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Youtubers Union – come imparai ad affrontare l’adpocalypse

La piattaforma di Youtube sta attraversando un periodo molto particolare della sua esistenza. I creator si sono trovati davanti a situazioni di terrore puro dovendo affrontare la demonetizzazione dei loro contenuti da un giorno all’altro, flaggati come inappropriati da un bot che sembra non aver capito davvero come funziona il mondo dell’intrattenimento video.

Una vera e propria Adpocalypse (Advertisement Apocalypse, apocalisse pubblicitaria per i non avvezzi alla lingua di albione) si sta tutt’ora abbattendo sulla piattaforma facendo giungere ai ripari tutti i creator che hanno deciso di cercare una soluzione che non implichi la fuga dalla piattaforma.

Andiamo con ordine.

La storia.

Adpocalypse è un termine relativamente nuovo che nasce durante il 2017 per colpa dell’abbandono degli investitori nei confronti delle pubblicità sulla piattaforma Youtube.
La fuga degli investitori è dovuta alla presenza delle loro pubblicità prima o durante la riproduzione di video giudicabili come controversi.

Un primo vagito di Adpocalypse viene dato dallo youtuber Pewdiepie nel corso del Febbraio 2017. Egli pubblica online un video dove, sperimentando la piattaforma Fiverr, fa scrivere su di un cartellone “Death to all jews” aizzando le ire del pubblico e della stampa e facendo iniziare a quest’ultima un vero e proprio discorso critico nei confronti della qualità dei contenuti presenti sulla piattaforma di streaming.

Il primo caso di fuga degli investitori è da ricercarsi in seguito al video “Chief Keef dancing to Alabama Nigger” che, con i suoi contenuti opinabili, portò brand come Coca Cola, Dr Pepper e Johnson & Johnson a eliminare i loro contenuti pubblicitari su Youtube.

Nel Maggio 2017 la modella americana Kendall jenner fu protagonista di uno spot della Pepsi che causò una grande protesta a causa dei contenuti. Questi furono considerati poco rispettosi e di cattivo gusto: lo spot incriminato aveva per protagonista una Pepsi offerta da Kendall Jenner, in grado di risanare gli alterchi tra poliziotti e i rivoltosi andando a minimizzare l’importanza stessa della protesta e la violenza che avviene durante le proteste reali.

Questo spot venne a più riprese demonizzato dal pubblico andando a generare un secondo esodo di investitori che, da questo momento in poi, decidono di limitare o eliminare del tutto la presenza delle loro pubblicità sulla piattaforma.

Youtube, per correre ai ripari, nel corso di questa prima metà dell’anno decise di utilizzare un algoritmo in grado di determinare il contenuto dei video e di decidere se il contenuto fosse monetizzabile per gli investitori o meno.
Viene alla ribalta il termine Adpocalypse.

L’algoritmo si dimostra, fin da subito, imperfetto sbagliando la categorizzazione di numerosi video. Esso basa i suoi calcoli su fattori come: le parole utilizzate all’interno delle descrizioni, i titoli, del contenuto audio e del contenuto video ma non è capace di distinguere (come poi verrà portato in esempio successivamente) le frasi “This is the naked truth” e “This is the naked butt”, flaggandole entrambe come non monetizzabili.

Le linee guida (inserite qui al fine di chiarire le idee per il paragrafo successivo) sono infatti piuttosto vaghe e definiscono non-monetizzabili le seguenti cose:

