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Occhiali Bose AR: un approccio più sonoro alla realtà aumentata

Con gli occhiali Bose AR, l’azienda leader nel settore audio è entrata di diritto nel campo della realtà aumentata, un ambito emergente dell’elettronica di consumo.

A differenza degli smart glasses più tradizionali (siamo già al punto di poterli chiamare tradizionali?), la soluzione Bose adotta un approccio differente, basato sul sonoro.

Mentre le altre proposte per l’augmented reality sono rivolte quasi esclusivamente ai nostri occhi, i Bose AR sussurrano discretamente nelle nostre orecchie.

Uno speciale sistema sonoro è stato integrato nelle aste degli occhiali: una soluzione più comoda e meno socialmente isolante rispetto ai comuni auricolari.

Smart glasses che sembrano occhiali da vista

Bose AR non proietta del testo su uno schermo LCD, come gli accantonati Google Glass, o direttamente sulla retina, come gli innovativi occhiali Intel Vaunt.

Il prototipo realizzato dal colosso statunitense dei sistemi audio è stato studiato per essere molto più subtle e non awkward. In questo caso viene seguito il trend rilanciato dalla stessa Intel, mentre alcuni hanno proseguito sulla via dell’aspetto cibernetico di Google Glass.

Toshiba, ad esempio, di recente ha presentato i propri smart glasses dynaEdge AR, che sono l’esatto opposto della discrezione e dell’eleganza. C’è da dire che i dynaEdge sono destinati al mercato business e non consumer, anche a causa del prezzo esoso.

Gli occhiali Bose, invece, sembrano normali occhiali da vista, ma parlano!

Grazie ai sensori interni e a quelli del nostro smartphone, i Bose AR sanno sempre cosa stiamo guardando, e ci comunicano all’orecchio le informazioni rilevanti.
Collegandosi al cellulare via BlueTooth, inoltre, questi occhiali diventano un potente strumento per il turismo intelligente, l’intrattenimento e la vita quotidiana.

Cosa fanno gli occhiali Bose AR?

Naturalmente Bose non poteva distaccarsi troppo dal comparto audio. Con un semplice movimento della testa potremo scegliere la playlist che desideriamo ascoltare, ad esempio.

Entrando in palestra, in metro, in pullman o nel luogo di lavoro, Bose AR passerà automaticamente alle impostazioni precedentemente selezionate. Ma non è tutto.
Potremo impostare playlist specifiche per il lavoro, gli spostamenti, la palestra eccetera, e quelle si avvieranno da sole quando il nostro segnale GPS si avvicinerà a quelle coordinate.

John Gordon, vicepresidente della divisione Consumer Electronics di Bose, ha espresso chiaramente la sua idea in merito agli innovativi occhiali per la realtà aumentata.

[Bose AR] inserisce audio nei tuoi dintorni, non immagini digitali, così puoi concentrarti sul fantastico mondo attorno a te, e non su un minuscolo display.
[Bose AR] sa da che lato stai guardando, e può connettere istantaneamente quel posto e quel momento con infinite possibilità per i viaggi, l’apprendimento, la musica e altro ancora. E può essere abbinato a prodotti e applicazioni che già usiamo e amiamo, rimuovendo alcuni dei più grandi ostacoli alla diffusione della realtà aumentata.

Entriamo però nei dettagli più juicy

Basterà guardare un edificio e toccare leggermente un lato degli occhiali, per ascoltare un paio di frasi descrittive su ciò che stiamo guardando e su quel che c’è dentro.

Niente più ingombranti audioguide nei musei?

Questi occhiali sono manna dal cielo per il settore turistico e culturale. Potranno ad esempio simulare il sonoro di eventi storici accaduti in un determinato luogo.

Sarà possibile guardare un monumento o un’opera d’arte in un museo e ascoltarne una breve descrizione, che potremo approfondire con un semplice gesto.

Oltre a questo, i Bose AR saranno in grado di fornirci indicazioni stradali, recensioni su locali e ristoranti, e tutto quello a cui riuscirà ad arriverà la fantasia degli sviluppatori.

Sì, ma come funzionano gli occhiali Bose AR?

