in netto anticipo sui tempi, con gli account Google cancellati in seguito allo spam di emotes (innocue) all’interno di una live dello stesso; lo spam delle emote in questo caso era incentivato dallo stesso youtuber. A sbagliare, almeno secondo le parole del noto creatore di contenuti americano, è l’algoritmo che non sembra accettare nemmeno alcun tipo di ricorso per la risoluzione del problema.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, gli utenti colpiti dal ban hanno visto i loro account scongelarsi ed i loro privilegi (come i loro abbonamenti) riabilitati. L’ondata di ban è accaduta a causa di un funzionamento impreciso dell’algoritmo che, nel tentativo di riconoscere i messaggi di spam, ha flaggato moltissimi utenti del sopracitato evento live di Markplier come materiale da ban. La lentezza nella reazione da parte di Youtube, come prevedibile, è data dall’incredibile quantità di materiale che l’azienda deve costantemente monitorare per poter evitare problemi legati ai contenuti sensibili.
Per quanto riguarda la fruzione di contenuti da parte di bambini, Google, dopo aver ricevuto un salata multa milionaria dopo l’infrazione di una legge federale per aver accumulato dati personali di minori senza il loro consenso, ha deciso di cambiare le carte in tavola. Se l’utente in questione è minorenne, il genitore sarà legalmente obbligato ad essere presente in caso di utilizzo della piattaforma; non fattibile in ogni momento della giornata ma legalmente molto comodo per Google che si ritroverà a dover affrontare meno magagne rispetto agli anni passati.
Dulcis in fundo, arriviamo a quello che forse ha fatto più discutere gli internauti dopo l’annuncio dei cambi di termini di servizio: il ban per gli utilizzatori di AdBlock.
Le nuove linee guida della piattaforma prevedono che, a partire dal dieci dicembre 2019, l’utente utilizzatore di Adblock o di simili plugin in grado di bloccare l’esecuzione di pubblicità sulla piattaforma rischi il ban. A partire dal prossimo mese, utilizzando uno tra i tantissimi plugin della categoria sopracitata, sarà possibile venir bannati dalla piattaforma in modo permanente
Il pugno di ferro sulla questione AdBlock è l’altra presa di posizione durissima da parte di Google, alle prese da anni e anni con creatori di contenuti in guerra a causa di revenue bassissime. Tale decisione da una parte finisce per tutelare questi, finalmente in grado di ottenere qualche centesimo per ogni visualizzazione invece che per ogni utente senza adblock, dall’altra finisce per limitare la libertà di fruzione del sito da parte dei suoi utenti, costretti a lottare con delle pubblicità sempre più invadenti e mai particolarmente apprezzate.
Se su Youtube utilizzate AdBlock o qualcosa di simile, insomma, ricordatevi di aggiungere il sito alla whitelist o di disattivare il plugin stesso; la pena potrebbe essere molto più grande di quello che ci si potrebbe aspettare, con anni di feed persi in seguito ad un ban.
In maniera scollegata dai nuovi termini di servizio Youtube si sta preparando ad un nuovo restyling che andrà a modificare l’user experience per gli utenti desktop e mobile. L’azienda, al fine di rendere l’aspetto del sito più pulito e minimalista, sta distribuendo una nuova versione dell’interfaccia.
L’homepage, ad esempio, conterrà un minor numero di video le cui dimensioni a schermo saranno aumentate; a migliorare saranno anche le anteprime dei video, stavolta di maggiore risoluzione e in grado di offrire più informazioni agli spettatori che avranno modo di valutare meglio un filmato prima di aprirlo. L’icona dei canali youtube sarà mostrata con maggiore chiarezza, al fine di rendere questi ultimi più individuali.
Oltre al nuovo design, The Verge ha anche confermato la presenza di una serie di nuove funzioni all’interno delle versioni mobile e desktop. La versione desktop, per inciso, permetterà agli utenti di mettere in coda i filmati mentre se ne sta guardando uno e di conservare il tutto in memoria attraverso il salvataggio nella sezione “guarda più tardi”. Arriverà anche su Desktop la possibilità per gli utenti di bloccare i suggerimenti di contenuti creati da canali non graditi, esattamente come è possibile fare da tempo all’interno della versione mobile.
L’ultima grande novità per la versione desktop del sito è rappresentata dalla personalizzazione della propria homepage: dopo concessioni Youtube ha finalmente deciso di rendere l’homepage di ogni account completamente personalizzabile; l’utente avrà la possibilità di selezionare i propri argomenti preferiti e di posizionarli secondo ordini d’importanza personali; un passo in avanti quasi banale ma estremamente apprezzabile per un sito con una mole simile di contenuti.
This post was published on 13 Novembre 2019 15:18
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