  • Argomenti controversi ed eventi sensibili: i video che mostrano o trattano argomenti o eventi sensibili compresi, a titolo esemplificativo, guerre, conflitti politici, terrorismo o estremismo, morti o tragedie e abusi sessuali, anche in assenza di immagini esplicite, di solito non sono adatti per la pubblicità.
  • Droghe e sostanze o prodotti pericolosi: i video che promuovono o mostrano la vendita, il consumo o l’abuso di droghe illegali, droghe o sostanze regolamentate o altri prodotti pericolosi non sono adatti per la pubblicità. I video che trattano di droghe o sostanze pericolose a scopo educativo, documentaristico e artistico sono generalmente adatti per la pubblicità, a condizione che l’uso di droghe o l’abuso di sostanze non sia esplicito e non venga esaltato.
  • Azioni dannose o pericolose: i video che promuovono azioni dannose o pericolose che comportano seri danni fisici, emotivi o psicologici non sono adatti per la pubblicità. Alcuni esempi includono video che mostrano trattamenti chirurgici o cosmetici dolorosi o invasivi oppure scherzi contenenti molestie sessuali o umiliazioni.
  • Contenuti che incitano all’odio: i video che promuovono la discriminazione, screditano o umiliano una persona o un gruppo di persone per motivi legati a etnia, origine etnica, nazionalità, religione, disabilità, età, stato di veterano, orientamento sessuale, identità di genere o altre caratteristiche associate a discriminazione o emarginazione sistematica non sono adatti per la pubblicità. I contenuti satirici o umoristici potrebbero non rientrare in questa casistica, anche se dichiarare l’intento umoristico del video potrebbe non essere sufficiente e i video in questione potrebbero comunque non essere adatti per la pubblicità.
  • Linguaggio inappropriato: i video nei quali viene utilizzato spesso un linguaggio volgare o blasfemo potrebbero non essere adatti per la pubblicità. L’uso occasionale di un linguaggio volgare non è necessariamente motivo per considerare il tuo video non adatto per la pubblicità, ma il contesto è determinante.
  • Uso inappropriato di personaggi amati dalle famiglie: i video che mostrano contenuti o personaggi amati dalle famiglie, che si tratti di live action o di animazioni classiche, associati ad azioni violente, a sfondo sessuale, spregevoli o comunque inappropriate, anche se a scopo umoristico o satirico, non sono adatti per la pubblicità.
  • Contenuti provocatori e umilianti: i video che presentano contenuti gratuitamente provocatori, offensivi o umilianti potrebbero non essere adatti per la pubblicità. Ad esempio, un video in cui si ridicolizza o si insulta una persona o un gruppo di persone potrebbe non essere adatto per la pubblicità.
  • Contenuti sessualmente allusivi: contenuti con una forte connotazione sessuale, ad esempio video in cui l’attenzione è concentrata su nudità, parti del corpo o simulazione di atti sessuali, non sono adatti per la pubblicità. Video in cui sono presenti sex toy, articoli erotici o dialoghi espliciti sul sesso potrebbero non essere adatti per la pubblicità; sono ammesse delle eccezioni, seppur limitate, in caso di video finalizzati all’educazione sessuale che non presentino immagini esplicite.
  • Violenza: i video in cui l’attenzione è concentrata su sangue, violenza o lesioni, senza un adeguato contesto aggiuntivo, non sono adatti per la pubblicità. La violenza nel corso di un normale gameplay è generalmente accettata dagli inserzionisti, ma non nel caso di scene incentrate sulla violenza gratuita. Se mostri contenuti violenti in un notiziario o in un video con finalità educative, artistiche o documentaristiche, il contesto aggiuntivo fa la differenza.

Se i seguenti casi descrivono una parte qualsiasi del tuo video o dei relativi metadati, tra cui il titolo, la miniatura o i tag, il video in questione potrebbe non essere adatto per la pubblicità.

 

Da questo momento in poi, grazie anche alle uscite poco felici di personalità importanti del media come Pewdiepie o Logan Paul, l’adpocalypse non fà che inasprirsi e si abbatte con violenza su una enorme moltitudine di canali diversi per dimensioni e contenuti andando a minacciare pericolosamente Youtube come loro principale (o unica) fonte d guadagno.

I canali medio-piccoli, incapaci di sostenersi con i loro sforzi a causa dell’algoritmo che non offre chiare linee guida su cosa viene demonetizzato, iniziano ad appoggiarsi piattaforme alternative come Patreon vedendo il lavoro di mesi e mesi, se non anni diventare inutile.

I creator non ci stanno.

Il comportamento dell’algoritmo ha ovviamente indispettito numerose personalità del mondo youtube provocando malcontenti e addirittura migrazioni verso altri servizi di streaming o verso altri social network; c’è chi però ha deciso di reagire e di tentare di trovare la soluzione all’annoso problema.