No, non dovremo gesticolare come alieni sotto l’effetto di sostanze discutibili.

Tutto l’hardware di Bose AR è contenuto nell’asta

I Bose AR potranno ricevere le nostre istruzioni tramite i movimenti della testa, oppure potremo usare un tocco sulle aste, o ancora più semplicemente basteranno i comandi vocali.

Oltre a sfruttare l’hardware di bordo, questi smart glasses si connettono tramite BlueTooth al nostro smartphone e ai BlueTooth Beacon. Esatto, i Bose AR possono interfacciarsi anche con l’Internet delle cose.

Il futuro degli occhiali Bose AR sembra roseo

Attualmente Bose sta collaborando con il MIT Media Lab, il NYU Future Reality LAB e numerose aziende di spicco, come TripAdvisor, Yelp e Strava, per ampliare le possibili applicazioni degli smart glasses basati sul sonoro.

Il colosso statunitense del settore audio si contraddistingue da sempre per l’attenzione rivolta all’innovazione. Anche in questo caso non è stato da meno.

Bose, infatti, offre cinquanta milioni di dollari, che saranno investiti nelle start-up che svilupperanno applicazioni, servizi e tecnologie dedicate agli occhiali Bose AR.

 

Voi acquistereste degli smart glasses basati sul sonoro?
Quali utilizzi andreste a farne?
Fatecelo sapere nei commenti!

 

This post was published on 13 Marzo 2018 15:00

Pierluigi Michetti

Pierluigi è un abruzzese di 33 anni, cittadino d'Europa e appassionato non soltanto di tutto ciò che sia vagamente fantasy, ma anche di mitologia, rievocazione storica e rasatura tradizionale. Cresciuto a pane, olio d'oliva, videogame di ruolo, letteratura fantasy, lezioni di pianoforte ed heavy metal, studia Scienze Politiche, prima, Pubblicità e Marketing, poi, e a metà della storia si ritrova a fare il copywriter e il redattore. Dopo aver adorato D&D 3.5, Sine Requie, Il Richiamo di Cthulhu e altri titoli meno celebri, si ritrova quasi per caso a sfogliare il PHB e la DMG di D&D 5E, e lì viene risucchiato in un vortice dimensionale senza via di scampo. Dopo aver giocato il Guerriero / Chierico per una dozzina d'anni, attualmente si diverte con un Barbaro in una campagna, fa il DM in una seconda, e gioca (male) un Warlock Legale-Malvagio in una terza, sempre con lo stesso gruppo. In tenera età, armato di un Amiga Commodore 64 e un SEGA Master System II Plus, inizia a esplorare il multiverso videoludico; la vera passione, però, sboccia soltanto con l'arrivo di un Pentium 1 133 MHz. I titoli amati, in ordine sparso: da Age of Empires a Earthsiege 2, da Earth 2140 a Carmageddon, e poi SimCity, SimCopter, i simulatori di volo, Populous, Black & White, Monkey Island, Wolfenstein, BloodRayne, Planescape: Torment, i Baldur's Gate (inclusi i Dark Alliance), Dark Forces, senza dimenticare Ultima Online, World of Warcraft, i due Knights of the Old Republic (giocati più volte di quel che il pudore mi consente di ammettere), Star Wars the Old Republic, i vari Max Payne, i Vampire the Masquerade: Redemption e Bloodlines, Kingdom Come: Deliverance e naturalmente la saga di The Witcher, quella di Dragon Age, i vari The Elder Scrolls (incluso l'Online) e soprattutto quella di Mass Effect, di cui è perdutamente innamorato. Dopo una primissima adolescenza trascorsa in compagnia dei romanzi di Tom Clancy e Bukowski, spicca il volo con gli autori canonici, tra cui Tolkien, G. R. R. Martin, J. K. Rowling, Weis - Hickman, Terry Pratchett, Stephen King, Gemmell, Howard e -in parte- Terry Brooks; attualmente adora la prosa di H. P. Lovecraft ma non tanto la sua poesia, divora Luk'janenko, Sapkowski, Karpyshyn, Zahn e tutto l'Universo Espanso di Star Wars.

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