Conservare le informazioni è una pratica di estrema importanza che avviene ,reiterata, sin da quando l’informatica stessa esiste. Per nostra fortuna l’avanzamento tecnologico ha trasformato quelli che una volta erano hard disk in incubi post-moderni consegnandoci, al posto di blocchi di metallo grandi come frigoriferi, dei più pratici oggetti che si possono tranquillamente tenere in mano.
I più appassionati di futuro puntano più in alto: la conservazione della mente e delle informazioni dentro di essa.
Nectome sembra aver raggiunto buoni risultati in tale branca con un piccolo problema: il processo che utilizza per conservare una mente ha una fatalità del 100%.
La protagonista di questa vicenda è una startup americana che si presenta al pubblico con una missione piuttosto interessante: preservare un cervello con una tale qualità da mantenere i ricordi e le informazioni al suo interno intatti.
Nectome attraverso un processo chiamato vetrificazione (per la precisione si tratta di criopreservazione stabilizzata con aldeide) afferma di poter bloccare la degradazione del connettoma, cioè della mappa delle connessioni neurali da cui è composto il cervello umano.
Questo permetterebbe alle informazioni contenute all’interno della nostra mente di rimanere intatte nel corso degli anni. L’operazione è così avanzata da poter conservare la totalità dei ricordi: dalle sensazioni di caldo e freddo all’emozione di un tramonto. Tutto questo infine potrà essere trasferito in forma digitale all’interno di file o supporti esterni.
La prima parte del processo sembra essere per ora quella più vicina alla realtà dei fatti: la startup lavorando in collaborazione con Edward Boyden, neuroscienziato del MIT specializzato in crioconservazione, è riuscita ad ottenere ottimi risultati con il cervello di un coniglio conservandone la totalità del connettoma sino al punto di poter osservare ogni singola cellula con un microscopio elettronico.
La seconda, per ora, presenta ancora numerose perplessità perché non esistono le tecnologie adatte per trasportare le informazioni contenute all’interno del cervello nel mondo digitale.
Il cervello, per poter essere vetrificato correttamente, deve essere ottenuto nei momenti appena successivi alla morte in modo da non subire alterazioni che potrebbero danneggiare il risultato finale.
Il processo in sostanza è, anche secondo il fondatore della startup Robert Mcintyre, fatale nel 100% dei casi.
Il servizio della startup per il momento è ancora lontano dall’essere realmente funzionale e completo ma è possibile prenotare il proprio posto in una waiting list per la modica cifra di 10.000$. Così facendo ci si assicura che, con l’approvazione del povero malcapitato, un cervello raggiungerà il futuro senza che il suo contenuto vada perso per sempre.
La waiting list per il momento contiene oltre 25 persone; tra queste è presente il presidente dell’Y Combinator Sam Altman, 32enne della silicon valley che ha scommesso 10.000 dollari per poter sperimentare l’esperienza di sentire la propria mente parte di un cloud in un eventuale futuro.
Ovviamente sarà possibile richiedere indietro l’importante cifra nel caso si cambiasse idea al riguardo.
Nectome insomma sembra avere davanti a se la strada spianata da due fattori: la presenza in America di legislazioni che rendono legale l’eutanasia (come ad esempio la California) e l’aver vinto un bando federale da un milione di dollari.
Il loro sito propone una tabella di marcia per quanto riguarda l’evoluzione del progetto: entro il 2020 il processo prima utilizzato soltanto sugli animali potrà essere utilizzato sugli esseri umani con la certezza del funzionamento, entro il 2021 sarà possibile estrarre informazioni digitali partendo da informazioni cerebrali e dopo il 2024 sarà possibile avere a che fare con network che presenta al loro interno queste versioni digitalizzate dei cervelli.
L’approccio innovativo di Nectome rispetto alle idee di aziende storiche come Alcor Life Extension Foundation sembra essere il primo vero passo in avanti nel campo della crioconservazione.
Il presidente della Brain Preservation Foundation Kennet Hayworth ha dichiarato a MIT Technology Review “una mappa del connetoma potrebbe essere la base per la ricostruzione della coscienza umana; non ci sono previsioni sul poter riportare in vita un tessuto ben mantenuto (la crioconservazione di Alcor Life Extension Foundation segue questo principio). È invece più plausibile l’idea di riottenere le informazioni contenute all’interno del cervello partendo da dati strutturali e dettagli molecolari. Un cervello morto è come un computer spento, pur non funzionando contiene dei dati. ”
Scientificamente parlando è la complessità del connettoma a spaventare gli scienziati. Un singolo nervo può avere fino a 8000 connessioni diverse e il cervello contiene miliardi di queste cellule. Calcolare le connessioni in un millimetro quadrato di cervello è, per il momento, ancora un compito troppo arduo. Per questo le speranze sono riposte nel futuro e nella potenza di calcolo che un giorno sarà disponibile.
Ken Hayworth ha infine dichiarato che, in caso di malattia terminale, preferirebbe venir eutanasizzato per poi veder il proprio cervello vitrificato piuttosto che scegliere un’ altra via.
Il futuro che Raymond Kurzweil immaginava nei suoi libri sta lentamente prendendo forma, film come Trascendence o videogiochi come il primo e immortale Deus Ex rischiano di diventare la nostra quotidianità.
Che bella cosa il futuro.
This post was published on 17 Marzo 2018 10:00
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