Questa persona risponde al nome di Jörg Sprave, founder del canale youtube The Slingshot Channel (2 milioni di iscritti a Marzo 2018). Egli, tramite un video annuncia la sua intenzione di provare a cambiare youtube dall’interno parlando pubblicamente dell’adpocalypse come un grande problema relativo al lavoro che gli esegue full-time, quello di creatore di contenuti.

The Slingshot Channel in tutto il suo splendore

Per riuscire in questa missione però Jörg ha bisogno di far sentire la sua voce e quella di chi, come lui, si ritrova scontentato dal rapporto tra piattaforma/creator. Per questo ha creato un gruppo facebook chiamato The Youtubers Union che fungerà da vero e proprio sindacato per i diritti dei creator sulla piattaforma Youtube.

Il video qui sopra citato è funge da manifesto e rappresenta, in modo chiaro ed abbastanza immediato, il perché sia necessaria la creazione di tale associazione e di quali siano gli obbiettivi da raggiungere:

  • Riportare la monetizzazione nei piccoli canali.
  • Riportare il controllo dei video e dei loro contenuti nelle mani di esseri umani.
  • Comunicazione diretta con chi si occupa delle controllo contenuti.
  • Rimuovere del tutto il concetto di demonetizzazione.
  • Riportare l’uguaglianza tra i creators, senza l’esistenza di preferenze.
  • Riscrivere le linee guida per i contenuti idonei per inserzionisti con esempi.

Jörg, nella seconda metà del video, riporta le risposte ad alcune delle domande più prevedibili che è possibile fare riguardo l’argomento come:

  • Perché ci sia bisogno di rispetto reciproco quando tra piattaforma e creators c’è un rapporto di partnership.
  • Perché rimanere su youtube sia anche una questione di amore verso il lavoro svolto finora e sulla non sostenibilità del lavoro di creator sulle altre piattaforme.
  • Perché c’è bisogno di correggere/modificare l’algoritmo che finisce per danneggiare sempre più spesso canali non offensivi e non pericolosi.
  • Perché c’è bisogno di trovare una corretta stesura delle linee guida per permettere agli inserzionisti di mirare correttamente al loro target di riferimento.
  • Perché l’algoritmo non è ancora affidabile nonostante l’anno di rodaggio fatto ed i danni da essa effettuati finora si sentiranno ancora per molto tempo.
  • Come la vastità dei canali affetta da demonetizzazione sia molto più grande della semplice area riguardante le armi
  • Perché è ingiusto che i creator si cerchino da soli gli sponsor quando loro dovrebbero essere pagati solo per creare contenuti con cui portare visualizzazioni sulla piattaforma.

Il video viene lasciato agli utenti con una due importanti raccomandazioni: quella di iscriversi al gruppo facebook The Youtubers Union e quella di ripostare il video per far sì che la sua eventuale censura diventi più difficile da eseguire per youtube e la sua intelligenza artificiale.

Cosa significa tutto questo?

Il passo avanti fatto da Jörg Sprave è storicamente molto importante perché rappresenta la prima presa di coscienza ed il primo vagito di rivolta mossa da uno youtuber dai numeri importanti, uno youtuber che chiede ai suoi affini di allinearsi e di allearsi al fine di un futuro lavorativo migliore ed uguale per tutti, creator grandi e piccini.

È da notare come il gruppo, nelle dodici ore in cui il video è circolato ha raggiunto la cifra ragguardevole di oltre 6000 utenti tra youtuber grandi e piccini in cui si discute al fine di trovare una metodologia di comunicazione con i piani alti della piattaforma.

Alcuni sperano che figure leader come Pewdiepie si aggiungano al movimento per dare credito al disagio vissuto dai lavoratori dell’intrattenimento online, altri raccontano la loro esperienza con la demonetizzazione che ha negativamente influenzato i guadagni e più banalmente il loro stile di vita.

È probabile che questo sia soltanto l’inizio di un’ ondata più grande;
Jörg Sprave appena lanciato la prima palla di neve giù dal picco di una montagna.
Ci sono possibilità che questa si trasformi in una vera e propria valanga.

This post was published on 3 Marzo 2018 14:10

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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